È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
OGNI F35 COSTERÀ 129 MILIONI DI EURO: SPESE MILITARI INUTILI PER L’ITALIA?
19 Lug 2012 07:42
Gli Italiani pensano ancora di vivere nel mondo dei balocchi, in una realtà dove ormai la guerra è uno sbiadito ricordo, che di tanto in tanto affiora dalla mente dei nostri saggi nonni o dalle notizie dei mezzi di comunicazione. Anche in questi casi, i fatti si avvertono con una certa distanza, tipica di chi crede di ricoprire un ruolo puramente passivo, di spettatori stupefatti. Ma la domanda è diversa: siamo sicuri di aver vissuto, veramente, “tempi di pace” assoluta?
A catapultarci nella vera e cruda realtà non sono solo gli sbarchi dei profughi che, pur grondi di sangue e dolore , sventolano i loro fazzoletti di speranza. A parlare sono i numeri, i dati in riferimento alla spesa militare italiana, che non si è mai arrestata, perché non può farlo. Ma a quali dati bisogna guardare?
La spesa militare per il Nostro Paese, secondo l’Illustrissimo Governo Monti ammonterebbe soltanto allo 0,9% del PIL , dato di gran lunga inferiore alla media europeo (1,8%) e addirittura tacciato come uno dei più bassi. Ma sarà, veramente, così?
Infatti per il noto istituto svedese indipendente Stockholm International Peace Research Institute il conto delle spese militari italiane arriverebbe all’1,7% del PIL; e anche per i dati forniti dalla Nato nel Financial and Economic Data Relating to NATO Defence si registrano sostanziali differenze rispetto a quanto è stato dichiarato dal governo Monti.
Inoltre, è bene sottolineare come il governo tecnico si sia dichiarato a favore di un ridimensionamento della spesa per la Difesa. Così , subitamente, si è parlato di tagli del personale militare e riduzione dell’acquisto delle unità degli F35 (ogni cacciabombardiere costerebbe 129 milioni di euro), che da 131 passerebbero a 90, ma non si è mai parlato di annullare il progetto; anzi il governo ha evidenziato il bisogno di affrettarsi per il rinnovamento tecnologico dei mezzi della Difesa italiana e per star al passo con l’Europa.
In questi giorni, nuovamente, e soprattutto online, piovono le critiche, acuite dalla crisi economica, contro le spese militari ed in particolare contro la questione dei costosi F35. Molti sono coloro che gridano al completo disarmo del nostro Bel Paese e considerano stravolgenti le dichiarazioni del ministro Di Paola:« I caccia F35 servono, non li taglieremo»
Ma è bene riflettere in profondità sulla questione non affatto semplice.
Infatti, se si prendesse atto del periodo di forte instabilità, della corsa tacita alle armi di tutte le nuove e vecchie potenze, della posizione geografica e strategica dell’Italia e del fatto che le favole non esistono, le polemiche dovrebbero essere, quantomeno, stemperate. Nella storia contemporanea si stanno muovendo tasselli preoccupanti ed è necessario aprire gli occhi.
Il grande storico Paul Kennedy, infatti, nel suo “saggio” Ascesa e declino delle grandi potenze non si sarebbe per nulla stranito di tali cifre per quanto riguarda le spese militari, anzi sarebbe rimasto sconvolto semmai nel pensare ad uno Stato, in primis con una posizione a rischio come la nostra, privo di mezzi strategici e non al passo con le tecnologie degli altri Paesi, che prima o poi potrebbero “travolgerlo” ed evidenziare il loro plus.
Lo studioso crede in una profonda simbiosi tra strategia ed economia e avverte come i cambiamenti economici annuncino l’ascesa di nuove grandi potenze e del loro inevitabile ricorso ad una politica militare.
In questo quadro, in momenti di stasi e crisi vi è maggiormente la tendenza degli Stati a muoversi militarmente o come protezione dall’invadenza di quelli più potenti o come necessità di espandere la propria influenza per soggiogare nuovi mercati o impadronirsi di risorse preziose, in primis petrolio, ed avviare una nuova rinascita anche fuori dai propri confini.
Il tutto ovviamente viene fatto tacitamente con più scuse come quelle di interventi umanitari a fronte delle terribili stragi civili che vi si registrano o per seminare democrazia proprio in quelle zone ricche di risorse.
Questa non è la sede per approfondire in tal direzione, ma ciò che mi preme sottolineare è di aprire gli occhi e guardare di traverso la storia, perché non viene mai detto, a noi comuni mortali, tutto. Bisogna girare il binocolo della ratio innumerevoli volte per non cadere nella beffa dei potenti che muovono le redini del Mondo a loro piacimento.
Una beffa attualissima in cui si potrebbe cadere oggi è il Muos. Come accennato, in un mio precedente articolo, il sistema satellitare rientra nei piani strategici degli e con gli USA per danneggiare i sistemi nemici ed in particolare la loro traiettoria missilistica.
La preoccupazione di molti , infatti, è solo, e con questo non voglio sminuire la questione, il danno alla salute, a causa delle alte frequenze.
Così l’Italia , a Niscemi, ospita una potentissima arma, odiata dai nemici , che potrebbe diventare, nel futuro, il loro bersaglio strategico.
A fronte di tali riflessioni è davvero anacronistico e inopportuno parlare , oggi, di guerra e di spesa militare in l’Italia?
Necessitano analisi più accurate piuttosto che lanciarsi in critiche poco costruttive e populistiche e servirsi, semmai, solo di una preziosa arma e amica umile di tutte le genti:la storia.
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