MODICA, INTITOLATA UNA VIA A GIUSEPPE IMPASTATO

Con la scopertura della targa che intitola la Via Peppino Impastato  (la bretella di intersezione tra Via Alcide De Gasperi e Via San Giuliano) da parte del Sindaco si è conclusa, stamani, la cerimonia commemorativa, promossa dall’Amministrazione Comunale, in ricordo di Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948Cinisi, 9 maggio 1978).

La giovane vittima della mafia, esempio di coerenza civile e democratica è stata ricordata attraverso il suo pensiero e la sua azione di libertà nell’auditorium del Liceo Scientifico “Galileo Galiei” della Città,gremito di  studenti delle ultime classi, al cospetto delle istituzioni e delle autorità civili e militari.

Il Sindaco Antonello Buscema, nel suo saluto, ha rimarcato il valore della memoria che si collega alla figura del politico, dell’ attivista diventato famoso per le denunce  contro le attività della mafia, lui appartenente ad una nota famiglia mafiosa di Cinisi che gli costarono il sacrifico più alto, un sacrificio che ne ha fatto un martire di libertà.

Ed è questo l’esempio alto, ha continuato il Sindaco, che viene donato alle giovani generazioni perché ne facciano punto di riferimento quotidiano per una crescita civile e democratica.

La mattinata si è caratterizzata anche per alcune riflessioni, spunto per un confronto successivo con gli studenti, con due alti magistrati: il  procuratore capo della Repubblica del Tribunale di Modica, dott. Francesco Puleio e il magistrato di Corte d’Appello di Caltanissetta, Giovanni Tona. L’incontro è stato moderato dal Prof. Maurilio Assenza.

Il procuratore Francesco Pulejo ha sottolineato, attraverso una mappatura puntuale del sistema legislativo italiano con particolare riferimento alle funzioni e alla classificazione dei poteri dello Stato come  momento formativo e didattico che parte comunque dai banchi di scuola e non solo come fatto di conoscenza, l’importanza della partecipazione ai processi di crescita della collettività, al rispetto delle regole e alla cultura della legalità nelle certezza che la criminalità inaridisce lo sviluppo e il progresso civile.

Il magistrato della Corte D’Appello nissena ha illustrato un quadro della vita di Peppino Impastato che non ha fatto una scelta antimafia ma bensì una scelta di libertà e in quanto tale si è mossa nel perimetro dei valori etici e della Costituzione e su questa ha tracciato il suo cammino sino alla tragica morte decisa dalla mafia perché è su quell’esempio che la criminalità organizzata ha percepito un pericolo e una forte minaccia nel suo incedere a  delinquere. Ecco perché la morte di Peppino Impastato sia da esempio, come quella di Don Giuseppe Puglisi,il prete di Brancaccio caduto per mano mafiosa, e da monito per le giovani generazioni che sulla strada della legalità e del rispetto delle leggi debbono costruire il loro futuro. 

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