PIER SANTI MATTARELLA UN UOMO CHE AVEVA UN’ALTA CONCEZIONE DELLA VITA POLITICA

 

Giovedì 21 maggio 2015 alle ore 18,00, nella sala del Centro Studi Feliciano Rossitto, a Ragusa, si è tenuto l’incontro che ha ricordato Piersanti Mattarella nella ricorrenza degli ottant’anni dalla nascita. Il Presidente della Regione Siciliana assassinato il 6 gennaio del 1980 è stato ricordato dall’On. Rino La Placa, Presidente dell’Associazione ex Parlamentari dell’Assemblea Regionale Siciliana, che fu uno dei suoi più stretti collaboratori, dall’On. Nello Rosso che lo conobbe sin dal 1967 e dall’On. Francesco Girolamo Giuliana, anche egli stretto collaboratore dell’illustre uomo politico e deputato all’ARS per tre legislature.

All’incontro ha partecipato un folto pubblico, tra gli altri, l’On. Nello Dipasquale, e gli ex Parlamentari Concetto Scivoletto, Gianni Battaglia, Giovanni Franco Antoci, Alfredo Gurrieri, Franceco Aiello e numerosi esponenti della vita politica e culturale della provincia come il Segretario Provinciale della CGIL di Ragusa, Giovanni Avola, il Preside Salvatore Dipasquale, l’Avv. Giovanni Scarso, l’Avv. Gaetano Barone, il Dott. Giacomo Mastruzzo, il Regista e Attore Giorgio Sparacino, il Prof. Salvatore Licitra, il Dott. Giorgio Occhipinti, il Dott. Giambattista Veninata, il Preside Giorgio Flaccavento, la Signora Rina Giglio, vedova dell’On. Corrado Diquattro, il Regista e Attore Gianni Battaglia, il Segretario dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti di Siracusa e Ragusa, Orazio Carpino.

Aprendo i lavori, Giorgio Chessari, Presidente del Centro Studi Feliciano Rossitto, dopo aver ringraziato i relatori e tutti i presenti, ha detto che domenica 24 maggio Piersanti Mattarella avrebbe compiuto ottanta anni. Egli sarebbe stato tra di noi se il 6 gennaio del 1980 la sua vita non fosse stata stroncata nel pieno delle sue forze intellettuali. L’incontro rende omaggio ad un uomo che aveva un’alta concezione della funzione politica e di governo, che considerava come un doveroso servizio alla comunità e per migliorare le condizioni di vita della Sicilia e dell’Italia. Piersanti Mattarella è stata una grande personalità della vita politica e morale della nostra Regione, un Parlamentare e un uomo di governo che è stato apprezzato e stimato, non solo dagli amici di partito, ma anche dagli avversari.

Il primo relatore, On. Rino La Placa, ha svolto un approfondito ritratto del Presidente Mattarella con il quale egli ha avuto modo di collaborare: “Ho conosciuto “da vicino” Piersanti Mattarella, avendo avuto la ventura di incontrarlo alla fine degli Anni Sessanta e di far parte di un gruppo di giovani a lui vicino; mi reputo un “privilegiato” per aver avuto l’opportunità di formarmi, culturalmente e politicamente, alla Sua scuola.

Piersanti Mattarella è nella storia della Sicilia da martire, essendo stato fermato – nel pieno della sua vigoria – da mano assassina per la sua chiara ed onesta attività pubblica, politica e di governo. Desidero fortemente che, soprattutto, i giovani conoscano la sua esperienza umana e politica e ne comprendano l’impegno ed il programma politico, le idee innovative ed il coraggio nella concretezza dell’azione quotidiana.

Partendo dalla sua formazione occorre approfondire la sua qualificata presenza nell’ambito del cattolicesimo democratico, nel quale scelse come guida politica e morale Aldo Moro. Nel contempo, non bisogna sottacere il suo straordinario amore per la Sicilia dove, dopo una lunga permanenza a Roma per gli studi, decise di fissare la sua dimora familiare e di svolgere la sua attività professionale avviandosi all’impegno politico.

L’ispirazione autonomistica e la visione meridionalistica sono i dati destinatari del suo pensiero politico, che mise al servizio dell’autonomia regionale siciliana che si adoperò a collegare con le altre regioni del Sud al fine di sostenere con forza la centralità della questione meridionale nello sviluppo del Paese. Mattarella sostenne, altresì, l’opportunità di affrontare il “Problema Sicilia” con il più largo concorso di forze democratiche e realizzò la più larga maggioranza parlamentare in ARS coinvolgendo, per la prima volta, il PCI nella politica di solidarietà autonomistica. Elemento essenziale di questa politica fu la lotta alla mafia, da cui trasse sostegno e sviluppo l’impegno per rendere la pubblica amministrazione “impermeabile ad infiltrazioni di stampo mafioso o clientelare, anche mediante provvedimenti che avessero di mira la eliminazione di zone di parassitismo”. Mattarella – scrive A. Riccardi – resta “una sorgente a cui abbeverarsi”, ma dov’è la presenza dell’impostazione e dell’azione politica del Presidente Piersanti Mattarella nella Sicilia di oggi? Resta un dovere indicare i martiri della storia moderna, come Piersanti Mattarella, ai giovani di oggi affinché li conoscano bene e li assumano come modelli di buona politica”.

