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Modica: il debito del Comune fra paura e ritardi, il Consiglio giovedì approva il rendiconto del… 2019
08 Mar 2021 15:28
Alla fine del 2019 il Comune di Modica aveva debiti per 113.934.852,96 euro, quasi 8 milioni in più rispetto al rendiconto dell’anno precedente, dei quali 95 milioni alla voce “residuo passivo”. Cifre da brivido per un ente pubblico che già nel 2013 ha evitato il dissesto finanziario dopo avere sottoscritto un mutuo di circa 64 milioni con la Cassa depositi e prestiti della durata di trent’anni. Il rendiconto sarà approvato giovedì prossimo dal Consiglio comunale, insieme al piano di rientro del disavanzo di quell’anno. Già, stiamo parlando dei conti di due anni fa, che secondo norma dovevano essere chiusi il 30 giugno scorso, dopo che l’emergenza Covid aveva prorogato i termini di sessanta giorni. Gli otto mesi di ritardo evidenziano le grandi difficoltà di bilancio che il Comune detiene ormai da diversi anni. Il 2019, oltretutto, è stato l’anno precedente al funesto anno della pandemia, che ha travolto – con alcune eccezioni – l’economia mondiale. È facile prevedere che il rendiconto del 2020 sia molto più pesante per le minori entrate tributarie e che l’attuale debito sia schizzato ogni oltre più funesta previsione. In quale angolo si è ficcato, dunque, l’ente locale?
Modica è una città amministrata da un uomo solo al comando, molto caparbio, uno che si piega ma non si spezza, ma finora incapace di sovvertire la via percorsa dai suoi predecessori. Non che le responsabilità di tutto questo siano da addebitare esclusivamente a Ignazio Abbate, al suo secondo mandato dopo avere raccolto il plebiscito di tre anni fa e ancora molto amato. Soltanto che da quando c’è lui, il debito è praticamente raddoppiato. Il sindaco ha avuto il merito di saldare i debitori fino al 2019 con l’accensione di un altro mutuo di circa 44 milioni, sempre da restituire a rate fino al 2044, ma la sostanza non cambia: i debiti sono lievitati.
Abbate non ama i giornalisti, tanto che da quando è stato eletto per la prima volta ha firmato di proprio pugno oltre 2000 comunicati e non servendosi, invece, dell’ufficio stampa di palazzo San Domenico. Anche noi non facciamo eccezione: abbiamo chiesto un suo intervento a corredo di questo articolo, ma è stata un’attesa vana. Stessa sorte per l’assessore al bilancio con un trascorso di revisore dei conti dello stesso Comune, Anna Maria Aiello. Ovviamente, Ragusaoggi.it è sempre lieta di ospitare un loro commento.
Secondo un conoscitore di bilanci dell’ente, Vito D’Antona, ex assessore e consigliere comunale, esponente di Sinistra Italiana, l’approvazione tardiva del conto consuntivo attirerà ancor di più il controllo da parte della Corte dei Conti. “Il ritardo, seppur motivato in parte, è ingiustificato – dice D’Antona -. Il Consiglio comunale di Ragusa, per esempio, ha approvato il bilancio preventivo del 2021. Ciò significa, innanzitutto, che gli uffici preposti non sono messi in condizione di lavorare in tempo utile alle scadenze. Da quando è in carica, sui conti consuntivi Abbate è stato sempre commissariato, sette volte su sette. Siamo sotto esame, specialmente dopo la rimodulazione del piano di riequilibrio nel febbraio 2018.”
Rispetto al passato, l’ufficio Ragioneria è stato pian piano smantellato, anche il precedente dirigente è stato spostato. A capo del servizio Finanziario oggi c’è il segretario generale, Giampiero Bella.
Sul rendiconto 2019 spiccano alcuni dati negativi. Il Comune di Modica non è un buon pagatore: la media del saldo delle fatture è di 231 giorni, quasi otto mesi. Le riscossioni, che dovrebbero essere la vera linfa per le casse – vista la vistosa diminuzione dei trasferimenti regionali e statali – annaspano: la Tari è al 40%, i canoni idrici addirittura sotto questa soglia. Pochi anni fa, il tentativo di fare pagare l’acqua pubblica che arriva nelle case dei modicani è fallito per il notevole numero di errori di calcolo sulle bollette, che infatti sono state contestate. “Una buona parte dei crediti – sostiene inoltre D’Antona – è ormai inesigibile. Con la schiacciante maggioranza in Consiglio comunale, soprattutto nel secondo mandato Abbate avrebbe potuto fare di più.”
“C’è un fatto oggettivo – spiega Tato Cavallino, consigliere comunale di Fratelli d’Italia -: dopo gli anni di sacrifici ai tempi del sindaco Antonello Buscema, Abbate non ha fatto altro che aumentare il debito. Ha utilizzato il piano di riequilibrio, ma non ha combattuto l’evasione dei tributi, non ha potenziato gli uffici per la riscossione, mentre perdurano gli errori sulle bollette idriche perché non ci sono addetti alla lettura sistematica dei contatori dell’acqua. Dare la possibilità ai morosi di pagare in rate fino a dieci anni non serve a un Comune senza soldi in cassa, costretto ad attingere ai fidi bancari per saldare gli stipendi dei propri dipendenti, pagando a fine anno altri interessi. Non so come finirà con il bilancio del 2020.”
Sul ripiano del maggiore disavanzo da fondo crediti di dubbia esigibilità, il collegio dei revisori dei conti ha scritto di recente che esso “può essere ripianato in non più di quindici annualità, a decorrere dall’esercizio finanziario 2021, in quote annuali costanti.” Si tratta di 13.843.806,54 euro, da pagare con una rata di oltre 950mila euro l’anno fino al 2036.
Marcello Medica, consigliere comunale del M5S, dice che “nel 2019 sono stati registrati aumenti nella riscossione rispetto al 2018, ma è stata poca cosa rispetto alle previsioni. Il nostro, poi, è un Comune che paga tre volte: i propri dipendenti, quelli delle partecipate e gli altri delle imprese esterne che forniscono servizi.”
In qualità di responsabile dell’ufficio dei Servizi Finanziari, Bella ha presentato alcune settimane fa una proposta al Consiglio comunale. È un “emendamento tecnico” che indica un nuovo prospetto per il ripiano del disavanzo di amministrazione del 2019 “che troverà copertura nei bilanci dell’annualità di riferimento, in parte nelle risorse proprie dell’ente e, in parte, nell’adozione di misure di contenimento e razionalizzazione della spesa.”
Andando a ritroso, l’ente sconta scelte di circa 35 anni fa, quando – erano gli anni in cui il sindaco era scelto tra quaranta consiglieri comunali – chi ormai non si può difendere decise di dotarsi di una corposa pianta organica, portandola a mille unità. Il doppio, per intenderci, del vicino comune di Ragusa, che già allora aveva circa 20mila abitanti in più. Acqua passata, certo. Però anno dopo anno, questa scelta di essere “grande industria” in una città agricola, artigiana, commerciale, poi diventata turistica, si è trasformato in un fardello. E anche se adesso i dipendenti comunali sono molti di meno, gravando sulle spese per “soli” 12 milioni e ci sono falle ormai veramente scoperte che necessiterebbero di nuovi e giovani innesti, si aggira lo spettro del non ritorno. L’ultima delibera della sezione di controllo regionale della Corte dei Conti sul Comune di Modica risale al 2017. Molti scommettono che i magistrati contabili torneranno a farsi sentire molto presto.
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