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“Nel nostro futuro tu ci sei”: il dolore di Vittoria per la scomparsa di Martina e del padre Giuseppe dopo incidente sulla Gela-Catania
03 Ago 2025 13:33
Un’altra tragedia stradale ha colpito il cuore della comunità di Vittoria. Sono Giuseppe Ruscica, 71 anni, e sua figlia Martina, 33 anni, le due vittime dell’ennesimo gravissimo incidente avvenuto sulla SS117 bis, la Gela-Catania, all’altezza di Caltagirone. Sei i feriti, tra cui un bambino di 10 anni. Alcuni in condizioni molto gravi.
Martina era un’insegnante. Una giovane donna cresciuta a Vittoria, dove ha frequentato le scuole e dove ancora vivono tanti amici, tanti volti che oggi faticano a trattenere le lacrime. Dopo essersi trasferita altrove, aveva mantenuto saldi i legami con la sua città. E proprio da Vittoria, appena la notizia ha iniziato a circolare, è partita un’ondata di commozione, incredulità e dolore profondo. Il passaparola sussurrato tra amici, poi un post toccante, struggente, di chi con Martina ha condiviso i pezzi importanti della vita.
“Arriva di notte una chiamata con una notizia che non vuoi sentire… e la parte innocente sparisce per sempre”, scrive una sua amica. Parole che colpiscono come un pugno allo stomaco, perché sono vere, perché parlano della vita che si spezza all’improvviso, senza un senso. E poi la riflessione, da insegnante a insegnante, che resta nella testa di chi legge: a che serve tutto l’affanno, tutte le corse, se poi non abbiamo il tempo per usarlo davvero quel tempo?
Nel drammatico incidente sono rimaste coinvolte cinque vetture, tra cui due autoarticolati. La Hyundai Tucson su cui viaggiavano le due vittime è precipitata in un burrone dopo il violentissimo impatto. A bordo c’era anche la moglie di Giuseppe, madre di Martina: è sopravvissuta ma versa in gravi condizioni in ospedale a Catania. Le operazioni di soccorso sono state complesse: i vigili del fuoco di Caltagirone e Palagonia hanno dovuto lavorare a lungo per estrarre i corpi.
Oggi a Vittoria il tempo sembra essersi fermato. È quel tipo di lutto collettivo che non si misura solo nei numeri o nei necrologi. È il silenzio pesante delle scuole che Martina ha frequentato, delle strade percorse da ragazza, degli amici che ora cercano di riordinare i ricordi. La sua voce, la sua schiettezza, la sua forza, resteranno impresse nella memoria di chi l’ha conosciuta.
E mentre ancora una volta si piange per vite spezzate su strade diventate trappole mortali, si avverte il bisogno di alzare la voce. Non solo per chiedere più sicurezza e prevenzione – che è urgente – ma anche per riportare al centro della discussione un tema che troppo spesso passa in secondo piano: la fragilità del tempo. Quello che diamo per scontato, che consumiamo senza pensarci. Quello che – come in questo caso – non ci è più concesso.
Martina e Giuseppe non torneranno. Ma resteranno nella memoria viva di una comunità ferita, che oggi li piange come figli propri. Perché ogni tragedia come questa, a Vittoria, non è mai solo una notizia. È un colpo al cuore. Ha collaborato Francesca Cabibbo

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