È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
MIGRANTI E MALATTIE INFETTIVE
21 Apr 2017 10:04
Succede che l’undici Marzo scorso, all’Ospedale Maggiore di Modica, muore la Signora Loredana Terranova di Pozzallo.
La Signora di anni 49, molto nota in città, giovane vedova e mamma di tre figli, era una operatrice della Protezione Civile d’istanza al Porto di Pozzallo ad accogliere i migranti in arrivo.
Una morte che sin da subito è sembrata sospetta a tutti.
Da notizie di stampa, risulta che la Signora Terranova è accorsa in Ospedale con febbre molto alta e prurito in tutto il corpo.
Certo è che alla Signora viene effettuata una radiografia alle 11:52, disposta dal Pronto Soccorso, dalla quale si riscontra anche una “accentuazione della trama bronco-vascolare su tutto l’ambito” (probabile processo infiammatore cioè da malattia infettiva).
Successivamente, la Signora viene trasferita al reparto di Cardiologia da dove alle ore 20:01 viene disposta una TAC che, tra l’altro, segnala un “esteso addensamento parenchimale” cioè un addensamento massivo dovuto ad un probabile processo infiammatorio da malattia infettiva.
Dopo la morte della Signora, su indagine della Procura della Repubblica è stata disposta un’autopsia della quale si è ancora in attesa dell’ esito. Sono state avviate delle indagini e alcuni medici del Pronto Soccorso e della Cardiologia sono indagati come, sembra, anche il medico di famiglia della defunta Signora Terranova responsabile anche della protezione Civile di Pozzallo.
Dopo la tragica morte della Signora Terranova, ho riscontrato una forte preoccupazione nella cittadinanza di Pozzallo ed in particolare tra i colleghi della defunta, quegli operatori della Protezione Civile che sono sempre in prima linea ad accogliere i migranti al Porto.
Cosi, immediatamente dopo il decesso della Signora Terranova, decisi di indagare personalmente sulla problematica degli immigrati e le malattie infettive.
Ho ascoltato tantissime persone anche in forma anonima: dagli operatori del 118 a quelli della Croce Rossa Italiana ai medici e infermieri del reparto di malattie infettive del Maggiore di Modica e del Civile di Ragusa, agli infermieri del Pronto soccorso di Modica e quelli di Ragusa, agli addetti del Porto di Pozzallo, alla Protezione Civile colleghi della povera Signora defunta, agli operatori delle case di accoglienza che ricevono gli immigrati da accudire post Porto di Pozzallo e, non per ultimo, anche personale delle forze dell’Ordine.
E’ stato un coro unanime: le preoccupazioni riguardo al serio rischio quotidiano di contrarre malattie infettive trasmesse da immigrati , portatori sani a loro insaputa.
Preoccupazioni confermate anche dall’Onorevole, deputato alla Camera, Nino Minardo di Modica che, sulla pagina del suo account personale di Facebook, alcuni giorni fa, ha scritto : “sbarchi dei migranti: necessaria l’istituzione di presidi sanitari speciali organizzati che consentono controlli immediati e approfonditi”.
Le dichiarazioni dell’Onorevole Nino Minardo, oggi, confermano le indagini personali che ho condotto da più di un mese e a tal proposito mi permetto di rappresentarne di seguito, alla S.V. Ill.ssima, i risultati:
la massiccia presenza di migranti in Sicilia rappresenta una forte sfida al Sistema Sanitario Regionale e, in questo contesto, particolarmente penalizzata è la provincia di Ragusa.
Nel 2014, è stato predisposto un Piano Contingenza per individuare ruoli e responsabilità delle Istituzioni Sanitarie Regionali.
L’intervento sanitario sui flussi migratori è strettamente correlato al Coordinamento Uffici Sanità Marittima.
L’organizzazione sanitaria interviene per garantire un soccorso e un’adeguata protezione della salute dei migranti, degli operatori, dei volontari e della popolazione residente ( p8).
Per quanto concerne la copertura vaccinale, si deve all’ OMS la raccolta dei dati per ogni singolo paese di provenienza ed essa attesta “la presenza di guerre civili, crisi economiche o disastri naturali.”
Se pure è vero che in tali paesi è presente la copertura vaccinale, sono vive le preoccupazioni relative allo stato vaccinale dei richiedenti asilo che sbarcano sulle coste siciliane.
Si riscontrano coperture vaccinali basse in diversi paesi Africani quali la Nigeria, la Repubblica Centro- Africana ed il Mali.
Rilevanti, per l’emergenza sbarchi in Sicilia, sono la diffusione del virus Ebola in Africa e la sindrome respiratoria medio-orientale da coronavirus.
