NUOVE RICERCHE SU ALCUNI DISTURBI ALIMENTARI

Il CNR e gli Istituti Icib-Erg hanno pubblicato sulla rivista Pnas  una ricerca che chiarisce alcuni processi ormonali  determinanti  la condizione di obesità. L’obesità colpisce in Europa circa 150 milioni di adulti ed è associata ad altre patologie quali diabete, malattie cardiovascolari, ipertensione e tumori.

Lo studio ha evidenziato che l’instaurarsi di un circolo vizioso ormonale  porta ad un eccessivo accumulo di grassi.

Analizzando i neuroni orexinergici, che regolano il senso di fame e il sonno, gli scienziati hanno rilevato che negli obesi è rilasciata una quantità maggiore di un ormone che induce a mangiare, chiamato orexina, determinando così l’incremento di tessuto adiposo; ciò comporta di conseguenza una maggior produzione di leptina, l’ormone che regola il senso di sazietà, la cui eccessiva produzione  induce una resistenza dell’organismo alla leptina stessa venendo a mancare così il “freno” alla sensazione di fame. Tale mancanza di regolazione innesca dunque il circolo vizioso.

Gli autori dello studio spiegano: «Il senso di fame o, viceversa, quello di sazietà sono regolati da specifici ormoni quali l’orexina – un ormone che spinge il corpo a mangiare e in generale ad assumere comportamenti legati alla ricerca di cibo – e la leptina, che invece comunica al cervello che l’apporto di cibo è stato sufficiente. Quello che accade nei soggetti obesi, tuttavia, è che il tessuto adiposo in eccesso produce quantità maggiori di leptina, fino al punto che il cervello sviluppa una vera e propria ‘resistenza’ a essa, fenomeno alla base del circolo vizioso per cui si continua a mangiare, e si ingrassa perché la comunicazione tra periferia e cervello è interrotta. Abbiamo confrontato l’attività dei neuroni in normopeso e obesi, rilevando che, in questi ultimi, si attiva maggiormente un particolare recettore cannabinoide che provoca un incremento del rilascio di orexina».

I ricercatori, in condizioni sperimentali, sono riusciti a bloccare i recettori dell’orexina riuscendo a regolare il senso di fame.

Si spera che l’individuazione di questo meccanismo possa accelerare l’individuazione specifica di un farmaco.

Inoltre questo studio è importante perchè ha fatto pensare che meccanismi simili a quello decritto siano implicati in altre patologie come ipertensione, cardiopatie, insonnia ecc.

 

Un altro recente studio su un altro grave disturbo alimentare, l’anoressia nervosa, è stato pubblicato su  Molecular Psychiatry – Nature (Evidence for the role of EPHX2 gene variants in anorexia nervosa); ad esso hanno lavorato ricercatori di ogni parte del mondo che hanno condiviso ed elaborato le informazioni genetiche di circa 1200 persone affette da anoressia e di quasi 2000 controlli.

I risultati mettono in relazione l’anoressia nervosa al cattivo funzionamento di un gene codificante per un enzima che regola il metabolismo del colesterolo.

Ad essere colpite da anoressia sono soprattutto le ragazze e le giovani donne.

Oltre ai “fattori esterni” che possono determinarla, si crede sempre più che siano implicati anche fattori genetici.

In un primo momento i ricercatori hanno preso in considerazione le varianti di 150 geni dei quali esistevano già studi che dimostravano la loro implicazione in disturbi alimentari di qualche tipo.

Dopo le analisi preliminari, solo alcuni sono sembrati essere maggiormente correlati con l’anoressia.

Il gene EPHX2 (in realtà alcune sue varianti), tra tutti i geni studiati, ha mostrato segnali statistici significativi di un legame con la patologia; esso codifica per la sintesi di un enzima che regola il metabolismo del colesterolo.

“Nessuno mai aveva segnalato che questo gene avesse un ruolo marcato nell’ anoressia”, ha detto Schork, uno degli autori dello studio.

Molto spesso in effetti, le persone anoressiche presentano nel sangue elevati livelli di colesterolo ma come le varianti del gene siano coinvolte nell’insorgenza della malattia non è ancora chiaro e nemmeno come questo possa agire sugli stati di umore delle pazienti.

“L’ipotesi è che in alcune anoressiche il normale metabolismo del colesterolo sia perturbato e questo potrebbe influenzare il loro stato d’animo e la loro capacità di sopravvivere nonostante la severa restrizione calorica”, conclude Schork.

                                                                                                          

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