PAOLO MOZZICATO: “ECCO LA VERITA’ SUL RIPASCIMENTO A S. MARIA DEL FOCALLO”

A un passo dall’appalto, l’assessore Mozzicato spiega come cambierà la costa e replica a Legambiente: “Incompetenti, pensino più all’ambiente e meno alla politica”

 

Assessore, da qualche tempo si discute molto del ripascimento che l’Amministrazione Comunale starebbe per realizzare a S. Maria del Focallo: cosa prevede il progetto, quanto ci costerà e come cambierà la costa?

 

Come accade oramai da qualche anno in Italia, si discute sostenendo tutto e il contrario di tutto. Premetto ciò perché ad Ispica la “discussione” è stata avviata credendo di cogliere l’amministrazione disattenta rispetto al fenomeno dell’erosione costiera. Ricorderà certamente quella inutile quanto ridicola commissione convocata sulla spiaggia, ridotta a vuota e sterile passerella politica, nella quale si chiedeva come mai l’amministrazione non si attivasse per realizzare l’opera di tutela della fascia costiera a Santa Maria del Focallo. Oggi, preso atto che l’amministrazione è giunta alla fine dell’iter burocratico propedeutico alla realizzazione dell’opera, che sta per essere appaltata, si “discute” del perché questa opera sia stata pensata e progettata in questo modo e si cerca di descriverla non solo come inidonea a mitigare il rischio erosione marina, ma addirittura dannosa per il nostro litorale. Niente di tutto questo, solo ed esclusivamente banale propaganda politica! Come è noto a tutti il progetto prevede la realizzazione di un ripascimento realizzato con sedimenti compatibili sotto il profilo granulometrico, chimico-mineralogico e cromatico, di pennelli permeabili e di barriere soffolte realizzati con massi di terza categoria; sarà, infine, protetta la SP 67 mediante la realizzazione di una massicciata naturale in sostituzione del materiale di risulta, non idoneo, utilizzato dalla Provincia di Ragusa negli interventi di somma urgenza per la messa in sicurezza della sede stradale.

Per la realizzazione del progetto esecutivo di primo stralcio saranno impiegati 3.600.000 Euro, finanziati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Attualmente la nostra costa è sottoposta ad una fortissima erosione costiera che ne ha pesantemente compromesso la fisionomia originaria. Nell’area interessata dal primo stralcio esecutivo non c’è più spiaggia, il moto ondoso lambisce il rilevato della SP 67 compromettendone la stessa stabilità. La realizzazione del progetto, prevedendo l’utilizzo di sabbie provenienti dall’esterno dell’unità fisiografica principale, consentirà il riequilibrio dei bilanci sedimentologici, oggi negativi. Questo, secondo le ipotesi avanzate dai progettisti, dovrebbe consentire una evoluzione della linea di costa consistente in un avanzamento immediato di circa sessanta metri ed una stabilizzazione intorno ai cinquanta metri dopo dieci anni.

 

Ha omesso di dire che, secondo Legambiente Ispica, i pennelli incrementeranno l’erosione a valle, mentre le barriere creeranno ristagni con conseguente rischio di tossicità delle acque

 

Niente di più falso. Legambiente Ispica, millantando competenze scientifiche, dimostra la propria estraneità alle dinamiche che governano il delicato equilibrio costiero. Dichiarando ciò, il circolo ‘Sikelion’ dimostra la propria inadeguatezza nell’affrontare un dibattito così delicato e serio, ma soprattutto disorienta l’opinione pubblica, propinando giudizi tanto sconsiderati quanto superficiali. Le scelte progettuali sono dettate dalle condizioni generali del sito oggetto d’intervento e sono il frutto di valutazioni attente e ponderate. Come detto, il progetto prevede la realizzazione di pennelli permeabili e barriere soffolte. I primi sono strutture a corpo discontinuo che permettono il passaggio dei sedimenti, assorbendo nel contempo una parte dell’energia dell’onda incidente, con conseguente riduzione del trasporto solido litoraneo. La struttura permeabile favorisce il mantenimento del profilo originale della spiaggia, smorzando l’energia dell’onda incidente senza annullarla del tutto, e permettendo la deposizione dei sedimenti su entrambi i lati dell’opera. L’esempio citato da Legambiente Ispica, i piccoli semicerchi – per intendersi la conformazione presente a Ciriga, con scogliere foranee parallele ed emerse – è fuori luogo, mi chiedo se per ignoranza o malafede. Le barriere soffolte sono strutture che richiamano l’azione delle barriere coralline a difesa delle isole oceaniche. A differenza delle barriere emerse (vedi Ciriga) quelle soffolte, ovvero sommerse, assicurano il ricambio d’acqua – che avviene in superficie per le onde swell – fra l’area esterna e interna, e quindi la salubrità delle acque di balneazione anche nei mesi estivi; inoltre, non interrompono in modo traumatico la naturale dinamica di trasporto dei sedimenti lungo riva ed essendo continue, non presentano i problemi delle pericolose rip currents attraverso i varchi nel corso delle mareggiate; per concludere, il loro impatto visivo è pressoché nullo.