Altre patologie riscontrate sono malattie cardiovascolari, respiratorie croniche.
I rischi per la salute sono riconducibili ai flussi migratori inarrestabili che determinano condizioni di crescente sovraffollamento con l’aggravante di prolungati periodi di permanenza in luoghi, peraltro, non sufficientemente protetti e con scarse condizioni igienico sanitarie.
Le malattie a rischio sono morbillo, differite e pertosse in una popolazione dall’incerta copertura vaccinale.
Queste persone permangono per la durata di circa un anno nella nazionalità di transito che è la Libia in condizioni disumane, a contatti prolungati in ambienti ristretti, con pochissimi ricambi d’aria favorendo la trasmissione del bacillo tubercolare.
Si riscontra che solo il 10% delle persone contagiate svilupperà la malattia nel corso degli anni.
Le scarse condizioni igienico sanitarie espongono al rischio di infezioni gastro-intestinali e della cute. Un aspetto da non sottovalutare è il rischio per la salute dei soccorritori i quali incorrono nel pericolo di contrarre infezioni e malattie sia durante le operazioni di soccorso sia nei centri di accoglienza.
Inoltre, considerata la forte emergenza sbarchi che l’Isola affronta quotidianamente, i soccorritori e i volontari impegnati nell’assistenza ai migranti, a quanto è dovuto sapere, non possono sospendere l’attività lavorativa di 15 giorni in caso di somministrazione da vaccino e, per quanto concerne i migranti, hanno una degenza di 40 giorni in caso di assunzione.
Invece, succede che i migranti, ritenuti ad una prima vista sommaria senza una probabile malattia, hanno libero accesso nella nostra terra anche senza avere fatto il vaccino, mentre, chi è stato vaccinato non è sottoposto a “quarantena”, come previsto dalla legge.
Analoga situazione accade per i volontari addetti ad accogliere i migranti che, essendo sempre e solo le stesse persone, non possono fermarsi nei quindici giorni previsti dopo il vaccino, sempre che vengano sottoposti a tale trattamento.
La nostra realtà, essendo emergente, è diventata insostenibile per la salute pubblica e l’incolumità generale.
Le modalità con le quali avvengono le operazioni di soccorso espongono i soccorritori a seri rischi di agenti biologici (p 11) che possono avvenire sia durante le operazioni di soccorso che all’interno dei centri di accoglienza.
Le modalità di trasmissione possono essere per contatto prolungato diretto dell’agente con la cute
(dermatonicosi, pediculosi) per via aerea ( influenza, infezione delle vie respiratorie, per contatto con sangue…) attraverso oggetti o materiali contaminati.
L’ incidenza di parassitosi tra i migranti, quali scabbia e pediculosi, è superiore a quella della popolazione siciliana ma non rappresenta un reale rischio di contagio.
E’ certo che già a Pozzallo diversi addetti hanno contratto la Scabbia tra cui alcuni componenti della polizia (mi risulta in sei) immediatamente ricoverati al reparto malattie infettive di Modica.
Le traversate in mare sembrerebbero brevi fino all’avvistamento da parte di unità della Marina Militare anche oltre le 100 miglia dalle coste siciliane.
L’obiettivo generale è ridurre al minimo l’impatto dell’evento sulla salute dei migranti, dei soccorritori e della popolazione residente.
L’avvistamento dei migranti viene immediatamente comunicato al Comando della Capitaneria di Porto di Siracusa che decide, d’accordo con la Prefettura di Ragusa, lo smistamento dei migranti una volta giunti in Porto (Pozzallo-Augusta-Messina-Palermo), quindi alle organizzazioni di terra.
E’ scandaloso avere avuto conoscenza che analoga spartizione avviene, probabilmente in accordo fra loro, tra le associazioni che ne vantano profitti economici davvero ingenti, già prima che giungono in terra ferma.
Il primo soccorso in mare è effettuato dal personale medico supportato in caso di necessità da personale medico della Marina Militare.
Si rilevano anche i codici rossi e gialli e intervento del 118 per il trasporto in Ospedale.
Il personale USMAF (Organizzazione Umanitaria) verifica il sospetto di malattie soggette a Regolamento Sanitario Internazionale prima dello sbarco in banchina e prima dell’avvio verso i centri per l’immigrazione.
In banchina l’ASP coordina le attività di triage supportata dal personale sanitario C.R.I. ed Emergency, MSF.
Il medico responsabile dalla banchina sale sulla barca piena dei migranti e, dopo una sommaria visita durante la quale applica sui soggetti un bracciale, nel caso di sospetta scabbia un puntino rosso, decide la destinazione dell’immigrato.
