“NON SONO SOLO NUMERI”

Il  fenomeno degli sbarchi, in questa terra di frontiera di un mare, il Mediterraneo, diventato, purtroppo luogo di sepoltura per tante vite spezzate.

Si tratta di donne, uomini e bambini che hanno sperato per mesi, forse anni di trovare all’al di là di quelle acque, un’altra vita, degna di essere vissuta. Sabato a Ragusa, il convegno organizzato dal Lions, con l’ASP e la Cattedra delle Culture, ha rappresentato un autentico momento di riflessione.

Palare, discutere e raccontare di quello che da circa  vent’anni è un fenomeno, quello degli immigrati, che ha cambiato la nostra società.

I primi immigrati arrivati nelle nostre zone si caratterizzavano come uomini che, lasciavano la loro terra, per trovare un lavoro e condizioni di vita migliore. Un po’ quello che succedeva a noi italiani, un esodo che, nel secolo scorso, vide milioni di Italiani che, morti di fame qui nella nostra terra, cercarono la speranza oltre oceano, nelle lontane Americhe e nella lontanissima Australia. E non dimentichiamoci le migliaia di Italiani che, nel secondo dopoguerra, migrarono verso la Francia, il Belgio, a Germania.

Purtroppo i sogni di molti migranti, spesso si sono infranti. Non hanno trovato, nelle nostre comunità, condizioni facili, inizialmente, e si sono dovuti adattare ai lavori più umili, più faticosi. A poco a poco hanno cercato di integrarsi e in buona parte ci sono riusciti. Il processo è ancora in itinere.

Negli ultimi anni, soprattutto a partire dal  2010, l’esodo degli sbarchi sembra inarrestabile.   Arrivano nelle coste della Sicilia, in particolare: Lampedusa, Agusta e Pozzallo una quantità notevole di migranti che cercano asilo politico.

Il 2011 è stato un anno senza precedenti per i popoli di Medio Oriente e Africa del Nord. Milioni di persone, uomini e donne in prima fila, hanno manifestato per un cambiamento anche quando la repressione delle forze di sicurezza diventava brutale, pagando anche con la vita. Questo stato di cose ha alimentato l’esodo di migliaia di persone che hanno lasciato le loro case in cerca di libertà e di garanzia di diritti. La speranza!

Dall’inizio dell’operazione denominata Mare Nostrum, voluta dal governo Letta, quale missione umanitaria per evitare tragedie come quella accaduta a Lampedusa, quando le acque lampedusane sono state funestate da centinaia di cadaveri di emigranti è iniziato un sistema di intercettazione dei barconi con numeri elevati di migranti che vengono salvati e condotti nei centri di prima accoglienza.

Pozzallo rappresenta un luogo di arrivo in grado di dare un primo soccorso, ma non è in grado reggere, perché non è nato per una numero così elevato di persone, un impatto così forte. Il rischio reale è quello che da  modello di eccellenza può diventare un luogo non in grado dare risposte sanitarie e sociali.

Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che – per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo.

A livello territoriale, Pozzallo, ente gestore, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore e con la collaborazione dell’Azienda Sanitaria di Ragusa, per la parte sanitaria, assieme alla prefettura di Ragusa riusciva, a   garantire interventi di “accoglienza integrata” che superavano la sola distribuzione di vitto e alloggio. Garantendo anche, in modo complementare, misure di informazione e di accompagnamento.

Lo SPRAR di Pozzallo è nato come un progetto caratterizzato da un protagonismo attivo, di dimensioni piccole – ideato  e attuato  a livello locale, con la diretta partecipazione degli attori presenti sul territorio. Ha   contribuito a costruire e a rafforzare una cultura dell’accoglienza presso le comunità iblea ed ha favorito la continuità dei percorsi di inserimento socio-economico dei beneficiari. Oggi tutto questo viene messo seriamente in pericolo.

Tuttavia la rete di solidarietà rappresentata dai centri di accoglienza di secondo livello, sta cercando di fornire risposte adeguate, almeno fino all’ottenimento dei permessi di soggiorno.

La Caritas di Ragusa, come le altre realtà, interviene per dare accoglienza agli immigrati.

“L’immigrazione, spesso identificata come luogo di povertà, di insicurezza, di conflittualità sociale, oltre che essere luogo di discernimento della qualità dei principi democratici, può diventare risorsa per la crescita dell’Italia: per il milione di ragazzi immigrati che vi nascono e crescono; per i giovani che arrivano nelle nostre città; per le storie familiari; per le culture, le esperienze di fede che invitano al dialogo e all’incontro; per una  nuova prossimità vicina e lontana che aiuta a riconoscere ogni persona nella sua dignità, interezza e unicità.” (XXII Rapporto della Caritas 2013)

Alcuni dati:

  • SICILIA 139.410 Popolazione straniera residente

Principali Paesi di provenienza:

  • 40.301 Romania*
  • 16.743 Tunisia
  • 13.338 Marocco
  • 11.370
  • 6.544 Cina

 

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