 

Ad ogni modo, ambientalisti e stampa cittadina vi hanno rimproverato scarse condivisione e trasparenza: per esempio, perché avreste snobbato le soluzioni alternative, meno “faraoniche” ma anche più eco-compatibili, proposte da associazioni e professionisti locali

 

Non mi risulta che la stampa cittadina abbia rimproverato scarsa condivisione e men che meno trasparenza. E’ vero, invece, che Legambiente ha avuto da ridire sulle scelte progettuali. Mi permetto di ricordarle che il 28 novembre del 2009 fui invitato dal comitato cittadino “Ispicambiente”, di cui all’epoca Lei era presidente, ed in quella sede parlammo abbondantemente, tra le altre cose, del progetto preliminare generale delle opere di tutela della fascia costiera. Ricordo che di quell’incontro fu dato ampio risalto dagli organi di stampa, che ripresero gli argomenti trattati in quell’interessante incontro-dibattito. Da allora sono trascorsi quasi cinque anni, il progetto ha vissuto un iter molto articolato che lo ha visto acquisire tutti i pareri previsti dalla legge, compreso il parere più complesso da ottenere e cioè la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), per l’ottenimento della quale occorre sottoporre il progetto ad una pubblicazione di sessanta giorni per consentire a chiunque, sia liberi cittadini che associazioni, di presentare osservazioni relative alle scelte progettuali. Nessuno, Legambiente compresa, ha avuto da ridire. Ora che abbiamo trasmesso il progetto all’UREGA, che si occuperà di tutte le procedure relative alla gara d’appalto per l’affidamento dei lavori, Legambiente si sveglia, si erge a tutore del paesaggio e propone soluzioni alternative, meno “faraoniche”, più eco-compatibili. Ho avuto modo di leggere sul ‘Gazzettino del SudEst’ che, per prima cosa, dovremmo costituire un tavolo tecnico. Ciò significa che le soluzioni, secondo Legambiente, vanno ricercate sulla base di un’analisi che ancora non esiste e che dovrebbe, il tavolo tecnico, ancora formulare. Allo stesso tempo, Legambiente, pur non avendo analizzato le cause dell’erosione, propone delle strategie di contrasto basate sui “ripascimenti morbidi associati alla creazione di spazi utili alla fisiologica erosione costiera” (ovvero liberare le spiagge dal cemento); forse Legambiente propone la rimozione della litoranea? Queste sono proposte demagogiche, figlie del più pericoloso dilettantismo ambientalista.

 

A che punto è l’iter burocratico, e quali i tempi di realizzazione?

Come è noto, il progetto è stato trasmesso all’UREGA per l’espletamento della Gara d’appalto. L’Ufficio Regionale ha fissato il termine ultimo per la presentazione delle offerte per il 16 luglio. Relativamente ai tempi di realizzazione, i progettisti stimano un tempo di diciotto mesi naturali e consecutivi dalla consegna dei lavori.

 

Nel recente passato ha suscitato inquietudine la notizia che avevate usato il gruzzolo destinato al ripascimento per spese correnti: ora siete certi che i conti siano in ordine, o dovremo attenderci un’ennesima incompiuta?

Per quanto riguarda l’aspetto economico tutto è assolutamente in ordine. Le legge consente alle Amministrazioni destinatarie di un finanziamento pubblico di utilizzare le somme ricevute per il momentaneo soddisfacimento di esigenze primarie della collettività, a condizione che nel minor tempo possibile, e comunque entro il tempo del loro concreto utilizzo per pagare l’opera finanziata, le somme siano reintegrate. È quello che è accaduto nel caso in questione, allorché parte delle somme sono state momentaneamente utilizzate per pagare gli stipendi ai dipendenti e, attualmente, sono già in avanzata fase di ripristino. Il tutto è avvenuto con la massima trasparenza e sempre con atti formali adottati dalla Giunta Municipale. Stiano dunque tranquilli i detrattori di questa Amministrazione: non potrà mai esserci alcuna incompiuta per quanto riguarda il ripascimento, perché presto cominceranno i lavori e saranno completati secondo quanto previsto dal progetto approvato.

