NON DIFENDIAMO L’INDIFENDIBILE

In Italia,  appena si cerca di colpire duramente un malcostume di creare un serio deterrente per chi non fa il suo dovere, o sic et simpliciter delinque, si  stracciano le vesti  la destra, la sinistra, i sindacati, e così  si rimane impantanati in una situazione in cui i cittadini restano ostaggio degli impiegati disonesti che timbrano e vanno farsi gli affari loro e di chi, alla guida di un auto, ammazza la gente. Qui non si tratta di essere contro o a favore del Governo Renzi ma di tutelare i cittadini onesti che giustamente chiedono allo stato efficienza e certezza della pena per chi è un pericolo.

E’ di qualche giorno fa l’emendamento  di Forza Italia, saluitato con grida di gioia(!) contro il progetto di Legge che prevedeva l’arresto per chi causa un incidente stradale con delle vittime. Se chi investe soccorre le vittime non viene arrestato, e così è svuotato il significato di un provvedimento invocato da più parti, soprattutto dai familiari delle vittime di incidenti.

Questi ultimi ,anche se il congiunto resta in vita ,lo scrivo per esperienza personale,trascorrono mesi e talora anni in continua angoscia per la disabilità e la salute del congiunto e la loro qualità della vita viene stravolta da continui ricoveri in ospedali anche lontani dalla propria residenza, con pregiudizio per il proprio rendimento sul lavoro, mentre chi lo ha investito magari va a farsi un viaggio per superare lo chock di aver lanciato per aria come un pupazzo un pedone, percorrendo una strada cittadina a velocità da super strada ( per giunta il soggetto in questione  ha dei precedenti e la sua assicurazione ha già dovuto versare congrui indennizzi.)

Ora, che si sta finalmente cercando di colpire chi timbra o fa timbrare un collega e non va a lavorare, le opposizioni e i sindacati vengono a dirci che le leggi per punire questi soggetti ci sono già, e allora perché non sono state applicate? Evidentemente erano inadeguate o non prevedevano le responsabilità dei dirigenti se ad un cittadino convocato, per giunta, da un ente pubblico in ore di ricevimento toccava vedere otto, diconsi otto, uffici con la porta aperta, il titolare assente perché in pausa caffè.

Penosa ieri su l’Arena la maldestra difesa della moglie del vigile in mutande, perché questo signore che non si vergogna di girare in slip,(la moglie ha detto che una volta è uscito così per fare delle multe davanti alla sua abitazione) si vergognava di presentarsi in  Tv ed ha mandato allo sbaraglio la moglie che si arrampicava, poverina, sugli specchi. La realtà ha superato le gag della commedia all’italiana, altro che Checco Zalone!

Questo signore aveva un tipo di lavoro che il nostro dialetto definisce “casa e putia”: da custode di una struttura del comune poteva timbrare restando praticamente a casa, ciononostante incaricava talora la moglie o la figlia di farlo per suo conto. La domenica, siccome gli piaceva starsene comodamente a letto sino a tarda ora, se capitava di dover andare in servizio come vigile urbano, perché aveva anche questo incarico, non si prendeva nemmeno il disturbo, per timbrare, di mettersi un paio di pantaloni.

Per rispetto dei cittadini onesti che pagano le tasse, per rispetto dei giovani con due o tre lauree che non trovano lavoro o vengono indegnamente sfruttati, ben vengano provvedimenti  che puniscano adeguatamente, anche sul piano economico, questi soggeti  e costituiscano un serio detrrente per chi voglia imitarli.

Laura Barone

 

 

 

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