MIOPE LA POLITICA ENERGETICA DEL GOVERNO NAZIONALE E GRAVI RITARDI DELLA REGIONE

Mentre in Italia il costo dell’energia è di 86,99 euro per MWh, un prezzo tra l’altro fra i più alti in Europa, in Sicilia arriva addirittura a 116,7 euro per MWh. Questo significa bollette più care per i cittadini ma anche costi di produzione più elevati per le imprese siciliane. In questo scenario, la crescita delle energie rinnovabili ha dato grande speranza alla Sicilia, regione che gode di un potenziale di irraggiamento di 300 giorni l’anno, il più alto in Italia. Un primo freno a queste speranze è venuto dal Decreto Legislativo sulle rinnovabili, con il quale il governo nazionale prevede un taglio agli incentivi, che ha fatto insorgere le imprese e le associazioni del settore.

Tant’è che il Ministro Romani ha annunciato una parziale marcia indietro, che deve essere fatta celermente, perché nel frattempo l’incertezza della normativa ha portato, in molti casi, al blocco dei finanziamenti alle imprese da parte delle banche. In Sicilia, all’incertezza normativa comune alle altre regioni italiane, si aggiunge pure la difficoltà delle strozzature burocratiche, che di fatto bloccano per tempi biblici il rilascio delle autorizzazioni alle imprese. Nelle altre regioni i tempi medi di attesa per il rilascio di una autorizzazione non superano le 2/3 settimane.

Nei cassetti dell’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica utilità, invece, giacciono inevase da mesi se non da anni, in attesa di autorizzazione, più di 1300 pratiche fra fotovoltaico ed eolico. Sono 25 gli enti che, a vario titolo, devono esprimere un parere o rilasciare un nulla osta sui progetti fotovoltaici. Il percorso per indire una conferenza di servizi, unico procedimento in grado di assicurare tempi accettabili per il rilascio delle licenze,  non è monitorabile da parte delle imprese interessate. Tutto ciò ha una duplice valenza negativa: non favorisce la trasparenza e non da tempi certi alle imprese, facendo saltare così tutti i piani economici e mettendo a rischio un miliardo di investimenti e 10 mila posti di lavoro fra diretto ed indotto in Sicilia.

Blindare come un fortino l’Assessorato Regionale dell’Energia, limitandone l’accesso a faccendieri e trafficoni, può essere condivisile purchè si istituisca un protocollo informatico che assicuri il metodo cronologico nell’evasione delle pratiche e permetta il controllo sull’iter della pratica da parte degli interessati. Naturalmente occorre anche, se non soprattutto, che si diano tempi certi di risposta alle imprese. Senza questi correttivi, il muro eretto a difesa degli uffici è molte volte percepito come scarsa trasparenza. Infine, occorre potenziare la dotazione organica del comparto che si occupa di energie rinnovabili.

“E’ da mesi che chiedo ai funzionari dell’Assessorato dell’Energia lo stato dell’arte di alcune pratiche – afferma l’on. Ammatuna – e mi sono state date sempre le stesse risposte: stiamo studiando il problema ed indiremo a breve le conferenze di servizi”. “Sono già trascorsi quattro mesi dall’insediamento del nuovo assessore – prosegue l’on. Ammatuna – certamente dedicati allo studio, ma non si è ancora vista nessuna novità”. “Certamente – conclude Ammatuna – studiare è importante ma se non è finalizzato alla risoluzione dei problemi diventa solo tempo perduto. Adesso non c’è più tempo per studiare  è necessario agire”.

 

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