È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
OSSERVAZIONI ALLE NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE DEL PIANO PAESAGGISTICO
28 Set 2010 05:24
Le considerazioni che seguono in merito alle norme tecniche del PTP non sono da ritenere esaustive ma rappresentano solo alcuni esempi dell’inadeguatezza di quanto scritto nel piano, infatti, l’intero documento appare non consono alle esigenze di tutela del patrimonio paesaggistico poiché, oltre a dare indicazioni in maniera molto superficiale, contiene diverse incongruenze e non tiene conto degli aspetti socio-economici e della vocazionalità del territorio provinciale.
- All’interno dei Paesaggi Locali (P.L.), bisognerebbe delimitare in maniera più particolareggiata (possibilmente con l’indicazione dei fogli di mappa) le diverse sottozone per sapere quali sono le prescrizioni specifiche per ogni area.
2. Da pag. 29 delle Norme tecniche di attuazione art. 13 – “Siti di rilevante interesse paesaggistico ambientale” B) Norme di attuazione. La cartografia non delimita, e non può delimitare, i siti in maniera dettagliata, pertanto bisognerebbe chiarire come si intendono applicare i divieti e le prescrizioni imposti dal PTP. A titolo di esempio, al punto d) siti comprendenti habitat delle formazioni erbose naturali e seminaturali, pag. 31, potrebbero essere compresi anche i riposi pascolativi assimilabili a formazioni seminaturali che, a rotazione, sono presenti su tutto il suolo della campagna ragusana, i divieti indicati riguarderebbero quindi tutto il territorio dell’altopiano ibleo, nello specifico non sarebbe possibile praticare su tutto l’area agricoltura intensiva, pratiche irrigue o introdurre colture innovative.
- A pag. 34 delle Norme di Attuazione art. 14 – Paesaggio agrario – B) Norme di attuazione a) paesaggio delle colture erbacee, tra gli interventi da attivare in via prioritaria/preferenziale è indicato il “ritiro dei seminativi dalla produzione e creazione di aree di rinaturazione”;
A pag. 34-35-36 delle Norme di Attuazione art. 14 – Paesaggio agrario – B) Norme di attuazione b) paesaggio dei seminativi arborati, c) paesaggio delle colture arboree; d) paesaggio del vigneto; e) paesaggio dell’agrumeto; si prescrive che il “ mantenimento della destinazione colturale”;
Se da un lato come indirizzo generale il PTP ammette l’equilibrio del paesaggio con i fattori socio-economici e l’evoluzione di mercato (pag. 33), dall’altro, sostenendo la conservazione del paesaggio ed il mantenimento delle colture tradizionali, ostacola l’introduzione nei terreni dell’altopiano ibleo di colture innovative come la brassica carenata, la quale potrebbe rappresentare un’alternativa vantaggiosa alle colture tradizionali come il grano duro, il cui costo di produzione oggi non basta a coprire i ricavi. Sembra che il Piano, anziché favorire lo sviluppo agricolo voglia osteggiarlo, ponendo l’attenzione solo sul concetto di “paesaggio”, tra l’altro interpretandolo poeticamente. L’incentivazione di interventi che mirano esclusivamente alla salvaguardia dell’aspetto paesaggistico contribuirebbe a provocare l’abbandono della coltivazione e non è pensabile che, pur di mantenere un paesaggio gradevole alla vista si stronchi l’economia locale, visto che l’agricoltura, seppur con tutti i problemi che oggi sta attraversando, è comunque la principale fonte di reddito per il territorio.
- A pag. 34-35 delle Norme di Attuazione art. 14 – Paesaggio agrario – B) b.1 Tutela carrubbo e muretti a secco,si prescrive: “solo in casi eccezionali e quando sia tecnicamente garantita la sopravvivenza, è possibile spostare, assicurando comunque la permanenza nel medesimo luogo, le essenze tutelate. In considerazione dell’immagine unica del paesaggio ibleo, l’operazione richiede l’autorizzazione della competente Soprintendenza in tutto il territorio, anche nelle zone non vincolate”.
