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Omicidio Spampinato: la verità corre sul rigo di un quadernone
21 Feb 2023 12:45
Era il 1972 quando il giornalista ragusano Giovanni Spampinato pagò con la vita, ad appena 26 anni, la sua ricerca della verità. Giovanni Spampinato indagava sull’omidicio di un commerciante di antiquariato, l’ingegnere Angelo Tumino, da sempre fascista ed ex consigliere al consiglio comunale del Movimento Sociale Italiano. Un caso che riguardò la collusione tra malaffare e istituzioni. Un’inchiesta in tre puntate, condotta dal giornalista de La7, Carmelo Schininà, e pubblicata da oggi sul quotidiano La Sicilia, riaccende l’attenzione sulla vicenda con nuovi particolari che potrebbero portare a nuovi risvolti.
L’OMICIDIO TUMINO
Per fare luce sulla morte dell’ingegnere Tumino, trovato morto il 26 febbraio 1972 nelle campagne di Contrada Ciarberi, a pochi chilometri da Ragusa, Spampinato capì che bisognava indagare negli ambienti frequentati dall’ingegnere: tra la borghesia cittadina e i neofascisti del Movimento Sociale Italiano.
Tumino tra l’altro venne ucciso proprio nei giorni in cui Giovanni, durante le sue inchieste sul neofascismo, rivelò la presenza a Ragusa del latitante Stefano Delle Chiaie, detto il “bombardiere nero”, ricercato per le bombe del 12 dicembre 1969 all’Altare della Patria, e di altri neofascisti (come Vittorio Quintavalle) legati a Junio Valerio Borghese, il quale aveva tentato un colpo di Stato. Venne fuori che Tumino non era un delinquente qualunque ma trafficava reperti archeologici.
OMICIDIO TUMINO E LA PISTA CHE PORTAVA FINO A DENTRO IL PALAZZO DI GIUSTIZIA
Tre giorni dopo il delitto Giovanni scrisse di una pista che portava fin dentro il Palazzo di Giustizia: scoprì che subito dopo il ritrovamento del corpo dell’ingegnere, il sostituto procuratore incaricato delle indagini aveva interrogato un amico della vittima, figlio di un magistrato di Ragusa nonché presidente del Tribunale: Roberto Campria, uno con una passione spasmodica per le armi, e che intratteneva rapporti con trafficanti di opere d’arte.
Quello dell’ingegnere Tumino rimase a lungo un omicidio irrisolto. Secondo Spampinato questo accadeva perché si voleva tenere nascosta la responsabilità di qualcuno molto noto, così raccolse informazioni e si rese conto che l’omicidio Tumino era maturato all’interno degli ambienti di estrema destra ma soprattutto in quello del traffico di reperti archeologici. Non si trattava di un omicidio commesso dagli ambienti delinquenziali, ma probabilmente ordinato o voluto da un “intoccabile”.
Il testimone Gino Pollicita rivelò di aver visto, la mattina del delitto, Tumino insieme al magistrato Saverio Campria (padre di Roberto) e la moglie (notizia che la Procura di Ragusa non approfondì).
OMICIDIO TUMINO E IL COINVOLGIMENTO DI ROBERTO CAMPRIA
Tante furono le stranezze che Giovanni scoprì su Campria: subito dopo la morte dell’ingegner Tumino egli si trovava a casa dell’assassinato per rovistare tra le sue carte; inoltre Campria si trovava con Tumino lungo il tragitto che portava al luogo del ritrovamento del cadavere. Campria non fu mai né formalmente accusato né formalmente indagato.
In seguito ad un suo articolo, Campria lo querelò per diffamazione, salvo poi non presentarsi al processo e quindi far decadere la querela. A seguito di questi tentativi Campria maturò l’omicidio di Spampinato.
OMICIDIO GIOVANNI SPAMPINATO
Il 27 ottobre 1972 Campria telefonò a Spampinato per chiedergli di incontrarsi, facendogli intuire la possibilità di una confessione; Giovanni non cedette alla paura e andò. Tuttavia, lo uccise con cinque colpi di pistola nella sua auto, e si costituì subito dopo.
Oggi appunto, una clamorosa inchiesta in tre puntate del giornalista di La7 Carmelo Schininà, pubblicata sul quotidiano La Sicilia, riapre una finestra sui delitti Tumino-Spampinato.
L’omicidio di Angelo Tumino è rimasto a carico di ignoti e sul quale a 50 anni di distanza la Procura di Ragusa ha riaperto le indagini. Un misterioso scritto trovato nell’archivio di Campria che la famiglia ha aperto solo ora – e citato nell’inchiesta giornalistica – da quando l’assassino reo confesso del delitto Spampinato mori’ nel 2007.
GLI SCRITTI RITROVATI DI ROBERTO CAMPRIA
Il figlio del presidente del tribunale scrisse un dialogo tra un padre e un figlio. Evocando “vizio, tradimento e infamia”. La “colpa?”. “Quella di non aver parlato. Di non aver detto prima la verita’”.
Ma lo scritto evoca uno scenario che potrebbe legarsi a dettagli emersi nei fascicoli giudiziari e nelle notizie stampa di allora. Che sia arrivato il momento, dopo 50 anni, di scoprire la verità? Forse finalmente ssarà possibile rendere giustizia al giovane giornalista ragusano autore di quell’ormai famosa inchiesta che gli costò la vita.

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