Movida e rifiuti. I giovani di oggi sono più incivili?

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

L’antropologo Lewis Morgan già nel 1848 scriveva: “Se vuoi misurare il grado di civiltà degli abitanti di una piccola comunità, quale è quella ragusana, esplora con attenzione le spiagge del litorale ibleo al secondo albeggiare di ogni santa domenica.”

Il mattino ci ha spesso e volentieri consegnato uno spettacolo osceno di mozziconi di sigarette, bicchieri di plastica, vetri rotti, sacchetti, fazzolettini attorno a contenitori strabordanti della differenziata (che fanno la lap-dance attorno a un palo oramai senza parole). Prima che lo sforzo paziente degli operatori ecologici tentasse di porvi rimedio.

Non chiedete mai a un sedicenne: “Guarda che casino! Tu lo faresti mai a casa tua?” Potrebbe guardarvi interdetto e rispondervi così: “Certo!”
Niente sembra spaventarli.

Ironie a parte, l’ineducazione civica di alcuni adolescenti e giovani fa capolino soprattutto quando si divertono in gruppo. La psicologia, la pedagogia, la scuola, la famiglia, la cultura green sembrerebbero aver fallito. Come se per molti giovanissimi fosse più facile pulire e mettere ordine dentro lo smartphone piuttosto che nello spazio vitale intorno, fosse esso la propria stanza, la cucina o il soggiorno, la propria città e l’angolo che, cittadino e membro di una comunità, ognuno di loro sta abitando in prestito. In molti hanno silenziato le notifiche della Greta del loro tempo.

Ma ora io non voglio fare il verso ai miei colleghi più bacchettoni. I ragazzi hanno diritto e bisogno di ballare e cantare e divertirsi insieme, dopo mesi di “restrizioni”, fino all’alba. E fino al tramonto. È in gioco la loro integrità psicologica e relazionale. Nell’auspicio che sappiano orientarsi tra gli eccessi, gli sbagli, i segreti e le bugie, le trasgressioni, le intemperanze, le liti e gli schiamazzi.

È vero. Noi eravamo diversi. Forse. Ho un vago ricordo di tizzoni ancora ardenti abbandonati tra massi, lattine e spartiti di Lucio Battisti sulle spiagge e i falò dei miei sedici anni. Ma eravamo comunque diversi. Credetemi sulla parola. Non fosse altro che per Lucio. 

Diversi lo eravamo un minimo sugli orari, ad esempio. In questa Era, quando, a mezzanotte, barcollando verso il letto e il climatizzatore, annunciamo con entusiasmo: “Carla, siamo tornati!” “Io sto uscendo”: gelida, mormora ella dallo specchio del bagno.  

Perché mai le creature dai 15 anni in su tendono a vivere solo di notte? Ma davvero devo credere che abbiamo allevato dei vampiri in questi anni? Alle soglie del terzo millennio, mentre i dinosauri dormono, questi Twilight dello Scalo Trapanese (fuit) sbocciano in gloria. La notte è il loro giardino segreto, un mondo parallelo, un Matrix del “non rompere tu, tranqui, torno a casa, torno. Ora dormi.”  La movida dei più giovani sembrerebbe a volte dire che in loro non spicca un altissimo senso di responsabilità. Eppure, ad esempio, è alta la percentuale dei ragazzi coscienziosi.

E, infine, diciamocelo, sappiamo tutti che ad insozzare di discariche abusive il nostro mondo non sono appunto i ragazzi, ma soprattutto alcuni adulti di secondo e terzo pelo. Uomini che probabilmente sanno chi è Lucio Battisti e ricordano magari il titolo di alcune canzoni. Senza aver mai capito nessuna delle poesie di Mogol.

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