È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
MI CHIAMO MAYA E ADESSO VI RACCONTERÒ DI ME
16 Gen 2017 09:41
Sono una ragazza semplice, per alcuni un po’ matta a causa del mio carattere. Mi piace vivere la mia vita senza pensare a niente.
Ho appena compiuto 18 anni, credo sia stato il giorno più bello della mia vita. Mi sono lasciata andare e ho messo da parte i pensieri che mi giravano intorno, ho pensato solamente a me, a vivere questo giorno come se fosse l’ultimo. Sono l’amica di tutti, la ragazza apparentemente senza problemi ma che in realtà ne ha tanti, forse tantissimi.
Due anni fa, per puro caso, toccandomi il ginocchio destro notai un rigonfiamento, credevo fosse a causa di qualche botta.. passavano i giorni e il dolore continuava e non mi dava tregua, notte e giorno, 24h su 24.
Così decisi di fare una radiografia, magari non era qualcosa di così tanto banale per come credevo. Il dottore mi disse che non riusciva a capire, quindi risonanza magnetica. Qualche giorno dopo, quando dovevano comunicarmi il risultato, mi trovai in un reparto con la scritta “oncologia”. Ero senza parole e anche se le avessi avute non avrei aperto bocca. Alzai gli occhi e lanciai uno sguardo al dottore, che
mi confermò quello che non volevo fosse… un tumore.
Speravo fosse un brutto incubo da cui mi sarei svegliata, ma nonostante i pizzicotti che mi davo, era quella la realtà.
Passai giorni chiusa dentro me stessa, non volevo sentire neanche Alex, il mio fidanzato.
Cercavo di capire che avevo fatto di male per meritarmi tutto questo, e alla fine ho capito: io non avevo nessuna colpa, nessuno ne aveva, mi convinsi che Dio mi lanciò una sfida, la sfida più difficile della mia vita, ma che avrei affrontato a testa alta e ne sarei uscita vincitrice.
Iniziai la chemio, giornate intere a pensare e a chiedermi “E adesso?”, quando pensavo che tutto era quasi risolto, il dottore mi disse che la chemio non bastava, dovevamo rimuovere la “brutta”
massa, quindi.. operazione!
Passarono i giorni, i mesi e i capelli che avevo perso stavano quasi ricrescendo.
Ero di nuovo felice finalmente, potevo concentrarmi nel canto, la passione più bella che avevo dopo la danza, che purtroppo non ho più potuto praticare a causa del ginocchio.
L’emozione che provo cantando è forte, mi si apre il cuore, mi fa stare bene.
Nell’ultimo controllo che feci mi aspettavo una bella notizia. Entrai in ospedale saltando di gioia.. ma purtroppo non tutto andò bene, il
tumore non si bloccò per come mi aspettavo, ma comparse nella cicatrice dove fui operata. Credevo fosse impossibile data l’assurdità. Non credevo più a niente, non credevo più a me stessa, non provavo emozione, credo che se mi fossi tagliata un braccio non sarebbe uscito neanche del
sangue… ero gelida.
Mi allontanai da tutto e tutti, volevo stare da sola, ma anche questa volta non mi sarei arresa, avevo voglia di lottare, di sopravvivere. Io, nel mio piccolo, ero una guerriera. Affrontare la vita e abbattere il male a testa alta era diventato il mio motto. Ho ripreso chemio, radio e affrontato un
altro intervento, la cosa che odio di più.
Mi sentivo nello stesso tempo priva, priva della mia femminilità. Ero… nuda, l’aggettivo adatto, priva dei miei capelli e per quanto potessi sostituire la mia “chioma bionda” con delle parrucche, non ero
io. Vedevo la tristezza e la paura negli occhi dei miei genitori, non volevo che soffrissero per me.. mi sentivo in colpa.
Arrivò l’estate e volevo scendere giù in Sicilia, per il semplice motivo che Milano era diventata troppo monotona per i miei gusti, avevo voglia di salutare i miei amici e abbracciarli forte.
Il dottore mi disse che era rischioso affrontare un viaggio, perché nei controlli rispuntarono nuovamente quei “buchi neri” che io odiavo tanto. Questo volta il ginocchio non c’entrava, erano
comparse nel petto. Passai l’estate con i miei amici di ospedale, abbiamo cantato, ci siamo divertiti e i problemi quasi era scomparsi. I miei nuovi amici sono persone meravigliose, con la voglia di vivere e non abbattersi mai.
Riescono a farmi stare bene, e loro a differenza degli altri non mi guardano con occhi pietosi: io sono molto più della malattia, io ho dei valori, ho dei piaceri e non voglio che gli altri mi guardino pensando “che pena”. Io non voglio fare pena a nessuno.
Un giorno, in ospedale, si presentò l’occasione di poter registrare una canzone di Natale in collaborazione con l’associazione Onlus, al fine di strappare un sorriso alle persone che più ne avevano bisogno. Il video di “Palle di Natale”, brano scritto e cantato da noi adolescenti, è diventato simbolo delle campagne contro il cancro.
Arrivato ottobre, finalmente, non vedevo l’ora che arrivasse il mio compleanno, e anche se notavo una netta perdita di peso, non mi sono lasciata abbattere.
Nel giorno tanto atteso, mi sentivo una principessa, forse lo ero davvero, indossavo l’abito dei miei sogni, e il mio sorriso? 32 denti ben visibili.
Qualche giorno dopo inizia a sentirmi affaticata, ero stanca.. non riuscivo a fare 100 metri perché dovevo sedermi e riposare. L’8 Novembre fui ricoverata d’urgenza. La dottoressa mi disse che la cura stava rispondendo bene, ma avevo del liquido nei polmoni e doveva essere aspirato attraverso dei tubi. Scendendo in sala operatoria, agganciarono due tubi al mio fianco, questi mi permettevano di respirare meglio. Ma passando le ore non trovavo differenze. Mi mancavano sempre più le forze, avevo voglia di dormire. Sentivo il mio respiro mancare e il martedì il buio.
“Ciao, sono Maya, ho 18 anni e li avrò per sempre. La vita per me è stata breve, ma non mi pento di aver lottato, speravo di farcela ma invece non è stato così.
Cara mamma, caro papà, cari fratelli e cari amici, non piangete, perché io sarò sempre a due passi da voi.”
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Articolo redatto da: Maria Assunta Anastasi
Classe V A T ITET “ G: Garibaldi” Marsala
Docente referente: prof.ssa T. Titone
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