Piano casa: a che punto siamo?

Mentre ci si accapiglia sul piano paesaggistico, tra nuvoli di proteste e ricorsi al Tar, tutto tace sul fronte piano casa. Il Sole24ore riporta alla luce la poca efficienza di un provvedimento presentato come una manna dal cielo per l’economia italiana, capace di far riscattare il comparto edile, uno dei più colpiti dalla crisi.

“A un anno e mezzo dalla firma dell’intesa stato-regioni – si legge in un articolo di Eleonora Della Ratta, Cristiano Dell’Oste e Michela Finizio – pochissime famiglie hanno utilizzato il piano casa per ingrandire le proprie abitazioni”. Un’indagine fotografa la tendenza: in generale si registrano poche richieste da parte dei privati: qualche decina di progetti per ingrandire le abitazioni e quasi nessun intervento di demolizione e ricostruzione.

In cifre, dal monitoraggio in 63 comuni capoluogo di provincia sono emerse meno di 2.700 istanze. In media, 42 per città, che diventano 20 se si escludono i centri in Veneto e Sardegna. La complessità delle normative – che consentono di derogare al piano regolatore, ma impongono il rispetto di vincoli e normative di settore – unita alle limitazioni dettate da regioni e comuni, ha finora disincentivato gli investimenti delle famiglie, rese ancora più caute dalla difficile situazione economica generale.

“Qualcosa, è evidente, non ha funzionato – denuncia il famoso quotidiano economico – innanzitutto il mosaico di leggi regionali e delibere comunali ha richiesto troppo tempo per essere completato. In Abruzzo il termine assegnato ai consigli comunali è scaduto solo prima delle ferie, mentre in Calabria – ultima a varare la legge – si è appena aperto. E in alcune città, come Ragusa o Siracusa, il comune ha da poco definito i criteri da seguire per avviare i lavori”. Il capoluogo ibleo detiene quindi un primato negativo. Ma quali sono veramente i fatti? Dal 4 agosto, data in cui il Consiglio Comunale ha recepito il provvedimento regionale  contenente le norme del piano casa (L.R. n. 6 del 23 marzo 2010), cosa è cambiato?

Dal comunicato stampa n. 485 (PIANO CASA – Presa d’atto del consiglio comunale) si apprende che “oltre al recepimento della normativa regionale sono state definite anche le procedure amministrative che permetteranno ai cittadini di potersi rivolgere agli uffici competenti per l’esecuzione di interventi edilizi rientranti nelle fattispecie previste dalla legge. La presa d’atto da parte del civico consesso e il completamento dell’iter burocratico danno da subito la possibilità ai cittadini di realizzare interventi edilizi in base a questa normativa”.

Eppure, dopo più di un mese, ancora si aspetta la formalizzazione di queste procedure amministrative. Nessuno, nemmeno gli uffici competenti, sanno bene in che consisteranno e perfino quando saranno protocollate. Un dato solo è certo: allo stato attuale nessuna pratica inerente al piano casa è stata presentata presso il Comune.

Un tale ritardo legislativo determina un blocco ancora maggiore del comparto edile ragusano poiché quei pochi cittadini che hanno la disposizione economica per intraprendere dei lavori di ristrutturazione sono fermi, in attesa di poter usufruire di una norma che da più di un anno si attende.

Purtroppo la lentezza burocratica sta, ancora una volta, danneggiando l’economia ragusana.

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