ORDINE E LIBERTÀ

Da sempre ordine e libertà sono due forze e due esigenze contrapposte che si combattono nell’animo umano. La libertà può facilemente scivolare nell’anarchia, mentre l’ordine tende a sconfinare nella repressione e nell’autoritarismo. Esiste anche il pericolo  assai incombente di confondere , dinanzi all’obiettiva crisi dei nostri tempi, soprattutto delle istituzioni, autorevolezza con autoritarismo. Invero, da noi, le istituzioni stanno allargando la loro sfera d’azione fino a coprire gran parte del tessuto sociale. A fronte di questa espansione del numero dei settori  e del peso dell’intervento pubblico stanno i fatti che tutti conosciamo corruzione, intrallazzi, lottizzazioni, incompetenze, vecchi e nuove scorrettezze che affliggono la vita della nazione. Di contro , i fatti degli ultimi anni dimostrano come sia fin troppo facile barattare la libertà con una ragionevole approsimazione dell’ordine. La tendenza di una soluzione autoritaria va respinta, da qualunque parte essa provenga: Magistratura, Forze Militari, Esecutivo. L’ordine totalitario che ne deriverebbe potrebbe portare alle estreme dimensioni quell’allargarsi delle istituzioni, delle strutture statuali, fino a farle proponderare e prevaricare sulla persona e facendo passare in ultimo piano le libertà individuali. Ma l’ordine cui siamo tutti interessati oggi è quello democratico, quello di un impegno comune per costruire, vivere, gestire, aiutare la società in cui viviamo. Il problema dell’ordine pubblico non è, pertanto, un problema da rislvere in chiave repressiva, ma im chiave educativa; non autoritativa, ma democraticamente partecipata; dobbiamo costruirlo tutti perchè ciascuno  di noi ha la sua fetta di responsbailità nella cosa pubblica. Quando i cittadini possono circolare per le strade, possono attendere alle loro occupazioni, possono mandare a scuola i propri figli senza paura di venir colpiti da una “ pallottola vagante”, senza paura di essere spettatori di una rapina o di essere coivolti in un fatto criminoso, possono chiudere la porta di casa alle spalle allora si può dire che esiste ordine pubblico. Quando, viceversa, la criminalità o il terrorismo dilagano, quando cadono vittime nell’ambito delle forze dell’ordine e della magistratura o della popolazione, allora bisogna dire che regna il disordine e l’anarchia. Di  questi tempi gli unici successi significativi nel ristabilire l’ordine pubblico si sono ottenuti grazie al fenomeno del pentitismo ed all’uso mirato che ne viene fatto. Non è, quindi, lo stato a dimostrare la propria capacità di tenuta, bensì l’organizzazione criminale che mostra le sue crepe per problematiche interne. I nostri giuristi classici parlavano di allarme sociale per indicare quella situaizone di tensione in cui l’eccessiva esplosione di criminalità non può garantire il buon andamento della vita sociale, l’armonica e pacifica convivenza dei cittadini. Ma se pubblico vuol dire tutti, se siamo convinti che l’esperienza democratica sia patrimonio di tutti, allora dobbiamo capire bene che ordine ppubblico vuol dire che ciascuno ha il suo ruolo, ciascuno la sua fetta di responsabilità nella cosa pubblica e che tutto questo è un diritto-dovere che nasce dalla responsabili accettazione della partecipazione all’esperienza pubblica. E, come in tutti gli altri campi della vita collettiva, è indispensabile il giusto equilibrio tra la libertà di un individuo e quella per il vicino, in attesa che l’uomo cresca fino al punto d’acquisire istintivamente il rispetto per il prossimo.

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