Nel suo intervento, il secondo relatore, l’On. Nello Rosso, ha caratterizzato icasticamente la personalità del Presidente assassinato: “Compostezza, signorilità, franchezza, senso del dovere e della legalità; sobrio, discreto, modesto, umile ma dalla grande intelligenza, sempre disposto al dialogo con tutte le forze politiche facevano di Piersanti Mattarella un Presidente della Regione combattente contro il malaffare e la mafia, che abbiamo il dovere di ricordare e di portare ad esempio alle giovani generazioni”.

Il terzo relatore, l’On. Francesco Girolamo Giuliana, si è soffermato ad illustrare, particolarmente, l’impegno competente e meticoloso del Presidente assassinato dalla mafia, quale Assessore Regionale al Bilancio. Giuliana ha sostenuto che l’esemplarità del lungo servizio di governo in quel ramo dell’Amministrazione costituì uno dei principali elementi della scelta operata dalle forze politiche in favore di Mattarella, Presidente della Regione. “Non fu certo la forza parlamentare della sua corrente, quella morotea, – ha aggiunto Giuliana – a portarlo a Palazzo d’Orleans”. L’On. Giuliana si è quindi intrattenuto a descrivere il profilo morale, la preparazione culturale e politica, l’onestà comportamentale di Piersanti Mattarella augurando che al più presto, sulla sua morte, si faccia verità e giustizia.

L’On. Giuseppe Campione, Presidente della Regione Siciliana nel biennio 1992-93, ha inviato un impegnato messaggio su Piersanti Mattarella, che è stato letto da Giorgio Sparacino: “Pier Santi, muore per mano di mafia, muore per una vita vissuta ricostruendo una cittadinanza fondata sui diritti senza dimenticare che assieme ai diritti ci fosse un intero mondo di doveri, come era scritto sul ritratto di Moro che dava senso compiuto, accanto al suo tavolo di lavorio, ad una presidenza intessuta di una volontà tenace di governare con le carte in regola.

La morte lo colse mentre il Signore rendeva lieta la sua giovinezza e quella di un intera nuova generazione di uomini in cammino.

Gli eventi che ha vissuto con partecipazione intensa, diciamo drammatica, dando a dramma il significato più lato, e come se accadessero tutti adesso, li porta ancora con se. Ci tornano davanti, in una ripetizione emotiva e razionale insieme. In un riaccadere cioè.

E tu sei questi avvenimenti…ne accumuli i segni, ne porti le cicatrici, Pier Santi.

La sua morte ci riporta ad una Palermo disvelata, sì Palermo, nella sua solare ambiguità, tra fascinose, monumentali, spettacolari opulenze, architetture dalla bellezza malata, contraddittori vicoli di una miseria dialogata, esibita, in progressivo degrado verso un fuori stellare, anche a forma di cappio, che sembra ovattare tutto questo insieme di insiemi in accidiosa indifferenza, in ostentata estraneità…oblio nella lunga giornata verso la notte. Estraneità, soprattutto…Anche il cardinale, eretto a paladino antimafia, poi in un affettuoso processo mitopoietico, aveva detto di sperare che almeno questo delitto non fosse di segno palermitano… Ma mi sono chiesto molte volte: Non era la Sicilia soprattutto a dover interrompere i circuiti della premodernità sanguinaria dei mafiosi, sempre in interessato gratificante condominio con i protagonisti regionali? Come immaginare, con buona pace del cardinale, che i responsabili andassero cercati altrove? Perché poi? I terroristi? Sarebbero stati in trasferta? Un big mafioso, leader della d.c. palermitana, dirà in seguito che i terroristi in Sicilia avrebbero sempre trovato pane per i loro denti… e aveva sicuramente ragione…E non era successo che addirittura un segretario regionale d.c., durante il sequestro Moro, si era adoperato perché l’intelligenza mafiosa agisse in qualche modo per ottenere modifiche di comportamento alla geometrica potenza delle b.r.?

Mattarella ucciso dalla mafia, per motivi di inquinamento, di connivenza, di cointeresse di una politica da sempre imperante.

Eppure Pier Santi non era che un artefice di azioni limpide, normali, abbiamo detto di un governo normale. Ma la normalità delle carte in regola non poteva che apparire per quel blocco storico sostanziato di mafia essenzialmente rivoluzionario e antisistema.

