#NON.VADO.A.MARE.SCENDO.IN.PIAZZA.

Mercoledì scorso, i locali di via Bertani, sede da oltre 11 anni del Buridda, sono stati sgomberati nelle prime ore della mattinata.

Uno sgombero che ha paventato la sua valenza assolutamente politica.

“Buridda” è il nome di un piatto tipico genovese a base di polipo, ma anche quello di un luogo d’incontro e scambio, una fucina di pragmatismo e creatività dove ogni idea è realizzabile. Buridda era il nome di uno spazio aperto, che oggi non esiste più.

“La Buridda” ci ha fatto ballare, ridere scherzare, saltare liberi e felici!
“La Buridda” ha creato tanti eventi che sono diventati un must nel panorama socio-culturale Genovese, dal Critical Wine, al Minimo, ai Toga Party, alle mostre, per non contare l’infinità di eventi che hanno dato la possibilità a molti, artisti e non, conosciuti e non, di mettersi in gioco e di poter dare un loro contributo alla vita culturale della città. 
“La Buridda” è stata per tutti noi un luogo di aggregazione, nel quale sono nate amicizie, progetti,speranze.
“La Buridda” ha avuto il merito di sapersi aprire a molti, anche a coloro i quali per età o idee non sarebbero magari stati avvezzi a frequentare un Laboratorio Sociale. 
“La Buridda” ha offerto servizi con il suo cinema, la sua palestra di arrampicata, la palestra per i tessuti aerei, la palestra di pugilato e altro ancora.

Un affetto che si è manifestato nella grandissima partecipazione ai fatti che hanno travolto il Laboratorio sociale mercoledì scorso. Tantissime le persone accorse per dissentire e protestare alla decisione del Comune di Marco Doria.

Allo sgombero, infatti, è seguito un corteo pacifico che, da piazza De Ferrari, ha invaso via XX settembre e ha raggiunto via San Giorgio, alle spalle di piazza Caovur, dove è stata simbolicamente occupata l’ex scuola elementare Garaventa, svuotata dagli scolari dopo l’inaugurazione del nuovo edificio in piazza delle Erbe. Dalle finestre delle aule hanno affisso lo striscione con il polpo, simbolo storico del Buridda mentre dalla strada, i manifestanti sostenevano con slogan e applausi la pattuglia che innalzava la bandiera sul ‘palazzo conquistato’, urlando “Rioccupiamo quando vogliamo”.

Una marcia di giovani e meno giovani; ci sono anche bambini nel corteo per mano ai loro nonni, e due consiglieri comunali della Lista Doria, Marianna Pederzolli e Maddalena Bartolini, le due consigliere più giovani dell’assemblea di Palazzo Tursi.

Gli agenti erano ‘invisibili’: guardano da lontano, in borghese, mischiati tra i passanti. Lungo il percorso nessun poliziotto in assetto antisommossa. Il sindaco Doria esprime il suo dissenso sulle pagine del Secolo XIX, senza riuscire a frenare la resistenza della città nei confronti dell’atto da lui avallato e, piuttosto, proliferano i like sulla pagina face book del Buridda, dove gli attivisti rispondono “Riteniamo questa azione un atto politico del Comune di Genova, che dopo aver affossato una trattativa iniziata anni fa, ha deciso di andare muro contro muro nei confronti di una realtà che oltre a creare socialità in questi anni ha creato cultura e dato risposte che le istituzioni non sono più in grado di dare.
Questo momento di estrema sofferenza per la città ( scarpino, AMT, Piaggio, riparazioni navali, emergenza abitativa, ecc) il sindaco Doria pensa bene di rispondere con sgomberi e denunce nascondendosi dietro la sua più proverbiale ignavia.
Non staremo a guardare come non siamo stati fermi contro le ingiustizie che ci hanno colpito quotidianamente
Con più forza faremo sentire la nostra voce per restituire alla città il patrimonio di cultura, socialità e spazi che è stato e continuerà ad essere il Laboratorio Sociale Occupato Autogestito Buridda”.

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