PASSAGGIO DI CONSEGNA NELLA FEDERAZIONE NAZIONALE I.S.A. MEDICI DIRIGENTI OSPEDALIERI

 

Martedi la Confederazione I.S.A. , ha incontrato i responsabili delle Federazioni della sanità Pubblica e Privata ivi compresi i referenti delle AIAS  aderenti alla I.S.A. Regione Sicilia.

La riunione programmatica, ha dato origine a nuove forme e nuovi sistemi di come  fare sindacato in campo nazionale, proprio in virtù di quanto riferito e asserito da ognuno dei partecipanti, i quali hanno certamente apportando un contributo che ha rimesso in giuoco la scommessa su come fare ripartire la macchina della Sanità a tutto tondo.

Argomento del giorno : Come evitare il fallimento degli ospedali?

Siccome le aziende ospedaliere non possono sospendere il funzionamento dei propri ospedali, né possono smettere di pagare gli stipendi ai propri dipendenti, né possono modificare i prezzi dei propri prodotti (stabiliti dall’esterno dai DRG), né aumentare la produzione (il numero di ricoveri: perché comunque l’acquirente pagherà al massimo il 5% in meno dell’anno precedente), per evitare il fallimento possono soltanto ridurre le spese.

Ovviamente è difficile poter ridurre le spese per la fornitura di energia elettrica, di gas, ed acqua, o quelle per gli immobili che ospitano gli ospedali.
Si risparmia pertanto sull’acquisto di farmaci e materiali di consumo, sulle attrezzature (sempre più difficili da acquistare ed aggiornare), sull’aggiornamento dei propri dipendenti.

Differenze tra una normale azienda ed un’azienda ospedaliera pubblica

Diversamente da qualunque azienda privata, la sanità pubblica non può scegliere i propri acquirenti, né quali articoli produrre e commercializzare.
Un ospedale pubblico non può rifiutarsi di curare qualcuno, non può chiudere servizi e reparti costosi e poco remunerativi (ad esempio i servizi di pronto soccorso, o le lungodegenze), e non può nemmeno aumentare le prestazioni richieste e meglio remunerate (ogni anno i finanziamenti sono sempre e comunque inferiori a quelli dell’anno precedente).
Vengono imposti dei tempi massimi per l’erogazione delle prestazioni ambulatoriali, senza fornire le risorse umane ed economiche necessarie. Il personale viene pertanto dirottato da funzioni tipiche di un ospedale (come la chirurgia, i trattamenti laser, ecc.) ad impieghi tipici di una struttura ambulatoriale di basso livello con grande spreco di risorse umane, strumentali, e di competenze.

Mentre per le aziende commerciali la produzione viene modulata in base alla richiesta dei beni sui mercati, nelle aziende ospedaliere le prestazioni non possono aumentare, per dei tetti imposti sui rimborsi agli ospedali.
Inoltre mentre nelle aziende viene premiato chi produce meglio, ed a minor prezzo, nel campo della sanità spesso non sono chiari i criteri con cui viene attribuita ad una struttura piuttosto che ad un’altra una parte del mercato:
Perché nell’ospedale pubblico in cui lavoriamo molti di noi, impediscono di eseguire più interventi chirurgici?
Consentirebbero di ridurre le liste di attesa, di migliorare il bilancio di reparto con un aumento del numero di DRG pagati all’ospedale, di ridurre i costi di ogni intervento perché le apparecchiature verrebbero ammortizzate su un maggior numero di interventi? Quando proponiamo questa domanda ci viene risposto che c’è la necessità di ridurre le spese.
Chi e perché allora consente a strutture private di continuare ad eseguire gli stessi interventi (certamente a costi superiori) a carico del sistema sanitario nazionale? Un argomento che rimane ancora per molti di noi piuttosto oscuro.

Diversamente da qualunque azienda in qualunque settore, le aziende ospedaliere non possono assumere personale (i concorsi sono bloccati da anni per disposizioni nazionali).
Gran parte del personale che lavora negli ospedali, intrattiene dei rapporti piuttosto anomali.
Alcuni sono medici in corso di specializzazione che “frequentano” l’ospedale per sviluppare le proprie esperienze professionali.
Altri sono frequentatori volontari non pagati che lavorano gratis per mantenere vive le proprie conoscenze e la propria pratica, in attesa di un possibile futuro impiego.
Molti lavorano come consulenti liberi professionisti, che fatturano all’azienda ogni mese le prestazioni erogate, e che spesso hanno dei contratti non vincolanti, di pochi mesi, che devono continuamente essere rinnovati.
In queste condizioni, un ospedale può ottenere dei modesti risparmi economici nel breve periodo, ma non può fare affidamento, né investire nel tempo, sul proprio personale.

Infine, le procedure necessarie all’acquisto di beni ed attrezzature sono terribilmente lunghe e complicate, e la loro approvazione spesso non è direttamente in relazione con i benefici per la salute ed per il bilancio che ne conseguono.

Crediamo quindi che una completa assimilazione tra aziende ospedaliere ed aziende private funzioni male quando i beni da produrre e vendere coinvolgono la salute delle persone.
Talvolta le regole ed i principi dell’economia di mercato, mal si adattano alla tutela degli interessi dei cittadini.Queste regole sono utilizzabili per operare risparmi e migliorare l’efficienza dei servizi, ma non devono pregiudicare il tipo, la qualità, e la sicurezza delle prestazioni fornite ai pazienti.

A conclusione dei lavori, si è proceduto al passaggio di consegne della federazione Nazionale I.S.A. Medici Dirigenti Ospedalieri della Sanità Pubblica in fase commissariale, assegnando il ruolo   di Segretario Nazionale al Dott. Pino Campione al quale l’uscente Dott. Pietro Ferrara ha consegnato il testimone, poiché  lo stesso è stato cooptato dalla Confederazione all’interno del proprio staff, affidandogli il ruolo di Responsabile delle Politiche Sociali  e Previdenziali.                                                                                                               

 

 

 

   
   

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it