Aveva lavorato all’università, aveva diretto a Roma, alla gioventù di A.C., assieme ad altri, il movimento studenti dopo la cacciata, nel ‘54, da parte della Segreteria di Stato di Mario Rossi, un cattolico laico, un presidente che sembrava vivere in anticipazione del Concilio, sulle orme di Carretto e Lazzati, rimosso poi per una , diciamo così, capacità profetica sostanziata da una nuova coscienza ecclesiale, basti leggere, tra le molte altre la lucida testimonianza di Armando Rigobello, e il suo “La terra dei vivi”, le lettere,…e che poi fu sostituito dai cattolici di Gedda e della Roma anche allora andreottiana.

Pier Santi avvertiva il peso di dover operare in quel clima…Ne parlammo a lungo ad un campo scuola della gioventù nei boschi della Miraglia, parlammo dei limiti della chiesa istituzione e apparato, leggemmo assieme alcune lettere di Mario Rossi, capimmo in larga misura il senso delle dimissioni­ espulsione di una chiesa che dopo la sconfitta del ‘53 si accingeva a cavalcare nuove crociate…

 

Le stesse cose me le ripetè Pietro Scoppola, ad Erice e poi a casa sua. Ad Erice era stato invitato nel 79 dal Presidente Mattarella con altri studiosi per dibattere di crisi dei partiti, delle istituzioni e della politica, infine di sviluppo della politica di centro sinistra… Ai margini di quegli incontri ci fu spazio per riflessioni sulle nostre storie personali, e Scoppola mi disse su Pier Santi cose che io scrissi da Erice per il giornale di Messina, così come poi avrei scritto, quasi ogni anno, il 6 gennaio, anniversario della morte, per molti giornali italiani…cose che possiamo ritrovare anche nei lucidi bellissimi ricordi di Leopoldo Elia, e di Salvatore Butera. Non un eroe, Pier Santi, ma un politico, alla scuola di Moro, che, col suo governo era mosso dalla necessità di un lavoro capace di cambiare le cose, “di risvegliare doveri individuali e comportamenti dei singoli”. A partire dalla utilizzazione della specialità dell’autonomia non come retaggio di un sicilianismo greve, pericoloso e inquietante, ma come strumento per fare di più. Una stagione della speranza la sua, in sintonia con la poca politica esigente desiderosa di superare le angustie di una governabilità effimera e rituale e di riprendere in mano, scrollate di dosso le antiche sudditanze, il proprio destino. Un’utopia, sì un’utopia come verità prematura, come critica di ciò che è, come prefigurazione di ciò che dovrà esserci. La normalità del buon governo per ribaltare, con tutto il mezzogiorno, l’irredimibilità di comodo, sostegno di blocchi parassitari…Non sappiamo per conto di chi Piersanti muore ma sappiamo perché muore…per un bisogno di altro, di altrove, di un futuro desiderabile possibile.

Con Michele Perriera, poi con Sergio Mattarella, con Gianni Parisi, con Nino Buttitta, nell’Appello ai Siciliani, dopo le stragi del 92, avremmo scritto che come tanti altri poveri eroi morti ammazzati era stato ucciso da mano mafiosa perché voleva un destino gentile per la sua terra”.

 

Il Presidente Giorgio Chessari ha aperto il dibattito dando la parola a Orazio Carpino, il quale ha insistito sulla necessità di ricordare la memoria di Piersanti Mattarella e di quanti hanno combattuto contro la criminalità mafiosa e per la difesa delle istituzioni democratiche. Inoltre ha sollecitato il coinvolgimento in eventuali ulteriori iniziative dell’On. Avv. Carlo Giuliano, che come Vice Presidente del Governo regionale garantì la direzione della Regione Siciliana dopo l’efferato assassinio del Presidente Mattarella.

Infine, l’Avv. Giovanni Scarso, che come Dirigente provinciale della DC e funzionario dell’Amministrazione regionale dell’agricoltura, ha conosciuto il Presidente Mattarella, ha detto che egli è stato una delle più illustri vittime della mafia, un uomo di governo serio, onesto, e lungimirante, caduto nell’adempimento del proprio dovere, fedele ai suoi ideali di solidarietà, un cattolico democratico che rimane un esempio per quanti sono impegnati nella vita politica e sociale del nostro tempo.

 

Il Presidente ha rinnovato il più vivo ringraziamento ai Relatori, al Presidente Campione e tutti gli intervenuti. In considerazione delle sollecitazioni che sono venute dal dibattito per fare piena luce sui mandanti e sugli esecutori dell’omicidio del Presidente Mattarella, Giorgio Chessari ha manifestato il proposito del Centro Studi Feliciano Rossitto di organizzare in collaborazione con l’Associazione Regionale degli ex Parlamentari, l’Istituto Gramsci Siciliano ed altre istituzioni culturali, una riflessione storica sui tragici anni 70 e 80 che con obiettività e distacco, sviluppi una ricerca che possa approfondire la conoscenza di quel periodo della vita siciliana e nazionale. 

 

 

 

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