“Noi farmacisti, una categoria a rischio. Siamo filtro e punto di riferimento per le persone”. Intervista al dottor Raffaele Incardona

La morte del dottor Rosario Guastella, farmacista vittoriese, prematuramente scomparso per Covid, ha scosso l’opinione pubblica di tutta la provincia e ci ha spinti a porgerci delle domande importanti: quanto è a rischio questa categoria professionale, fin troppo spesso dimenticata? La risposta non è facile ma una cosa è certa: i farmacisti sono certamente esposti al pericolo di contagio da Covid e al momento sono coloro che fungono da filtro della popolazione e sono in qualche modo diventate il punto di riferimento per la tutti, in un momento in cui i medici di base non ricevono di persona e gli ospedali sono quasi saturi. Un ruolo difficile, ma a cui però non ci si sottrae.

E non si è sottratto al suo dovere neanche Antonio Pampalona, il farmacista di Caltagirone scomparso per Covid pochi giorni fa. E’ stato il 18esimo farmacista, secondo le stime di Federfarma, a morire in Italia per il Covid.
Abbiamo deciso di ascoltare sull’argomento un professionista del settore: il dottor Raffaele Incardona, 30 anni, farmacista di Chiaramonte Gulfi che ci ha spiegato quali sono, al momento, i maggiori rischi che corre la categoria e com’è cambiato il ruolo del farmacista a causa della pandemia.

Dottor Incardona, quali sono al momento a suo parere i maggiori rischi che corre un farmacista?
“A causa della pandemia, anche il nostro ruolo, in un certo senso, è cambiato. Noi siamo il filtro della popolazione che al momento non ha altre persone a cui rivolgersi, personalmente, in caso di patologia. I medici di base, al momento, non ricevono di persona, salvo per appuntamento: anche loro, infatti, sono oberati di lavoro e in gravissima difficoltà.  Gli ospedali sono oberati dal Covid. E’ normale, dunque, che le persone si rivolgono al farmacista, diventato oggi più che mai punto di riferimento. Il rischio che si corre è quello che una persona, certamente in buona fede, si presenta magari con dei sintomi che possono essere scambiati con quelli di un banale raffreddore. Ci è capitato, ad esempio, il caso di una persona che si è presentata con una febbriciattola e il mal di gola. Le abbiamo consigliato di fare il tampone e di non venire in farmacia. Come non detto: si è presentata per comprare l’aspirina, in attesa del tampone”.

L’attesa del tampone e dei tempi tecnici, può dunque diventare anch’esso un problema.
“Certamente. Tutto il sistema sanitario ha delle falle. L’attesa può essere a volte anche di due settimane e la gente magari non si rende conto che deve aspettare in casa e quindi esce e rischia di contagiare qualcun altro. In farmacia abbiamo i dispositivi di protezione, ma alcuni non comprendono e allora si avvicinano troppo e non mantengono le distanze. I dispositivi di protezione, se correttamente usati, possono funzionare anche fino al 98%. Una cosa su cui si dovrebbe lavorare, secondo me, è sullo scambio dei soldi in contanti. E’ stato statisticamente provato che una banconota, in un giorno, passa come minimo dalle mani di 5 persone diverse. E questo, naturalmente, può diventare veicolo di contagio. Sarebbe opportuno iniziare a lavorare seriamente sulla possibilità di usare una moneta elettronica”.

Che cosa ne pensa dell’ipotesi avanzata qualche tempo fa di effettuare i tamponi in farmacia?
“Personalmente, sono contrario. Le farmacie dovrebbero fare il tampone in una stanza a parte e non tutte sono attrezzate in questo senso. Inoltre, il farmacista non può effettuare il tampone, deve essere il medico a farlo. Ciò significa che un medico dovrebbe stare in farmacia. Mi sembra una proposta inattuabile al momento”.
Parliamo di mascherine: quali vanno per la maggiore?
“Se in una prima fase le chirurgiche andavano per la maggiore, al momento devo dire che la gente preferisce le FFP2, perché filtrano di più e coprono meglio naso e bocca. Vanno molto anche le mascherine in gomma. Sono scelte personali”.
Se la sente di dare un consiglio a tutti, in questo difficile momento?
“Invito la gente che ha dei sintomi a fare il tampone, anche quello rapido e gratuito. E’ davvero un ottimo servizio quello dello screening gratuito, penso sia la soluzione migliore. Invito anche chi è in giro a fare festicciole, magari nascosti per bene e con nuclei familiari diversi, a non farlo. Questo virus ci mette in difficoltà perché è variabilissimo: si passa dall’asintomatico a chi è in fin di vita. Per questo ci sconvolge e ci destabilizza”.

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