Nuovo digitale terrestre: diverse tv locali in procinto di scomparire. Teleiblea “emigra” a Caltanissetta? Oggi protesta a Roma

Onde agitate nell’etere siciliano, il più affollato d’Italia. Diverse tv locali sono in procinto di spegnere il segnale nel volgere di pochi mesi, perché escluse dalla graduatoria delle emittenti concessionarie di un canale nel nuovo digitale terrestre con tecnologia Dvbt-2. Nella lista stilata dal ministero dello Sviluppo economico al termine della seduta pubblica tenuta lo scorso 21 gennaio, ci sono le ragusane Video Regione (seconda in graduatoria dopo Antenna Sicilia) e Video Mediterraneo (quinta).

A entrambe saranno riservati canali all’interno di frequenza regionale. In lista anche Teleiblea, con una frequenza di II livello, cioè con capacità trasmissiva di livello provinciale. Teleiblea rischia però il trasloco. Nel sud dell’Isola, infatti, le nuove frequenze saranno appannaggio di reti maltesi e del Nord Africa. La storica emittente, dunque, sarebbe costretta a spostare il proprio bacino fra Agrigento, Trapani e Caltanissetta, sperando che il segnale venga captato anche nel ragusano. Un’ipotesi? Staremo a vedere.

In lista non compare un’altra emittente ragusana, Canale 74, almeno nella denominazione finora conosciuta. Al momento restano fuori anche altre diverse tv come Video 66 Siracusa, Canale 8 Avola e Tele Jato. Il proprietario di quest’ultima tv ha già annunciato che vuole incatenarsi. E a quanto pare non sembra esserci nemmeno la nuova emittente ragusana InSicilia, che aveva preso il posto di Telenova 2, mentre Telenova c’è ma non è più “ragusana” essendo stata acquistata da tempo da un’altra tv di fuori provincia. Certo è che il “nuovo” digitale rappresenterà un vistoso aumento dei costi per gli editori. Per le tv provinciali si parla di un canone di 7mila euro + iva al mese da corrispondere a Raiway, rispetto ai 2.500 euro di oggi. Per quelle regionali addirittura si parla di canoni mensili decisamente elevati.

Questa mattina si terrà un sit-in di protesta davanti la sede del ministero dello Sviluppo Economico a Roma dai proprietari delle emittenti siciliane escluse della transizione del sistema radiotelevisivo. Dapprima gli editori si recheranno davanti alla sede dell’AgCom, l’Autorità garante per le comunicazioni. Gli editori siciliani hanno annunciato ieri lo sciopero della fame davanti la sede del ministero per protestare dopo “l’ennesimo esproprio delle frequenze tv, che oscurerà molte emittenti siciliane, voci libere dell’informazione. Non ci fermeremo – si legge in una nota -, fino a quando il ministro Giancarlo Giorgetti e le forze politiche non interverranno per salvaguardare il diritto all’informazione e alla libera comunicazione”.

Secondo gli editori con la diffusione della connessione internet 5G di ultima generazione e supportando la transizione del sistema radiotelevisivo verso la nuova tecnologia “il governo si è apprestato a staccare la spina alla maggior parte delle emittenti televisive locali siciliane, mettendo a serio rischio il futuro della libera informazione” e di tanti lavoratori.

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