NUMEROSE ANALOGIE TRA LA SICILIA E L’ANTICA GRECIA

Ieri sera in occasione dell’ultimo appuntamento con“Ergasterion-Fucina di archeologia”,con un ciclo di incontri promosso dalla sezione di Ragusa dell’associazione SiciliAntica, è stato affrontato un tema ricco di fascino che vede il forte legame tra la Sicilia e l’antica Grecia in un culto particolare come quello delle ninfe. Giancarlo Germanà, docente di Storia dell’arte greca e romana presso l’Accademia di belle arti di Siracusa e ricercatore presso l’“American institute for the roman culture” di Roma, ha evidenziato come si tratti di un culto così antico da essere precedente al culto di Apollo, famoso come culto oracolare. Partendo dall’analisi delle fonti, in particolare elleniche, Germanà ha individuato tutta una serie di culti che in Sicilia presentano caratteristiche analoghe. “Dallo studio delle fonti, letterarie ed archeologiche – ha detto Germanà – emerge che questi riti si possono ricondurre ad una fase anteriore alla piena affermazione della mantica apollinea ed una loro presenza in Sicilia fornisce elementi estremamente utili per la ricostruzione dei riti sacri durante l’età arcaica”. Marco Camera, dottorando in Scienze archeologiche e storiche presso l’Università degli studi di Messina, ha invece illustrato l’importanza per l’archeologo di “utilizzare una delle più rilevanti documentazioni materiali, ovvero la ceramica, con lo scopo di farne uno strumento di indagine storica che possa fungere da supporto nei complessi rapporti tra il mondo indigeno e le colonie greche della Sicilia arcaica”. La ceramica rinvenuta nei centri indigeni, soprattutto nelle necropoli, mostra un quadro molto composito con vasellame locale misto a prodotti coloniali e importati dalla Grecia spesso riuniti negli stessi contesti, che caratterizza la facies di Licodia Eubea, espressione della civiltà indigena della Sicilia centro-orientale durante l’età arcaica. Infine, Ambra Pace, specializzata in Archeologia classica presso l’Università di Catania e dottoranda in Scienze archeologiche e storiche presso l’Università degli studi di Messina, nell’ambito della difficile ricomposizione della cultura figurativa dei Greci d’Occidente, si è soffermata ad analizzare le protomi femminili arcaiche della stipe di piazza S. Francesco a Catania. “Una analisi – ha detto – che può offrire lo spunto per elaborare qualche riflessione sulla ricezione e sulla rielaborazione dei modelli stilistici provenienti dalla Grecia dell’Est e sulla possibilità di definizione di uno stile locale”. Al termine dell’incontro Clorinda Arezzo dell’associazione SiciliAntica ha sottolineato come il ciclo di incontri iniziato il 28 ottobre si è caratterizzato da undici appuntamenti ed è servito a creare uno spazio importante di dialogo e confronto, offrendo al pubblico un’ampia gamma di ricerche, inedite nella maggioranza dei casi. Uno spazio rivolto soprattutto a giovani ricercatori e studiosi che costituiscono l’ossatura dell’archeologia del domani e su cui bisogna puntare per un naturale fluire delle conoscenze.

 

 

 

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