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“NO ARANCE SICILIANE? NO SPREMUTA!”: LA NUOVA CAMPAGNA DEL CODACONS A FAVORE DEL MADE IN SICILY
07 Feb 2012 11:45
Il Made in Italy, o stavolta sarebbe meglio parlare di Made in Sicily, torna a interessare il Codacons: troppi consumatori siciliani, e non, lamentano infatti di trovare sempre più spesso nei canali della grande e piccola distribuzione arance spagnole o nordafricane, piccole e sbiadite. E le nostre? Le nostre meravigliose arance, ricche di proprietà nutritive superiori marciscono sugli alberi. Ad ovviare al problema dell’acquisto consapevole ci può aiutare l’etichetta indicante la provenienza, ma non possiamo dire lo stesso quando acquistiamo una spremuta fresca di arance al bar o al ristorante perché non possiamo sapere con certezza con quali agrumi essa sia stata fatta e da dove questi provengano, e certamente gusto e colore sono indicazioni valide, ma non sufficienti.
Il Codacons così propone la campagna “No arance siciliane? No spremuta!” chiedendo ai consumatori di vigilare e pretendere spremute fatte solo con vere arance sicule: “La campagna che promuoviamo – afferma Francesco Tanasi, Segretario Nazionale del Codacons – in tutela dell’agricoltura siciliana e della salute dei consumatori ha un nome divertente, che richiama quello di una famosa campagna pubblicitaria televisiva. L’intento è quello di sensibilizzare in primo luogo gli stessi siciliani e poi anche il resto d’Italia sull’ importanza di sponsorizzare e tutelare i prodotti locali, soprattutto quando hanno delle qualità decisamente superiori a quelle dei prodotti d’importazione. Esempio emblematico è proprio quello delle arance siciliane, famose in tutto il mondo per la loro bontà, bellezza e proprietà. Nonostante questo sono presenti su una minima parte delle tavole dei siciliani e in quasi nessuno dei bar, self service e ristoranti che propongono le spremute fresche nei loro menù.”
Tanasi ritiene assurdo che le nostre meravigliose arance rimangano a marcire sugli alberi mentre sulle nostre tavole vengono servite spremute anemiche di arance dalla non meglio definita provenienza. “La Campagna – conclude – dovrà essere sulla bocca di tutti, come garanzia di qualità e provenienza intanto delle spremute che beviamo e in sede più allargata di tutti i prodotti che la Sicilia produce in abbondanza ma che sono poi boicottati dagli stessi distributori siciliani, per questione di guadagni e interessi, a discapito della qualità e della freschezza del prodotto”.
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