OPERAZIONE “FREE FUEL”
11 Nov 2016 11:06
“L’oro nero” veniva rubato con sofisticati stratagemmi e rivenduto a decine di clienti.
Un meccanico arrestato in flagranza mentre riforniva la vettura di una donna che abitualmente andava a rifornirsi in officina; in coda per effettuare rifornimento anche una donna architetto di Augusta (SR).
I milioni di litri rubati in 2 anni hanno creato un danno di quasi 3.000.000 di euro alle aziende petrolifere vittime del reato, costrette a dover alzare i prezzi al pubblico.
Sottoposte a sequestro preventivo, due aziende, migliaia di euro e quasi 1.000 litri di gasolio.
La Polizia di Stato – Squadra Mobile – su delega della Procura della Repubblica di Ragusa ha dato avvio lo scorso anno ad una complessa attività d’indagine, al fine di appurare da dove potessero provenire gli ammanchi di carburante patiti da un’azienda della provincia iblea, che aveva denunciato furti per oltre 1 milione di litri annui.
Ieri la Squadra Mobile di Ragusa ha catturato 15 soggetti su ordine della Procura iblea nei territori di Ragusa, Siracusa, Catania, Caltanissetta e Torino.
GENESI
Le complesse indagini della Squadra Mobile di Ragusa hanno avuto inizio dalla denuncia dell’amministratore delegato di un’impresa della provincia iblea che commercializza all’ingrosso prodotti petroliferi. Il socio, nonché amministratore dell’azienda, denunciava il furto di oltre 1 milioni di litri di carburante annui; ammanchi questi, che non gli permettevano di poter mai contenere il prezzo del carburante nelle centinaia di distributori da lui controllati, anche favore dei clienti; nel contempo, lo costringeva a licenziare alcuni dipendenti a causa dei danni subiti.
L’INDAGINE
Considerata la complessità della struttura della commercializzazione all’ingrosso e dei trasferimenti di consistenti quantità per tipologie di carburante, appariva necessario agli investigatori della Squadra Mobile, sin dalle prime fasi delle indagini, studiare l’articolata filiera delle benzine e relative normative fiscali.
L’indagine, infatti, proprio perché l’azienda non riusciva a disvelare da dove provenissero gli ammanchi così cospicui, veniva ad iniziare dall’esame di ogni passaggio che effettua il carburante prima di arrivare ai consumatori finali.
I primi appostamenti fatti presso i vari distributori di carburante non evidenziavano inizialmente nulla di anomalo; si attenzionavano le autobotti, temendo che gli autisti potessero deviare il percorso di ordinaria consegna prestabilito, scaricando invece illecitamente parte del carburante. Anche in questo caso non emergeva a prima vista alcuna anomalia.
Ancora a seguire si è pensato di verificare presso le raffinerie, ma in tali enti, i controlli apparivano sufficientemente regimentati e quindi veniva scartata questa ulteriore ipotesi.
Ciò atteso, dopo un paio di settimane di prime indagini, gli investigatori, nonostante i continui ammanchi non erano ancora riusciti a comprendere le metodologie utilizzate dagli ignoti malfattori.
L’azienda dal canto suo continuava a registrare ammanchi; per di più investiva ingenti somme di denaro, sia nel controllo dei prodotti che nella manutenzione, temendo anche di avere delle perdite nei serbatoi dei diversi punti vendita.
Dopo ulteriori settimane, di appostamenti e pedinamenti veniva ottenuto un primo riscontro investigativo: nel territorio di Modica e Scicli, uno degli autisti monitorati, scaricava illecitamente del carburante presso un’azienda che non aveva effettuato alcun ordine.
Conseguenti i dubbi di come si potesse, sul ferreo presupposto delle contabilizzazioni di carico e scarico del carburante, per quantità superiori a 2.000 litri e senza che l’azienda fornitrice se ne accorgesse, distrarre tali quantità di carico, senza poi registrare un conseguente ammanco al distributore ricevente la fornitura.
Eppure, questo sistema criminale sembrava infallibile, i ladri riuscivano a rubare e poi a rivendere senza farsi accorgere sia dall’azienda proprietaria e fornitrice del carburante che da quella incaricata del solo trasporto dalle raffinerie ai distributori al minuto.
Lo studio del fenomeno permetteva di appurare che nell’ordinario i passaggi legittimi necessari per rifornire di carburante i distributori finali sono i seguenti: