PER AFFRONTARE LA CONCORRENZA DEL MERCATO GLOBALE SI DEVE PUNTARE ALL’INNOVAZIONE

La Sicilia e la fascia trasformata iblea in particolare, gode di caratteristiche fìsiche naturali, di un’eredità storico culturale e della presenza di una comunità figlia di una società dedita tradizionalmente alle attività agricole, tali da determinare una naturale vocazionalità ed un insita qualità delle colture orticole. I risultati ottenuti in questi anni, sia in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi, in un’epoca di globalizzazione non sono sufficienti. Con l’apertura dei mercati nel 2010 il comparto orticolo si deve preparare ad affrontare la concorrenza del mercato globale, i produttori dovranno accogliere con determinazione le sfide cui saranno sottoposte a partire dal 2010 con l’area di libero scambio.  La vasta area attorno alle rive del mar Mediterraneo sarà nel 2010 un mercato di libero scambio nella quale uomini, beni e servizi potranno muoversi o spostarsi in libertà, verranno eliminati dazi e tasse per diversi prodotti facilitando l’ingresso di prodotti orticoli di scarsa qualità o contraffatti, provenienti da Cina, Tunisia, ecc… dove si produce a basso costo. In un’economia in crisi come la nostra il consumatore medio si indirizza verso l’acquisto di prodotti di bassa qualità al minor prezzo, l’obiettivo è quello di differenziare i nostri prodotti orticoli da quelli di altri competitor che offrono prodotti massificati a basso costo e nel contempo far sapere ai consumatori più attenti ed informati, che le produzioni dell’area trasformata iblea non solo sono qualitativamente elevate, ma anche sicure e sane. Bisogna rivolgersi ad un mercato di nicchia, capace di apprezzare un prodotto che si differenzia per la qualità e per l’origine territoriale. Lo scopo non deve essere, quindi, quello di fare concorrenza ai prodotti di massa provenienti dai paesi terzi, ma fare concorrenza ai prodotti di alta qualità provenienti dai Paesi più evoluti come l’Olanda, la Francia, la Spagna, ecc.. Bisogna puntare quindi su prodotti ottenuti con tecnologie innovative, presenti sul mercato tutto l’anno, seguendo l’esempio di alcune aziende agricole della fascia trasformata che già offrono durante tutto l’anno un prodotto di qualità standardizzata, ad esempio il pomodoro ciliegino ottenuto mediante tecniche di coltivazione fuori suolo. Ancora, si propone di puntare sul riconoscimento di prodotti a marchio  Dop o Igp a valenza comunitaria. Ad oggi sono ancora pochi i prodotti che hanno ottenuto riconoscimenti se consideriamo le peculiarità e le potenzialità del territorio ibleo. Il Ministero dovrebbe guidare questo processo, sostenendo iniziative volte a valorizzare la qualità delle produzioni, emanando decreti legge che diffondano marchi e disciplinari di produzione riconosciuti dall’Unione Europea. Il marchio “Sicilia Agricoltura”, ad esempio, ancora da riconoscere, merita di essere portato avanti, o ancora si potrebbe puntare su un marchio collettivo che dia al prodotto una garanzia di super qualità (es. ETICHETTA AZZURRA, OGM FREE, LOTTA INTEGRATA, ecc.) come già esiste per DOP e IGP in protezione transitoria. Questi riconoscimenti possono costituire una valida garanzia per il consumatore, che sa così di acquistare alimenti di qualità, che devono rispondere a determinati requisiti e sono prodotti nel rispetto di precisi disciplinari. Costituiscono, inoltre, una tutela anche per gli stessi produttori, nei confronti di eventuali imitazioni e della concorrenza sleale, riducendo così i disagi già evidenti che sono destinati ad aggravarsi con la globalizzazione del  2010, ormai alle porte. (Martina Celestre)

 

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