Palazzo Tumino, il sindaco Cassì: “Può diventare la sede del Tribunale e di tante altre cose”

Il sindaco Peppe Cassì replica, come di seguito riportato, alle polemiche sollevate relativamente all’utilizzo di Palazzo Tumino, pubblicate da alcuni di organi di informazione.

“La polemica che da Modica sta muovendo contro Ragusa, paradossalmente animata da qualche consigliere comunale ragusano d’opposizione, mi dà l’occasione di tornare sulla questione di Palazzo Tumino, gigantesco immobile alle spalle di Viale Tenente Lena mai utilizzato ma in buono stato, a cui da anni i ragusani chiedono di dare una destinazione e che la nostra Amministrazione vuole inserire nel piano strutturale di rilancio del centro storico. Lo scorso luglio il Comune di Ragusa ha pubblicato sul proprio sito l’avviso tramite il quale l’Ente ricerca soggetti privati con cui stipulare un accordo di partenariato pubblico privato (PPP), disposti cioè ad acquisire e completare l’immobile facendosi carico per intero del costo necessario, per poi vedere remunerato il proprio investimento in parte con un canone annuo pagato dal Comune, ed in parte con la gestione diretta di alcuni servizi (custodia, pulizia, manutenzioni, eccetera) legati all’uso della struttura.

Nella stima complessiva dell’operazione occorre tener conto del valore della attuale sede del Tribunale, che è previsto vada attribuito in permuta: il valore stimato di palazzo Tumino va quindi decurtato di quello dell’immobile di via Natalelli.
La cittadella giudiziaria che si insedierebbe nello stabile occuperebbe poco più della metà dell’enorme palazzo, restando la rimanente parte fruibile per altre attività e servizi: potrà trasferirvi la propria sede il comando provinciale della Guardia di Finanza (liberando la attuale sede che potrà essere utilizzata per altre finalità pubbliche), potranno trovare spazio ristoranti, bar, tabacchi, una banca, un ufficio postale, uffici privati, negozi. Attività i cui canoni di locazione confluirebbero nel canone annuo da versare al privato coinvolto nell’operazione, di fatto azzerandolo (o fortemente mitigandolo).

Raggruppare in un’unica sede tutti gli uffici giudiziari che al momento sono dislocati in varie zone della città è certamente funzionale all’obiettivo di razionalizzare e ottimizzare le attività e ridurre i costi complessivi. Succede così in tutti i moderni Uffici Giudiziari.
Chi in modo campanilistico anima la polemica, vede nel nostro progetto la fine delle speranze di riportare il Tribunale a Modica. Ma la nostra prospettiva, a cui lavoriamo fin dal primo giorno di insediamento, è più ampia: quell’enorme immobile può essere sede del Tribunale e contemporaneamente di tante altre cose, diventando attrattore di molte funzioni che nel corso degli anni sono state tolte al nostro centro storico, svuotandolo.
Chi fa polemica a buon mercato trascura completamente le ripercussioni che l’operazione potrà avere sulla comunità ragusana. Recuperare ad una fruizione pubblica un immobile di circa 30.000 mq. al centro della città, ricadente in un’area che sarà interessata nei prossimi anni da interventi strutturali di grande impatto, quali la riqualificazione di piazza del popolo (lavori già consegnati per 600mila euro), della stazione centrale (progetto da circa 12 milioni di RFI già al vaglio del provveditorato per le Opere Pubbliche, nel contesto dei lavori di realizzazione della metropolitana leggera), dell’ex scalo merci (già acquisito dal Comune per la cui trasformazione è stato affidato un incarico di progettazione), ha una valenza in sé che va ben oltre l’intenzione di allocarvi la cittadella giudiziaria dei comuni iblei. Si tratta in sostanza di una operazione che si inserisce in un contesto più ampio di riqualificazione funzionale e rigenerazione di una vasta area, che potrà avere ripercussioni benefiche sull’intero centro storico.
I messaggi che si sta tentando di diffondere, che ci sarebbero ingenti risparmi per la collettività se si tornasse ad utilizzare la sede dell’ex tribunale di Modica, e che l’operazione Palazzo Tumino ci esporrebbe a pesanti aggravi economici, sono sbagliati e fuorvianti, dato che la comunità ne ricaverebbe viceversa grandi vantaggi, economici e sociali.

Ho letto in questi giorni dichiarazioni inquietanti secondo cui ci sarebbe “una regia istituzionale dietro le quinte che sta dirigendo le operazioni dettando i tempi” e addirittura che “nel silenzio più assordante si trama”. Ora, non ho mai taciuto sin dal mio insediamento quale fosse l’intenzione dell’Amministrazione a proposito di Palazzo Tumino, ed il recente avviso pubblico è lì a dimostrarlo. Qualcuno ha detto che chi cerca di spiegarsi ogni evento rilevante della vita pubblica dicendo che c’è una entità misteriosa che tira le fila, si sente scaltro e in grado di capire come stanno davvero le cose, ma in realtà si sottrae al dovere di comprendere. Le teorie complottiste in genere esentano dal pensare, offrono a buon mercato spiegazioni allettanti che liberano dall’onere di guardare tutte le sfaccettature e al tempo stesso danno la gratificante sensazione di essere parte di un ristretto nucleo di persone che hanno “davvero capito”. Spiegano tutto proprio perché non spiegano nulla e sono impermeabili agli argomenti contrari e alle confutazioni.
Sono decenni che i ragusani guardano questo immobile, cercano di intuirne le potenzialità, chiedono che si definisca una strategia: siamo al lavoro per questo”.

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