Si fa presente che il carrubo è un’essenza molto sensibile agli stress per cui nel caso in cui sia necessario uno spostamento ci si chiede come si possa garantire la sopravvivenza della pianta, inoltre, si ritiene che la Soprintendenza non abbia le competenze specifiche ed esclusive per rilasciare l’autorizzazione al trasferimento dei carrubi ma dovrebbe almeno concordare con l’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura o con l’Azienda Foreste competente determinati aspetti inerenti la tutela di questa essenza.
- A pag. 36 delle Norme tecniche di attuazione art. 14 – Paesaggio agrario – B) g) paesaggio delle colture in serra, si prescrive: “che gli impianti siano di tipo facilmente smontabile e aventi il carattere di strutture precarie, tali da consentire la riconversione delle aree in colture a pieno campo; si prescrive inoltre l’impiego di forme regolari, il rispetto degli allineamenti con la trama viaria, la creazione sistematica di barriere vegetali in funzione di schermatura degli impianti serricoli. Pur se non strettamente attinente alla disciplina paesaggistica, assume particolare rilevanza l’attenzione posta allo smaltimento delle coperture nonché al controllo degli apporti in fertilizzanti; con le limitazioni di cui sopra, appare maggiormente compatibile con il mantenimento delle qualità ambientali del territorio lo sviluppo delle pratiche di agricoltura biologica.”
In riferimento alla prescrizione che le serre siano “facilmente smontabili e aventi il carattere di strutture precarie, tali da consentire la riconversione delle aree in colture a pieno campo”, si fa presente che il rispetto di questa disposizione comporterà l’impossibilità di realizzare serre ma solo tunnel, andando così ad eliminare un tipo di coltivazione radicato nel territorio e fonte di reddito per l’agricoltore. Tra l’altro, mentre la realizzazione di serre rientra tra gli interventi incentivati e finanziati dall’Unione Europea con il PSR, non sono ammissibili a finanziamento i tunnel. Alcune coltivazioni (come pomodoro, peperone, melanzana, ecc.), inoltre, non potranno più essere praticate se non in pieno campo, si tornerà così a realizzare solo un ciclo di coltivazione durante l’arco dell’anno togliendo alle aziende la possibilità di effettuare più cicli colturali nel corso di un anno solare e quindi di ridurre, almeno in parte, i rischi tecnici, economici e, ancora, di mercato.
Per quanto riguarda il rispetto degli allineamenti con la trama viaria, è evidente che chi afferma ciò non ha competenze in campo agricolo, infatti, le strutture serricole devono essere posizionate secondo un orientamento est-ovest, dettato dalle esigenze di esposizione delle colture, che deve quindi necessariamente prescindere da come si sviluppa la trama viaria.
Infine, si precisa che le colture biologiche rappresentano una nicchia di mercato e non hanno mai avuto il decollo che si era auspicato negli anni passati; al presunto beneficio per la salute dell’uomo e per l’ambiente non è mai corrisposto un effettivo riscontro di mercato tale da far invertire la rotta delle produzioni verso il biologico, ciò a causa dei costi decisamente più elevati del prodotto biologico sul mercato e comunque il consumatore apprezza anche il prodotto ottenuto con i metodi di lotta integrata.
Tali disposizioni, dunque, indurranno non solo alla regressione dell’agricoltura ma anche all’abbandono delle campagne per l’impossibilità della coltivazione in ambiente protetto.
- A pag. 53 delle Norme tecniche di attuazione art. 20 – Aree con livello di tutela 2) si prescrive: Sono invece vietate eventuali varianti agli strumenti urbanistici comunali ivi compresa la realizzazione di insediamenti produttivi ….
Considerando la vasta estensione delle aree con livello di tutela 2) e vista la vocazionalità agricola del territorio provinciale sarebbe opportuno, in deroga a quanto prescritto, consentire la realizzazione di insediamenti produttivi ai fini agricoli, allo scopo di non compromettere ulteriormente un settore che sta attraversando un momento di crisi.
7. A pag. 53 e 54 delle Norme tecniche di attuazione art. 20 – Aree con livello di tutela 2) e 3) si prescrive: Le politiche di sostegno all’agricoltura dovranno preferibilmente essere finalizzate ed orientate al recupero delle colture tradizionali, con particolare riferimento a quelle a maggior rischio di estinzione.
