NELLE MARCHE NON SOLTANTO IL VERDICCHIO

Quando si parla di vino marchigiano, si pensa immediatamente al Verdicchio dei Castelli di Jesi o al Conero. Ma le Marche possiedono, come d’altronde tutte le regioni italiane, una ricca varietà di vitigni e di conseguenza di vini. Negli ultimi anni hanno riscosso molto successo due vitigni in particolare, il pecorino e la passerina, riconducibili entrambi soprattutto sotto il nome della DOC Offida. Questa DOC è situata nella provincia di Ascoli Piceno, dove una denominazione molto flessibile permette di produrre vini bianchi, rossi passiti, vin santo e spumante. Il successo che ha coinvolto questa DOC si deve, però, ai due vitigni sopracitati, pecorino e passerina, che appartengono alla tipologia dei vitigni a bacca bianca, tanto che, parlando di Offida, si pensa istantaneamente a questi due vitigni, che inoltre sono considerati autoctoni del luogo. Sebbene siano consumati generalmente fermi, la versione spumante, per quanto riguarda la passerina, è molto richiesta, soprattutto se vinificata con il metodo Martinotti, più immediato e più indicato per vitigni dalla struttura non eccessiva.

Tra i due, il vitigno che esprime una maggiore personalità, è il pecorino, quando coltivato in luoghi freschi e ad alta quota, in modo da trattenere un carattere di freschezza, che altrimenti si perderebbe, riducendo così questo vitigno a un comune vino bianco di poca personalità. Le sue caratteristiche di fioritura tardiva e maturazione precoce non sono indicate infatti nei luoghi eccessivamente afosi. Ecco perché i risultati dei vini a base di pecorino possono essere molto diversi tra di loro. Ad aggiungere maggiore confusione nella determinazione del carattere di questo vitigno, si aggrega il fatto che è sorto il dubbio che non tutti i vigneti classificati come pecorino siano effettivamente di questo vitigno. Purtroppo questa è una storia che si ripete costantemente in un paese così ricco di varietà di vitigni, dove spesso uno di essi è indicato con più nomi o dove sotto una stesso vitigno sono inglobati vitigni diversi. In ogni caso, il pecorino ottiene buoni risultati non solo a Offida, ma anche in tutto l’arco appenninico delle Marche, l’Umbria e l’Abruzzo.

In passato, come quasi tutti i vitigni in Italia, soprattutto quelli considerati secondari, veniva assemblato con altri vitigni ed era considerato un vitigno miglioratore, grazie alla sua acidità e alla intensità di profumi. Oggi, grazie a una inversione di tendenza che vuole vitigni vinificati in purezza piuttosto che in assemblaggio, il pecorino si è fatto un nome.

I vini da pecorino mantengono, nelle versioni più interessanti, un impatto olfattivo molto intenso, anche se non particolarmente variegato, che si districa tra le sensazioni floreali e quelle fruttate. Possiede, rare volte va detto, delle interessantissime sensazioni minerali, che possono ricordare in qualche modo gli idrocarburi. È un vino, che per quanto possieda una certa acidità, possiede allo stesso tempo una più che discreta struttura, tanto da poter accompagnare piatti a base di pesce ben elaborati.

Diversamente si presenta la passerina, che ha una struttura indubbiamente più snella e perciò indicata alla spumantizzazione, in particolare con il metodo Martinotti. Possiede un colore molto tenue, un profumo delicato e particolarmente fruttato. Nella versione spumante è ovviamente fresco, con corpo medio basso e una certa sapidità, che però non è sempre presente in tutti i vini a base di questo vitigno. La persistenza è minore rispetto al pecorino, ma non è neanche troppo breve.

Visto il corpo più snello e la spiccata tendenza ad assemblarlo nella versione con le bollicine, la passerina si presta maggiormente come vino da antipasti a base di pesce, possibilmente non troppo elaborati.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it