PIATTAFORMA VEGA: IL COMUNE DI MODICA E IL SUO TOTALE DISSENSO

Il Comune di Modica annuncia sin da ora la propria netta contrarietà all’installazione della piattaforma Vega B, per la quale è stata richiesta l’autorizzazione alla realizzazione di quattro pozzi e di due condotte sottomarine nel mare antistante le nostre coste. Il sindaco Antonino Buscema ha chiesto al Commissario straordinario della Provincia Regionale di Ragusa di convocare in tempi rapidissimi una tavolo tecnico con sindaci di Modica, Scicli e Pozzallo, dal momento che sia la Provincia sia i tre Comuni sono chiamati ad esprimere il proprio parere nella procedura di valutazione di Impatto Ambientale, per la quale il Ministero dell’Ambiente ha già comunicato la procedibilità dell’istanza. «È necessario che le istituzioni del nostro comprensorio concordino un’azione comune di contrasto all’iniziativa di raddoppio della piattaforma Vega, che peraltro sembra fare da battistrada alla costruzione di nuove piattaforme nel Canale di Sicilia, per le quali risultano già in corso le pratiche autorizzative. Ed è necessario che lo facciano sia nelle sedi nelle quali viene data formalmente ai nostri Enti la facoltà di esprimersi, sia attraverso un’azione di mobilitazione che deve sin da subito vederci in prima linea come classe politica, sensibilizzando il Ministero e la Regione (che dovrà esprimersi insieme a noi) rispetto al punto di vista del nostro territorio».

Queste le parole del sindaco Buscema, che ha aggiunto: «Dopo aver convintamente aderito all’appello lanciato da Greenpeace contro le perforazioni nel Canale di Sicilia, è arrivato il momento di sostenere con atti concreti la nostra posizione, che tocca due argomenti fondamentali per il nostro futuro. Il primo è senz’altro quello ambientale e riguarda sia la necessità per la politica di prediligere e incoraggiare il ricorso alle fonti rinnovabili, sia la necessità di proteggere l’ecosistema marino del Canale di Sicilia e delle nostre coste, per cui è arrivato il momento di istituire zone di protezione ecologica, siti di interesse comunitario e quant’altro sia utile a scongiurare definitivamente il rischio di queste aggressioni. E il secondo, che vi è strettamente connesso, è il tipo di sviluppo che immaginiamo per la Sicilia in generale e per questa Provincia in particolare: uno sviluppo che, se vogliamo davvero puntare al modello turistico, appare assolutamente incompatibile con lo sfruttamento petrolifero e verrebbe definitivamente compromesso da qualunque decisione dovesse autorizzarlo. Confido quindi che un immediato momento di confronto potrà consentirci di muoverci in tempo e seguendo i percorsi corretti, per impedire questo ulteriore tentativo di far prevalere le logiche economiche è ammesso che in questo caso ce ne siano, almeno per la nostra Isola e su quelle di uno sviluppo sostenibile».

 

 

 

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