Si fa osservare che spesso le colture tradizionali, come potrebbe essere la coltivazione del grano duro, oggi non sono più redditizie per i nostri contadini in quanto i ricavi non bastano a coprire i costi di produzione. Affermando ciò chi redige il PTP non tiene conto del concetto di sostenibilità del piano, che deve essere intesa come eco-compatibilità non solo dal punto di vista ambientale e paesaggistico ma anche dell’economia. La tutela del paesaggio non può contrastare con il benessere economico della provincia e la salvaguardia della natura e della biodiversità devono convivere nel paesaggio compatibilmente con lo sviluppo economico. L’incentivazione di colture tradizionali e a rischio di estinzione nelle aree con livello di tutela 2 e 3, che riguarda gran parte del territorio provinciale, si tradurrebbe nella fine per l’economia agricola della provincia nel momento in cui non ci sarà più alcun contributo da parte della Comunità Europea.
- A pag. 56 al Paesaggio Locale 1 “Fiume Dirillo”, , art. 21 – 1a “Paesaggio agricolo del torrente Ficuzza” e 1b “Paesaggio agricolo del fiume Dirillo e di Pezza di Fico. Area SIC Biviere e Macconi di Gela”, si prescrive: si dovrà evitare l’eliminazione degli elementi di vegetazione naturale presenti o prossimi alle aree coltivate (siepi, filari, fasce ed elementi isolati arborei o arbustivi e elementi geologici rocce, timponi, pareti rocciose e morfologici scarpate, fossi), in grado di costituire habitat di interesse ai fini della biodiversità.
Tali aree si caratterizzano per la presenza di canneti che si insinuano tra le colture agricole. Questo provvedimento non tiene in considerazione il fatto che a volte questa vegetazione può costituire un pericolo in quanto soggetta a incendi, inoltre, in alcuni casi nasce la necessità di eliminare quelle canne che ormai adulte cadono al suolo occupando, a causa della notevole altezza, un’ampia superficie altrimenti utilizzabile per la coltivazione. Mentre si ritiene utile conservare la biodiversità garantita da questa vegetazione in aree di particolare interesse come potrebbero essere gli argini di un fiume, l’estensione di tale prescrizione ad un intero paesaggio produrrebbe solo un danno al territorio.
9. Sempre a pag. 56 ,Paesaggio Locale 1 “Fiume Dirillo”, art. 21 – 1a “Paesaggio agricolo del torrente Ficuzza” e 1b “Paesaggio agricolo del diume Dirillo e di Pezza di Fico. Area SIC Biviere e Macconi di Gela” , si prescrive: conservazione della biodiversità delle specie agricole e della diversità del paesaggio agricolo; le innovazioni della produzione agricola devono essere compatibili con la conservazione del paesaggio agrario e con la tradizione locale;
Innovazione e tradizione sono due concetti che spesso possono risultare contrastanti, alcune coltivazioni potrebbero infatti costituire un’innovazione vantaggiosa per il nostro territorio anche se non appartengono alla tradizione locale, ma tale disposizione del PTP non ne consentirebbe la coltivazione. Mentre può essere corretto dare regole chiare ed oggettive (da concordare con il territorio) per le aree di interesse storico e archeologico, o di particolare interesse naturalistico, ecc., ciò non si può applicare alle colture agrarie in quanto l’agricoltura, per natura in continua evoluzione, deve adattarsi anche alle esigenze del mercato sempre più globalizzato, come è avvenuto finora, confidando sulle capacità e sulla consapevolezza che i nostri agricoltori hanno del territorio che lo hanno reso così nel tempo adattandolo sapientemente alle esigenze delle colture nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio.
Le prescrizioni indicate ai punti 8 e 9 si ritrovano in quasi tutti i paesaggi agricoli, naturali e seminaturali e, se applicate, paralizzerebbero il territorio non solo dal punto di vista dell’agricoltura, fonte primaria di reddito per la nostra provincia, ma anche per lo svolgimento di ogni altra attività.
