È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
OMERTÀ
28 Mar 2017 19:51
Enrico Cuccia, negli anni settanta e ottanta del secolo passato, è direttore generale di Mediobanca, la più importante banca di affari italiana. Alla sua abile regia si deve il salvataggio delle maggiori imprese italiane quali Montecatini, Fiat, Pirelli ed Olivetti.
Michele Sindona, finanziere rampante protetto da una parte del mondo politico, proprietario della Banca Privata Finanziaria e di altre, per evitare la bancarotta, chiede aiuto a Cuccia. Questi conosce la situazione della galassia Sindona, le trame tra attività palesi ed occulte, i legami con ambienti mafiosi nonché le gravi irregolarità e rifiuta di appoggiarlo. Sindona lo minaccia apertamente di uccidergli la figlia. Cuccia resiste alle pressioni ma non denunzia alle autorità preposte le minacce ricevute. Le dichiara, successivamente, davanti alla commissione parlamentare antimafia. Alla domanda sul perché della mancata denuncia risponde che teneva troppo alla figlia e afferma di aver provveduto personalmente a renderla irreperibile.
Perché questo atteggiamento omertoso?
Cuccia è in quegli anni uno degli uomini più influenti d’Italia. Conosce bene i potenti della politica, della finanza, dell’industria. Conosce bene la grande rete di poteri sommersi che proteggono Sindona, la mafia, la P2, la finanza vaticana dello Ior, la Democrazia cristiana di Andreotti, gli ufficiali e i magistrati corrotti, i circoli americani più reazionari. Conosce bene come funziona lo Stato e come agisce la mafia. Evidentemente ha elementi sufficienti per decidere di non potersi fidare dello Stato.
Morale della favola
Non amo usare lo schema ideologico, teorico che vede STATO e MAFIA come concetti astratti per cui è ovvio che tra STATO e MAFIA non può esserci accordo alcuno anche se, di fatto, c’è sempre stato. Mi metto, piuttosto, nei panni di chi ha la sventura di incappare in una qualche situazione per cui è costretto a decidere di affidarsi o agli uomini dello Stato o a quelli della mafia. Io personalmente non so, in tale situazione, cosa deciderei, dipenderebbe molto dalle emozioni che in quel momento vivrei per cui spero solo di non trovarmici mai. In questa posizione non ho animo di scandalizzarmi se c’è chi decide in base alla valutazione dell’efficienza degli uni e degli altri.
Mi capita spesso di osservare i poliziotti di quartiere ciaccolare con le commesse dei negozi e, sinceramente, mi suscitano l’esatto opposto della fiducia! In altre parole l’omertà, a mio giudizio, ha poco a che vedere con considerazioni sociologiche ma è giocata tutta nel rapporto tra le capacità degli “uomini d’onore” e quelle dei “politici” ovvero, più in profondità, tra chi coltiva il piacere di giocare in proprio dominando sugli altri ([i]) e chi il piacere di stare in armonia con gli altri. Il primo piacere trova più spontanea applicazione e gioca sulla paura degli altri, il secondo è più difficile da attuarsi anche perché non è a senso unico e presuppone che gli altri abbiano una parte attiva o, come si suole dire, partecipino e non si limitino a pretendere dai “politici”. Perciò, spesso e volentieri, accade che i “politici” pur non essendo “uomini d’onore” si orientino più verso la conservazione della poltrona e il dominio che verso il coinvolgimento e la partecipazione mentre gli altri, cioè noi, ci crogioliamo nella lamentela.
Epilogo della favola
Giorgio Ambrosoli, avvocato nominato dalla Banca d’Italia quale commissario liquidatore della Banca Privata Finanziaria resiste anche lui alle pressioni e alle minacce di Sindona e l’11 luglio 1979, viene assassinato sotto casa sua da un sicario americano.
Michele Sindona, due giorni dopo la condanna per l’omicidio di Ambrosoli, rimane avvelenato con un caffè al cianuro, preparato da lui medesimo, nel supercarcere di Voghera il 20 marzo 1986. Muore due giorni dopo. Suicidio? Tentativo di auto-avvelenamento per essere riestradato negli Usa con errore nel calcolo della quantità di cianuro? Errore suo o “errore” consapevole di chi gli aveva fornito il cianuro? In ogni caso qualcuno del numero ristrettissimo di persone che avevano contatto con lui ha potuto, nonostante la super vigilanza, passargli il cianuro sapendo, come infatti fu, di non essere né individuato né condannato.
Appendice
Nel documentarmi, attraverso internet, ho appreso aspetti parecchio interessanti sulla vita di Enrico Cuccia, sulla sua attività durante il fascismo sia in difesa dello Stato sia in appoggio agli antifascisti. Ho appreso che ha sposato una donna di nome Idea Nuova Socialista, sorella di Vittoria Proletaria e di Italia Libera e figlia di Alberto Beneduce, fondatore tra l’atro dell’INA e dell’IRI, geniale conoscitore e manovratore dei meccanismi finanziari e, pur socialista, eminenza grigia di Mussolini per tutto il ventennio. Ho appreso, altresì, che dopo la caduta del fascismo si è persa ogni traccia di chi aveva ricevuto finanziamenti statali dall’IRI e molti di questi – trattasi di rispettabilissimi e onoratissimi dirigenti di aziende industriali, bancarie, ecc. – andavano affermando con disinvoltura: «. . . sì ho ricevuto qualcosa, ma non ricordo quanto, come e quando». Mi sarebbe piaciuto, senza mai dimenticare i tanti fulgidi esempi di eroismo antifascista([ii]), apprendere questi aspetti durante gli anni della mia militanza e formazione politica. Avrei sicuramente maturato prima la convinzione, già in fieri, che il “diavolo” è anche dentro ognuno di noi e che la miglior politica è quella che scende a patti col “diavolo” ovvero con tutto quanto, dentro e fuori di noi, ci inquieta.
Conclusione
Tutto ciò per dire che non si può pensare alle relazioni tra gli uomini con lo stesso attaccamento alle proprie convinzioni con cui verbalmente ci si scazzotta – esercizio per altro utile allo scaricamento delle tensioni – il lunedì mattina al bar parlando di Juventus, Milan e Inter.
Ragusa, 3 gennaio 2008
PS. È scoppiato il problema della spazzatura in Campania. Gli uomini della camorra, in tutti questi anni, sono stati più forti degli uomini dello Stato nel gestire la mondezza, hanno lucrato somme ingenti di danaro, hanno creato il disastro e, ora, aizzano il popolo contro le istituzioni. Due ipotesi. A) La camorra è associazione a delinquere per cui lo Stato non può riconoscerla ma solo perseguirla penalmente. B) La camorra è associazione che governa il territorio, lo Stato ne prende atto e la chiama a rispondere politicamente del disastro compiuto. Quale, delle due ipotesi, può portare a migliore soluzione?
Ciccio Schembari
[i] Ne “Il giorno della civetta” Leonardo Sciascia mette in bocca a don Mariano la suddivisione dell’umanità in: uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà
[ii] Nel dramma “Vita di Galileo”, Bertolt Brecht fa dire al discepolo Andrea, adirato per l’abiura del maestro: «Sventurata la terra che non ha eroi!» e fa rispondere a Galileo: «No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi.»
Articolo pubblicato sul n. 30/2008 “Ssshhhh, silenzio” della rivista online www.operaincerta.it
© Riproduzione riservata