Quindi si tratta di un’analisi medica a VISTA e non diagnostica!!
Su richiesta, il personale del Ministero della Salute verifica il sospetto per malattia soggetta a regolamento Sanitario Nazionale.
Il Responsabile Area Tecnica Salute Pubblica ha come obiettivi: profilassi e sorveglianza malattie infettive nei migranti, soccorritori e popolazione residente; vaccinazione migranti; propone misure di profilassi.
Ad ogni modo, la prevenzione e la protezione degli operatori risultano essere assolutamente necessari per tutelare quest’ultimi da eventuali patologie cui i migranti sono affetti.
Nel contempo, c’è anche la Polizia di Frontiera che ha d’obbligo l’identificazione dei migranti nonostante il pericolo di un contagio di malattia.
Dalle acque fino al porto sono presenti diverse organizzazioni tra cui:
MARINA MILITARE
MEDICI DENZA FRONTIERE
FRONTEX (Polizia di frontiera)
EMERGENCY (medici di Gino Strada)
PROTEZIONE CIVILE
CROCE ROSSA
RAFIKI (associazione di volontari)
UNHCR (Organizzazione Umanitaria)
SAVE THE CILDREN (Organizzazione per i bambini)
INFERMIERI DI MALTA (Ordine della Croce di Malta) N.B. gli unici che non percepiscono denaro
MEDU (Organizzazione Umana) .
Nei fatti, quando un migrante sbarca a Pozzallo, viene immediatamente controllato a vista e misurata la temperatura corporea.
Nel caso di febbre o altro stato evidente di sofferenza l’immigrato è trasportato con l’ambulanza del 118 di città al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore di Modica dove resterà per ore nella sala d’attesa insieme ad altre persone ignare di un possibile contagio in caso di malattie infettive non evidenti.
Denuncia che presentai personalmente alla Procura della Repubblica di Ragusa e riguardante, appunto, analoga situazione accaduta al Pronto Soccorso di Modica dove nel mese di settembre dello scorso anno, giunse un immigrato con sospetta TBC che fu lasciato in sala d’attesa insieme alle persone presenti nonostante i portatori del 118, invece, fossero ben protetti da guanti e mascherina oltre alla tuta d’ordinanza, ovviamente.
La legge impone che ogni Pronto Soccorso sia dotato di una sala d’attesa isolata per i casi di sospetta malattia infettiva, migranti o no che siano, ma, a quanto constatato personalmente, in nessuno degli Ospedali in provincia di Ragusa esiste (Modica; Scicli; Ragusa; Comiso; Vittoria).
Invece mi risulta che se trasportati all’Ospedale di Ragusa sono trasferiti direttamente nel reparto malattie infettive senza alcuna sosta dal Pronto Soccorso.
Cosa assai più grave è che le ambulanze del 118, come anche quelli della Croce Rossa Italiana, dopo il trasporto di un migrante con sospetta malattia infettiva e/o contagiosa andrebbero fermate e sanificate come da protocollo. Invece, a quanto mi è e dato sapere, tutto ciò non avviene considerato anche che se trattasi dell’ambulanza del 118 non c’è un altro mezzo di soccorso in sostituzione nel caso di nuova immediata emergenza.
E’ di un anno fa circa la denuncia di alcune mamme preoccupate dal fatto che, per il trasferimento dei migranti giunti al porto, vennero utilizzati gli stessi pullman adibiti al trasporto degli alunni. Mezzi che, anche in questo caso, non venivano sanificati al fine di evitare il rischio di contagio di eventuali malattie.
Denuncia che fu riportata anche da una giornalista locale e che ebbe eco nazionale.
Il reparto di malattie infettive dell’Ospedale Maggiore di Modica, a differenza di quello di Ragusa, è oggi un reparto ritenuto d’eccellenza ma, nonostante ciò, sembrerebbero notevoli i disagi all’interno dove, a quanto mi è dato sapere , addirittura una dottoressa è stata contagiata da un immigrato di TBC (per fortuna curata e guarita ) .
Nel reparto si contano numerosi ricoveri di immigrati con patologie infettive di varie genesi in particolare di TBC Polmonare Linfoghiandolare; AIDS, EPATITE C; SCABBIA all’ultimo stato.
In certi casi purtroppo i pazienti sono deceduti come una mamma e il suo bimbo in grembo poco prima del decesso della Signora Terranova.
Stiamo assistendo ad una recrudescenza della malattie infettive debellate molti anni fa già dal 1940.
Altri migranti, una volta giunti in porto, accedono direttamente all’ ”Hot Spot” dove, successivamente, vengono controllati sommariamente dal medico di turno e dichiarati “sani”.