- A pag. 57, Paesaggio Locale 2 “Macconi”, art. 22 – 1. Indirizzi, a. “Paesaggio agricolo e serricolo”, e a pag. 68, Paesaggio Locale 5 “Camarina” art. 25 – 1 Indirizzi, a. “Paesaggio agricolo e serricolo”, , si prescrive: riconversione verso l’agricoltura tradizionale, riconversione dei prodotti serricoli verso livelli qualitativi orientati al potenziamento del biologico e della certificazione di filiera.
Inoltre, a pag. 59 punto 2e. “Paesaggio costiero delle dune storiche e della foce del Dirillo soggetto a processi di degrado e sfruttamento intensivo. Aree archeologiche comprese.”, si prescrive: Non è consentita la realizzazione delle seguenti attività:… la realizzazione di serre;
Le coltivazioni in pieno campo che sostituiranno gli apprestamenti serricoli comporteranno una drastica riduzione dell’impiego di manodopera, per cui molti agricoltori saranno costretti ad abbandonare le campagne. E’ impensabile un intervento così radicale senza prevedere un aiuto o un sostegno economico per le aziende ivi localizzate, soprattutto in considerazione del fatto che su dette aree ricadono un gran numero di imprese che si occupano della coltivazione in ambiente protetto.
- A pag. 79, Paesaggio Locale 7 “Altipiano ibleo”, art. 27 – 7b “Paesaggio agrario a campi chiusi dei seminativi del tavolato ragusano e dell’altipiano modicano e paesaggio agrario dell’alto corso dell’Irminio. Aree archeologiche comprese.”, si prescrive:
o si dovrà evitare l’eliminazione degli elementi di vegetazione naturale presenti o prossime alle aree coltivate (siepi, filari, fasce ed elementi isolati arborei o arbustivi e elementi geologici rocce, timponi, pareti rocciose e elementi morfologici, scarpate, fossi);
o In queste aree non è consentita….la realizzazione di tralicci, antenne per telecomunicazioni, impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili…;
La prima affermazione non tiene conto delle esigenze delle colture agrarie in quanto la vegetazione spontanea se da un lato consente la conservazione della biodiversità e l’incremento della naturalità, dall’altro ospita specie parassite che possono compromettere le colture agrarie, pertanto per evitare attacchi parassitari alle colture è indispensabile ripulire i terreni dalla vegetazione spontanea.
Per quanto riguarda il secondo punto si fa notare che spesso gli edifici sparsi nelle campagne ragusane non sono dotati di elettricità, telefono, antenne per telecomunicazioni, ecc., quindi se il PTP da un lato incentiva l’attività di turismo rurale dall’altro dovrebbe consentire l’adeguamento delle strutture per il suo svolgimento, sarebbe consigliabile pertanto suggerire soluzioni che consentano la realizzazione di tale attività in modo adeguato, ad esempio precisando se eventuali cavi possano passare sotto traccia e quindi con lieve movimento di terra.
12. A pag. 111 delle Norme tecniche di attuazione art. 35 – Indirizzi programmatici di carattere generale -, al punto 3 “Energie Rinnovabili”, si prescrive: “viene favorita ed incentivata l’installazione del fotovoltaico architettonicamente integrato negli edifici esistenti e di progetto sia residenziali che produttivi”.
Il piano dovrebbe prevedere anche il tipo semi-integrato per il suo maggior rendimento, adattandosi più facilmente all’inclinazione dei raggi solari.
- A pag. 119 delle Norme di Attuazione art. 42 Costruzioni sparse ad uso rurale e residenziale –turistico si prescrive: “Sui versanti più acclivi, che richiedono cospicue opere di sostegno e sbancamento non sono consentite nuove costruzioni”.
Sarebbe opportuno indicare oltre quale pendenza si consideri “più acclive” un versante.
- Infine, alle pagine 71, 74, 75, 82, 94, 95, 104 viene scritto “Abaco delle opere di ingegneri naturalistica per il paesaggio ibleo” , anziché “Abaco delle opere di ingegneria naturalistica per il paesaggio ibleo”. Tale svista dimostra la superficialità con la quale è stato redatto il PTP e con quale semplicità vengono dati divieti, infatti ripetere un gran numero di volte lo stesso errore di scrittura indica, a parere del sottoscritto, l’esecuzione del comando copia/incolla senza nemmeno una ri-lettura.
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