NO AI PROGETTI DI SONDAGGIO E PERFORAZIONI PER RICERCA IDROCARBURI

Il Presidente del Consiglio Comunale Giovanni Iacono ha proceduto alla convocazione straordinaria della Conferenza dei Capigruppo per proporre l’approvazione di un documento unitario da opporre alle richieste di prospezioni geofisiche nel mare del Ragusano, propedeutiche a successive trivellazioni per la ricerca di idrocarburi. Si è trattato, nello specifico, della istanza per valutazione dell’impatto ambientale ai sensi del D.Lgs 152/2006,  per il permesso di ricerca idrocarburi, denominata “d 361 C.R. – TU” presentata dalla Transunion Petroleum Italia.  Era stato fissato alla data odierna, del 3 settembre, il termine ultimo per la presentazione delle osservazioni/opposizioni al Ministero dell’Ambiente in merito al permesso di ricerca presentato dalla compagnia, dopo che questa aveva presentato integrazioni al progetto di ricerca.

Nonostante le competenze di risposta alla istanza della società rimangono in carico all’Amministrazione Comunale, che ha espresso già parere negativo con apposita comunicazione inviata, in data 11 luglio 2013, al Ministero dell’Ambiente, al Dipartimento Regionale dell’Assessorato del Territorio e dell’Ambiente della Regione Siciliana, nonché alla Società interessata, il Presidente Iacono ha ritenuto opportuno produrre un ennesimo pronunciamento negativo, a nome del Consiglio Comunale, per rafforzare la netta posizione contraria di tutto il territorio verso questo genere di ricerche che, come si legge nel documento che riportiamo appresso integralmente, può provocare enormi danni all’ambiente e all’ecosistema marino interessati dalla ricerche.

Il pronunciamento, emesso unanimemente dai Capigruppo consiliari, fa seguito ad analoghi documenti di altri Comuni interessati e dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Provincia Regionale di Ragusa che si è avvalsa, per produrre le sue osservazioni negative della competenza e delle professionalità d’avanguardia del settore Geologia e Tutela Ambientale.

 

Ecco il testo del pronunciamento unanime emesso dalla Conferenza dei Capigruppo Consiliari:

Oggetto: Procedimento di valutazione impatto ambientale ai sensi del D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii. istanza di permesso di ricerca idrocarburi denominata “d 361 C.R. – TU” presentato dalla Transunion Petroleum Italia srl – valutazione impatto ambientale prospezioni geofisiche

PREMESSO che le praterie marine a posidonie costituiscono uno degli habitat più importanti del Mediterraneo per il ruolo fondamentale che svolgono per l’equilibrio dell’ecosistema e della biodiversità;

CONSIDERATO che il nostro territorio è estremamente ricco di beni culturali, naturalistici e paesaggistici che costituiscono un patrimonio essenziale da salvaguardare e valorizzare;

TENUTO CONTO che lo sviluppo turistico, culturale ed ambientale dell’intero territorio è indirizzato ad uno sviluppo eco-sostenibile teso a valorizzare i beni patrimonio dell’Umanità, culturali ed ambientali escludendo qualsiasi forma di alterazione e inquinamento del patrimonio stesso;

PRESO ATTO che la società in oggetto ha richiesto di effettuare ricerche di idrocarburi off-shore nel tratto di mare ricadente nel nostro territorio;

CONSIDERATO che la tecnica di perforazione ‘airgun’ che la società intende utilizzare è ad altissimo impatto ambientale come dimostrato in molti studi e produce danni alla fauna e ai mammiferi marini oltre a provocarne l’allontanamento;

CONSIDERATO che la zona da sottoporre a prospezioni geofisiche è in prossimità di un nodo sismogenetico e quindi di una zona capace di generare terremoti di magnitudo M>= 6;

TENUTO CONTO che la zona da sottoporre a prospezioni geofisiche è limitrofa a zone SIC, ZPS ed aree archeologiche e quindi ad aree protette;

questa conferenza dei capigruppo consiliari del Comune di RAGUSA, all’unanimità, in rappresentanza dell’intero Consiglio Comunale

DECIDE

di condividere le osservazioni presentate dall’Assessorato Territorio, Ambiente e Protezione Civile, settore geologia e tutela ambientale della Provincia di Ragusa e dal settore VI Ambiente, Energia, Protezione civile del Comune di Ragusa;

di esprimere parere contrario alle prospezioni geofisiche nel mare del Ragusano;

di dare mandato al Presidente del Consiglio Comunale di Ragusa di trasmettere la presente al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare (divisione II della D.G. per le valutazioni ambientali), al Presidente della Regione Siciliana, alla Regione Siciliana, Dipartimento Regionale del Territorio ed Ambiente (servizio I VIA-VAS), ai Sindaci ed ai Presidenti dei Consigli Comunali della Provincia di Ragusa.

