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PIANO PAESISTICO: IL SINDACO DI RAGUSA AVVIA LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE
11 Ott 2010 14:10
Se il Consiglio comunale aperto sul Piano paesistico ha avuto un merito, è stato quello di chiarire pubblicamente la situazione: una situazione purtroppo già vista in provincia di Ragusa, ogni volta che si sia profilato all’orizzonte un intervento che limitasse o ponesse fine al far west urbanistico. Un far west tollerato o addirittura alimentato da una classe politica interessata, a volte connivente, e comunque spesso molto molto al di sotto delle esigenze di un territorio dalla grande storia e potenzialità. Protagonista stavolta è stato il sindaco di Ragusa che, palesemente, ha fatto capire che su questo argomento giocherà tutta o comunque buona parte della sua campagna elettorale.
La sua strategia è stata chiara fin dall’inizio:
1.Da una parte toni aggressivi, intimidatori e sfottenti rivolti agli ambientalisti. Affermazione della propria verità come verità assoluta. Evidentemente il sindaco mal sopporta che possa esistere qualcuno che abbia ed esprima idee diverse dalle sue. Va da sé che Legambiente non si lascerà intimidire nella sua azione che, va evidenziato, è puramente volontaria e dettata dalla speranza che non si faccia della nostra campagna quello che si è fatto (e si sta ancora facendo) della nostra fascia costiera, totalmente deturpata dal cemento. Si vadano a vedere certe aree della campagna modicana per capire a quale disastro porta un’espansione edilizia incontrollata e diffusa, e per che cosa e nell’interesse di chi si fanno certe varianti in zona agricola….
2.Dall’altra parte blandimento e toni terrorizzanti rivolti al mondo agricolo. Accuse al piano di mummificare il territorio e di bloccarne lo sviluppo. Accenti apocalittici sull’impossibilità dello sviluppo dell’agricoltura (in particolare della zootecnia) se passa questo piano. Inviti accesi a mobilitazioni, con toni da ‘sovversivismo delle classi dirigenti’. Accuse alla Sovrintendenza per una mancata concertazione che, invece, per quello che è a nostra conoscenza, c’è stata, e non sempre gli Enti l’hanno utilizzata (si veda ad esempio la Provincia, che ha partecipato
ad 1 riunione su 10 a cui è stata invitata).
Ma, paradossalmente, è stato proprio il principale collaboratore tecnico del sindaco che, nella sua relazione lo ha smentito e ne ha rivelato le (già note) reali motivazioni, quando ha evidenziato come principali problemi del Piano:
A. L’impossibilità di effettuare grandi impianti fotovoltaici a terra. Va evidenziato che questo è una forma di nuovo colonialismo che avanza, con grandi imprese del nord o straniere che investono, lasciando agli agricoltori ed al territorio le briciole ed i problemi e portandosi via ingenti guadagni. Per inciso il Comune non potrebbe incassare un centesimo dai grandi impianti fotovoltaici a terra in quanto le linee guida nazionali sugli impianti energetici da fonti rinnovabili hanno cancellato ogni compensazione monetaria.
B. La non possibilità di un’espansione edilizia della città di Ragusa, che evidentemente si vuole indefinita (la morte per l’agricoltura e per qualsiasi forma di turismo ambientale, l’unico in Italia in aumento).
C. L’impossibilità di effettuare la nuova devastante circonvallazione di Ibla nella Vallata S.Leonardo, spacciata come via di fuga.
Queste, non l’agricoltura, sono a nostro parere, le vere preoccupazioni del Sindaco (e di chi lo
appoggia e lo foraggia). Purtroppo per il Sindaco, le norme urbanistiche e i pareri del CGA vietano che si costruiscano in campagna residenze non al servizio dell’agricoltura, capannoni artigianali e
industriali. Così come è totalmente illegittima la linea seguita finora dal Comune di Ragusa, e che si vorrebbe continuare – facendo saltare il piano paesistico – di concedere l’edificazione di più edifici in zona agricola con un singola concessione senza variante al PRG (come ultimamente riaffermato dalla sentenza n. 5170 del 3 agosto 2010 del Consiglio di Stato). E’ ora che le zone agricole ritornino nella disponibilità esclusiva delle aziende agricole e che le attività improprie, come l’edilizia residenziale, le abbandonino per sempre.
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