È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
PARADOSSI
05 Lug 2013 19:07
Per restare in tema di paradossi (vedi mia rubrica del venerdì di ieri) una lettura utile può essere quella del volumetto di Michael Clark I paradossi dalla A alla Z, che raccoglie alcuni fra i principali rompicapo logici aprendo proprio con lo zenoniano Achille e la tartaruga.
I paradossi, e la loro particolare declinazione kantiana delle antinomie, rappresentano una sorta di epifenomeno della presenza di alcuni nodi logici sensibili nel pensiero occidentale: l’autoreferenzialità di alcune proposizioni, la doppia natura del linguaggio (che può farsi oggetto ma essere anche metalinguaggio), la ricorsività (ovvero la possibilità di applicare una qualsiasi funzione al risultato di una sua precedente applicazione), l’infinito (o l’infinitesimo).
Uno dei paradossi più ingombranti, proprio per le implicazioni culturali che genera, è quello temporale: viaggiare indietro nel tempo porta ad una condizione paralizzante, dal momento che è dunque possibile tornare a tutto ciò che ha preparato la catena di eventi che si conclude proprio con il mio viaggio nel tempo, avendo la possibilità di modificare quella catena. Per non dire del fatto che tornare, ad esempio, agli istanti precedenti al proprio concepimento, impedendo ai propri genitori di accoppiarsi, dovrebbe sortire come effetto la propria non-nascita, e così via.
Una tale problematica materia è trattata egregiamente dal seriale di Ritorno al futuro, di Robert Zemeckis, ma ancora meglio dal B-movie Countdown dimensione zero, che pure ha un cast di tutto rispetto (Robert Mitchum, Martin Sheen, ed altri). La storia della portaerei americana Nimitz, portata da una tempesta magnetica dal 1981 in pieno attacco giapponese a Pearl Harbor, è avvincente. La sceneggiatura aggira sapientemente le trappole paradossali del viaggio nel tempo costruendo una vicenda che si sfila dalle sabbie mobili dell’evitabilità della storia lasciando intatti gli eventi che conosciamo ma insinuando nello spettatore l’idea che durante il secondo conflitto mondiale aerei giapponesi possano aver avvistato una strana nave americana dalla quale partivano ancor più strani aerei.
Insomma, se vi aspettate che la Nimitz faccia sfraceli dei poveri piloti nipponici resterete delusi. Meglio andarvi a vedere Bastardi senza gloria, di Tarantino. Dove si uccide Hitler durante la proiezione di un film propagandistico e si interrompe dunque la guerra molto prima dei suoi tragici epiloghi……..
E la musica? E’ un problema. Musica dei paradossi logici non so se ne esiste e se ne sia stata mai composta ispirandosi ad essi. Di sicuro molta musica guarda all’infinito come una fonte inesauribile di ispirazione. L’infinito come aspirazione ascensionale al trascendente ma anche come struttura ricorsiva, circolare.
Per la prima dimensione proponiamo Ascension di John Coltrane, una blowing session completamente nell’ambito del free, la cui durata è assolutamente arbitraria poiché potrebbe essere pochi istanti come potrebbe essere infinita, non essendoci un tema portante su cui improvvisare ma sviluppandosi per nuclei tonali e timbrici. Attenzione: maneggiare con cura!
Per la seconda accezione si propone invece il Tim Berne di Snakeoil, miracoloso esempio di equilibrio fra scrittura (colta, complessa) e improvvisazione: anelli tematici in cui l’inizio e la fine sono perfettamente intercambiabili. Una delle figure più rappresentative dell’infinito è il cerchio, dove inizio e fine si inseguono e si scambiano posto.
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