 

A proposito di soldi, ancora Legambiente ha gettato una luce inquietante sul fatto che alcune scelte avrebbero fatto lievitare le spese inspiegabilmente: il prelievo della sabbia all’altro capo dell’isola anziché al largo di Pozzallo; le analisi delle sabbie interne al Porto, scontatamente inquinate, invece di quelle accumulatesi subito fuori da esso come ri/chiesto dal Genio Civile; nonché la notevole disparità con i costi di analoghi progetti realizzati in provincia

 

Relativamente alle scelte che avrebbero fatto lievitare le spese, dico che è proprio il contrario. A proposito delle sabbie, voglio chiarire che l’unica cava sottomarina autorizzata al prelievo delle sabbie relitte è proprio quella al largo delle coste settentrionali della Sicilia. L’opzione del prelievo delle sabbie del Porto di Pozzallo e i punti in cui esso è stato effettuato scaturiscono da una precisa prescrizione formulata dal Genio Civile di Ragusa in sede di conferenza dei servizi del 22 giugno 2012; operazione, questa, che ha inciso notevolmente sulla economia del progetto (75.000 Euro circa). Pare necessario, a questo punto, ricordare che il Ministero dell’Ambiente ha destinato questo finanziamento per la “Tutela integrata della Fascia Costiera di Santa Maria del Focallo” e non certamente per andare ad “….individuare fonti alternative di reperimento di sedimenti idonei per il ripascimento…”. A Legambiente dico che ha preso un abbaglio e farebbe meglio a concentrarsi più sull’ambiente che sulle prossime elezioni amministrative. Credo di essere stato chiaro.

 

Tornando alle barriere rigide: non vi impensierisce il fatto che il Cigno Verde le ritenga un’infrazione al Piano Paesaggistico, ed abbia già avviato una battaglia per vie legali?

 

Ho letto in proposito un comunicato stampa. Gli ambientalisti, dall’alto della loro competenza, dimenticano che il progetto di cui stiamo parlando viene definito di “MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO”. Ciò significa che lo strumento di pianificazione che sovrintende a questi tipi di interventi è il P.A.I. (Piano di Assetto Idrogeologico). Il P.A.I costituisce lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico mediante il quale sono programmati e pianificati azioni, norme d’uso ed interventi riguardanti l’assetto idrogeologico e rappresenta i livelli di pericolosità e rischio derivanti dal dissesto idrogeologico relativamente alla dinamica costiera. Il P.A.I mira a pervenire ad un assetto idrogeologico del territorio che minimizzi, per ogni area, il livello di rischio connesso ad identificati eventi naturali estremi mediante la programmazione di interventi di mitigazione o eliminazione delle condizioni di rischio idrogeologico. Il tratto costiero oggetto del nostro intervento presenta un grado di pericolosità molto elevata P4 ed un grado di rischio molto elevato R4. Infine, ma non per ultimo, le previsioni e le prescrizioni del P.A.I. costituiscono variante agli strumenti urbanistici vigenti (P.R.G., Piani Paesaggistici ecc..). Il P.A.I. è, quindi, strumento sovraordinato al Piano Paesaggistico.

 

Per concludere, una strizzatina alla politica nazionale. Lei che di questo progetto è considerato un po’ il “padre” e primo sostenitore, avendone seguito il lungo iter personalmente, se la sente di fare come Renzi, e “metterci la faccia”?

 

Di erosione costiera abbiamo cominciato a parlare seriamente nel 2005, anno in cui Piero Rustico è stato eletto Sindaco di Ispica. Ci tengo a sottolineare come questa amministrazione, sin dal suo insediamento, abbia affrontato con scrupolo e con la serietà che meritava il delicato fenomeno dell’erosione costiera. Proprio per questo abbiamo compreso che l’approccio doveva essere generale, cioè doveva riguardare tutta la fascia costiera, e non solo il tratto finanziato. Questo, è logico, ha ritardato l’esecuzione dei lavori, però ci ha messo nelle condizioni di dotarci di un progetto definitivo generale approvato, strumento mediante il quale richiedere ulteriori finanziamenti. Per intenderci, il prossimo Sindaco troverà nel cassetto un progetto definitivo generale approvato che gli consentirà di mettere in sicurezza tutta la fascia costiera ispicese. Se mi chiede di metterci la faccia, che dire? Non è un sacrificio, è prima di tutto un dovere. Chi mi conosce sa bene che non mi sono mai tirato indietro e che in tutto ciò che ho fatto nella mia vita non ho esitato un solo istante a mettere la faccia, assumendomi oneri e onori.

 

E se fra qualche anno si scopre che Legambiente aveva ragione, perché tutto va a scatafascio… penitenza come La Russa?

 

Penitenza come La Russa. Le voglio dire però che rispetto a La Russa io avrò certamente gioco facile.

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