 

Nel dare plauso all’iniziativa di Iacono, unendosi agli interventi in tal senso dei colleghi consiglieri Mirabella, Ialacqua, La Porta e Tumino, la capogruppo dell’UDC Sonia Migliore ha voluto esternare una osservazione, giudicata superpertinente dal Presidente, in ordine a possibili autorizzazioni di livello superiore dell’ordinamento statale che potrebbero inficiare la valenza di questi pareri negativi che si ridurrebbero a meri pronunciamenti politici di valore astratto.

Di certo, aggiungiamo noi, si tratta di questioni assai delicate, che non sono venute a conoscenza dell’opinione pubblica essendo cadute a cavallo del periodo elettorale che ha ingessato, per parecchi mesi la vita pubblica locale.

Assai criticabile l’operato del Commissario Regionale che non ha portato a conoscenza dei cittadini l’ultima istanza della Società, del 10 maggio 2013, come pure lascia perplessi il silenzio dell’Amministrazione sul procedimento di valutazione ambientale con l’invio del parere negativo in data 11 luglio 2013.

Per le diverse implicazioni di carattere ambientale e naturalistico era d’uopo dare massima divulgazione della potenziale minaccia che si profilava a danno del territorio, come appare strano il silenzio delle associazioni ambientalistiche che non hanno debitamente informato le comunità interessate, come invece avvenuto in altre regioni interessate da analoghe istanze della Transunion Petroleum in cui sono stati lanciati appelli ai Comuni per far sentire forte la voce voce nelle sedi opportune, mobilitando i cittadini e le categorie economiche.

La vicenda assume contorni che si potrebbero definire anche inquietanti, se si scende nei particolari dei progetti di ricerca. Da Scozia, Inghilterra e Canada arrivano sulle coste del sud Italia strane società con capitali sociali molto bassi che chiedono (e talvolta ottengono) i diritti per esplorare il terreno in cerca di petrolio. Apparentemente risultano slegate dai colossi dell’oro nero, che pure sono in ballo nelle stesse regioni con le loro società controllate. L’obiettivo, in realtà, è un altro: esplorare i fondali il più possibile per trovare qualche giacimento. E poi cercare di far soldi vendendo i diritti di sfruttamento.

Le ultime integrazioni alle richieste già inoltrate sono piovute al Ministero dell’Ambiente il 14 maggio scorso, allorquando la Transunion Petroleum Italia, una srl nata nel 2009 con un capitale sociale piuttosto esiguo, 120 mila euro, chiede il permesso di cercare idrocarburi su aree che complessivamente superano i 1.100 chilometri quadrati. Una riguarda l’esplorazione di un’area di 497 chilometri quadrati al largo di Gela (Cl), in Sicilia, a una distanza di circa 5 miglia nautiche dalla costa. L’altra ha come obiettivo un’area di 623 chilometri quadrati nel golfo di Taranto, anche in questo caso a cinque miglia dalle costa di Basilicata e Calabria, tra i comuni di Policoro (Mt) e Trebisacce (Cs).

La richiesta, come da prassi, è stata depositata anche presso tutti i comuni e gli enti locali interessati, e di qui le richieste di valutazione d’impatto ambientale.

Preoccupati di come si può autorizzare una società che ha un capitale sociale così basso, preoccupati di eventuali danni ambientali, molti si sono chiesti chi ci sia dietro la Transunion Petroleum Italia.

Attraverso la Nautical Petroleum Plc, con sede a Londra, la società fa capo alla Cairn Energy.

Quest’ultima, con quartier generale in Scozia, è una società attiva nello sviluppo ed esplorazione di gas e petrolio. Un gruppo importante, ma non certo un big del settore.

Qualche tempo fa è scoppiato il caso della San Leon Energy, società costituita a Lecce con appena 10 mila euro di capitale sociale, e controllata dall’omonimo gruppo dublinese. Nel 2010 ha messo nel mirino tre aree per complessivi mille metri quadrati al largo della coste di Sciacca (Ag). Anche in quel caso alcune associazioni ambientaliste hanno fatto le barricate, riuscendo a far impantanare alcune procedure.

Altro caso riguarda la Cygam Energy, controllata italiana dell’omonimo gruppo canadese che in Italia vanta già permessi di esplorazione nell’Adriatico, nel canale di Sicilia e nell’entroterra abruzzese.

Dagli ultimi bilanci approvati Transunion, San Leon e Cyram hanno fatturati pari a zero.

Ma se non guadagnano, che interesse hanno?

Per alcuni ambientalisti e sindaci locali hanno l’obiettivo di esplorare il più possibile, facendosi assegnare il maggior numero di autorizzazioni. Così poi magari riescono a vendere i diritti di sfruttamento al colosso petrolifero di turno. Si tratta quindi di una sorta di intermediari del petrolio. Che però fanno correre qualche rischio all’ambiente. Le tecniche di esplorazione, basate sulla produzione di onde sismiche, possono nuocere gravemente a fauna e flora marina. Ma proprio per questo c’è la Valutazione d’impatto ambientale.

 

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