Una volta individuata la struttura di prima accoglienza presso cui allocare il soggetto, il medico dell’Asp certifica che: “in assenza di indagini diagnostiche e/o strumentali, il migrante non presenta segni di malattia infettive e/o contagiose, pertanto può viaggiare”.
Così capita spesso che il migrante, una volta arrivato nella struttura di prima accoglienza, dopo qualche giorno, inizia a manifestare i sintomi della malattia (parliamo soprattutto di tubercolosi) causando un rischio concreto per gli altri ospiti della struttura e per gli operatori che ci lavorano.
Sono in possesso di documentazione che comprova quanto dichiarato.
Quando non c’è una patologia conclamata o diagnosticata, far eseguire delle analisi del sangue complete è un’utopia poiché i medici che dovrebbero rilasciare il tesserino sanitario provvisorio (STP), che consentirebbe di effettuare tutti i test necessari, hanno disposizioni (di cui non è possibile prendere visione) dal vertice dell’Asp di non rilasciare questo tesserino, quindi diventa impossibile verificare se qualche migrante, magari asintomatico, porta con se qualche grave patologia contagiosa.
Capita spesso che i segni della tubercolosi si manifestano dopo settimane dell’arrivo del migrante nella struttura di prima accoglienza e trovare assistenza presso nosocomi della provincia iblea è alquanto impossibile.
La normativa regionale prevede che l’STP abbia validità di sei mesi e così funziona in tutte le province siciliane, tranne che in quella di Ragusa dove il tesserino ha validità di solo un mese (sia per gli adulti che per i minori) causando non poche difficoltà nel momento in cui bisogna fare tutta una serie di accertamenti (basti pensare che per un RX torace i tempi di attesa sono mediamente di due mesi) con una tempistica infinita.
Quando il tesserino scade e gli esami non sono ancora stati espletati, difficilmente viene rinnovato per completare la procedura diagnostica.
Negli ultimi anni, inoltre, sulla base di una becera politica aziendale, i posti letto di malattie infettive che si trovano solo a Modica e Ragusa, sono stati ridotti a numeri irrisori rispetto alle esigenze necessarie ad affrontare la mole dei migranti giunti dall’Africa e dei pazienti Siciliani.
Tutto ciò crea un serio rischio di diffusione di malattie infettive a cui non siamo assolutamente preparati.
E’ evidente che le procedure di salvaguardia, che da protocollo devono tutelare i soccorritori dall’individuazione dei migranti in mare fino al porto, vengano applicate in modo superficiale, se non addirittura eluse, tanto da arrecare possibili rischi alla salute con il contagio di malattie infettive a tutti, cittadini compresi.
Per quale motivo ai migranti non vengono diagnosticate malattie infettive prima del loro trasferimento dall’ “Hot Spot” ai luoghi in cui condivideranno la vita con le comunità che li accoglieranno ?
Forse una risposta può essere che non vi è il tempo materiale per controllare tutti atteso che gli sbarchi sono tantissimi, quotidiani e con numerosi migranti al seguito considerando anche che l’ ”Hot Spot” di Pozzallo può accogliere solo 180 persone e quindi serve liberare i locali al più presto per accogliere i nuovi arrivati!
Forse è questo uno dei motivi per cui si dà il lascia passare ai migranti a seguito di una diagnosi medica basata su dati apparenti ?
Illustrissimo Ministro mi chiedo, Le chiedo, quale il motivo di così tanta indifferenza per la nostra terra già martoriata da tanti problemi? Perché lo Stato Italiano non si fa carico della tutela della salute dei cittadini iblei e di tutta la Sicilia, turisti compresi, soprattutto di quelle persone che, anche per uno spirito umanitario, sono in prima linea in aiuto dei migranti che arrivano a migliaia nella nostra terra?
E’ indispensabile, al fine di prevenire ogni possibile contagio, un presidio di 24 ore su 24, con una rotazione di personale tale da garantire i turnover necessari nell’arco di un giorno, con un ambulatorio attrezzato nei migliori dei modi adatto a potere controllare tutti i migranti, uno ad uno, nessuno escluso, anche con una radiografia già al porto e lo stesso giorno del loro arrivo in terra nostra. Una struttura, seppur di prima emergenza, in grado di effettuare da subito esami di laboratorio e strumentali per scongiurare, definitivamente, il ripetersi di diagnosi basate su sintomi apparenti.
Certo di un sollecito intervento colgo l’occasione per porgere Cordiali Saluti
Scicli (Rg) 20.04.2017
Antonio Firullo
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