Morto Nunzio Iacono, ultimo discendente della famiglia nobiliare, protagonista della storia di Comiso di fine 800

È morto a Comiso Nunzio Iacono, ultimo esponente della famiglia Iacono, che ebbe un ruolo di rilievo nella Comiso nel 1700 – 1800. Aveva 54 anni, era ricoverato in ospedale. Dieci giorni fa, era morta la madre, Maria Molino, con cui l’uomo viveva. I funerali si sono svolti questa mattina nella basilica di Santa Maria delle Stelle, a Comiso.

Il bisnonno Gioacchino Iacono: le sue foto immortalarono Comiso di fine 800

Il bisnonno di Nunzio Iacono, Gioacchino, ha avuto un ruolo di rilievo nella vita sociale della città. Appassionato fotografo, sul finire del 1800, immortalò con i suoi scatti i personaggi della famiglia Iacono, ma anche tante persone, anche di umili origini, che ruotavano attorno ad essa: contadini, pastori, uomini e donne, volti segnati dalla fatica e dal dolore, persino un piccolo gruppo musicale. Molte delle foto vennero realizzate nella tenuta degli Iacono, in contrada Boscorotondo, dove tuttora esiste la grande casa signorile che costituiva l’abitazione estiva della famiglia. Alcune foto vennero realizzate negli interni, altre negli ampi piazzali, altre ancora nel grande terrazzino ancora visibile per chi percorre la strada provinciale che da Comiso conduce in direzione di Pedalino, nei pressi del nuovo aeroporto di Comiso.

Comiso ieri – Immagini di vita signorile e rurale: il libro che rese famoso Bufalino

Le foto di Gioacchino Iacono furono scoperte negli anni 70 dal nipote omonimo, Gioacchino Iacono junior, padre di Nunzio, in una soffitta nella grande casa di contrada Boscorotondo, durante una perlustrazione nella villa ormai disabitata condotta insieme a Gesualdo Bufalino. Lì vennero trovate le antiche lastre di collodio, dove venivano impresse le immagini delle macchine fotografiche di fine Ottocento. Bufalino ne rimase attratto e ne scrisse qualche articolo. Le foto furono dapprima pubblicate a livello locale, poi vennero visionate da Enzo ed Elvira Sellerio e confluirono in una pubblicazione Comiso ieri – Immagini di vita signorile e rurale, 1978, insieme a quelle di Francesco Meli. L’introduzione al volume di Gesualdo Bufalino contribuì a fare conoscere lo scrittore, fino a quel momento ignoto, a Elvira Sellerio, che intuì che egli poteva avere qualche “romanzo conservato nel cassetto”. Le foto vennero ripubblicate da Sellerio con il titolo Il tempo in posa, curato anch’esso da Bufalino: quest’ultimo volume conteneva le foto dui Gioacchino Iacono Caruso, di Francesco Meli Ciarcià e dei ragusani Carmelo Arezzo e Corrado Meli, anche gli ultimi due esponenti dell’aristocrazia iblea.

 Di lì a poco venne dato alle stampe Diceria dell’untore, primo romanzo di Bufalino, che vennepubblicato nel 1981 e vinse il Premio Campiello lo stesso anno. Fu l’inizio della parabola di Bufalino scrittore, andata avanti per circa 15 anni, fino alla sua morte, avvenuta nel 1986. Tutto era iniziato con la scoperta delle foto di Gioacchino Iacono Caruso.

Le lastre di collodio furono restaurate, le foto salvate e alla fine degli anni 90 vennero acquisite dal comune, che oggi le conserva e che ha permesso di stampare alcune foto, visibili in alcune stanze del primo piano del palazzo municipale.

Di recente, le foto di Giacchino Iacono Caruso hanno ispirato i murales realizzati nell’ambito dell’iniziativa “Comiso Arte Pubblica”, in corso Ho Chi Min. In uno dei murales è stata riprodotta l’immagini di Carmelo Cabibbo (figlio del medico Nicola Cabibbo, fondatore dell’ospedale di Comiso). Il bimbo, ritratto a fine 1800 in sella al suo triciclo, è stato riprodotto nel murales di Cas Ma’Claim.

È nel gioco fra pieno e vuoto, fra memoria e oblio, che vanno lette le opere che compongono il doppio murale della trafficatissima rotatoria di corso Ho Chi Minh.

Dalla figura isolata e scarna di Carmelo Cabibbo Iacono – il bambino in triciclo ritratto da Case Ma’Claim – all’affollata composizione che lo affianca – realizzata da Marat Morik – in cui il ritratto di due figure femminili viene come inghiottito da frammenti di storia locale, raccolti durante un lavoro di ricerca preliminare svolo sul territorio:

Il padre Gioacchino Iacono junior: le battaglie legali per la sorgente e la saia di contrada Cifali

Gioacchino Iacono junior balzò agli onori della cronaca negli anni 80, grazie alla partecipazione, insieme alla moglie, ad una trasmissione televisiva su Canale 5: erano le prime trasmissioni tv con partecipazione del pubblico, un modello poi diffuso a macchia d’olio fino ai giorni nostri.

Egli condusse anche una battaglia legale contro le perforazioni per i pozzi di contrada Sciannacaporale, tra Chiaramonte Gulfi e Ragusa, condotte negli anni 80- 90 dal comune di Vittoria per consentire l’approvvigionamento idrico della città, fino a quel momento alle prese con gravi carenze idriche. Iacono cercò di sostenere che quelle perforazioni non erano autorizzate e che avevano gravemente compromesso la sorgente di contrada idrica, le cui acque, raccolte in una “saia”, consentivano di irrigare i campi di una vasta zona circostante. I proprietari dei terreni che ne fruivano erano riuniti in un consorzio di bonifica, denominato appunto con il nome di Cifali. La battaglia si concluse con un nulla di fatto. La sorgente di Cifali oggi non c’è più, l’acqua che sgorga è solo un lontano ricordo: rimangono visibili alcuni tratti della vecchia condotta a cielo aperto. Gioacchino Iacono è morto circa 30 anni fa. Nunzio Iacono, unico figlio, si è spento nel giorno di Natale, dieci giorni dopo la morte della madre.

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