Meno propensione al risparmio, più debiti: l’eredità del Covid alle famiglie ragusane

Le famiglie ragusane faticano ad arrivare a fine mese, intaccano i risparmi e si indebitano in maniera più marcata che in altre zone, nonostante la provincia sia fra quelle del Sud ad avere minori problemi di occupazione. Della serie: c’è chi è messo peggio di noi. È l’eredità lasciata dagli ultimi due difficili anni della pandemia. Lo certifica l’Istat nell’aggionamento annuale del Bes, acronimo di benessere equo e sostenibile dei territori.

Il punto della situazione nei prestiti: nel 2021 in Italia continua a scendere il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari alle famiglie, ossia il rapporto percentuale tra le consistenze delle nuove sofferenze nell’anno (prestiti a soggetti dichiarati insolventi o difficili da recuperare nel corso dell’anno) e lo stock dei prestiti non in sofferenza nell’anno, pari a 0,5% (-0,1 punto percentuale rispetto al 2020). Si riduce quindi la vulnerabilità delle famiglie indebitate, anche a seguito degli interventi a sostegno 1 e della tradizionale propensione al risparmio delle famiglie italiane. La tendenza di riduzione rispetto all’anno precedente interessa la maggior parte delle province italiane. Tra queste spiccano Aosta e Gorizia (entrambe con -0,5 punti) e Brindisi (-0,4; 0,7%)). Nell’ultimo anno, solo in 3 province si rileva un peggioramento marcato (pari a +0,4 punti percentuali): Rovigo (0,8%), Taranto (1,1%) e Ragusa (1,2%). Per fare un confronto, la distanza tra la provincia con il valore massimo e quella con il valore minimo è pari a 1,1. Trento e Bolzano presentano il valore più basso e quindi migliore (0,1), Ragusa quello più alto (1,2).

Per quanto riguarda il lavoro, nel 2021 il tasso occupazione non recupera i livelli pre-Covid, ma alune province del Sud recuperano più del Nord, riducendo le differenze. La maggioranza delle province del Nord, più colpite nella prima ondata pandemica, nel 2021 restano ancora su livelli inferiori al 2019. In province come Padova, Belluno e Bolzano le perdite superano i 3,5 punti; lo stesso avviene, per il Centro, a Massa-Carrara (-4,5 pre-pandemia) e Fermo (-3,9).

Invece nel Mezzogiorno le dinamiche territoriali sono più articolate. La maggior parte delle province ha recuperato o superato il livello di occupazione pre-pandemia, con segnali molto positivi a Frosinone (+7,6 p.p.), Enna (+4,9), Lecce e Nuoro (+3,5 p.p.). All’opposto, importanti eccezioni si osservano a Sassari (ancora 4,3 punti in meno), Campobasso (-3,9 p. p.), Brindisi e Siracusa (oltre 2 punti in meno). La diminuzione dei livelli più elevati delle province del Centro-nord e la (contenuta) crescita dei livelli più bassi al Mezzogiorno producono un avvicinamento complessivo dei territori.

Il distacco tra la provincia italiana con più alto tasso di occupazione e quella con il più basso è di 35 punti percentuali (da 40,5 punti nel 2019). Nel 2021 le prime quattro province italiane con i valori più elevati del tasso di occupazione sono Bolzano (75,8%), che conferma la posizione dell’anno precedente, Bologna (74,8%), Cuneo (74,7%), Trieste (74,5%) e Ravenna (74,4%). All’opposto, tutte le province della Calabria, e quasi tutte quelle di Sicilia, Puglia e Campania (ad eccezione di Ragusa, Bari e Avellino) si collocano nella coda della graduatoria nazionale (ultimo quintile). Le più penalizzate sono Caltanissetta (40,8%), Napoli (41,0%), Crotone (41,2%) e Catania (42,5%).

Per quanto riguarda la partecipazione alla formazione continua, ovvero la percentuale di persone di 25-64 anni che hanno partecipato ad attività di istruzione e formazione nelle 4 settimane precedenti l’intervista, l’Istat evidenzia come superi i livelli registrati prima della pandemia (9,9% nell’ultimo anno contro 8,1%), recuperando la perdita avuta nel 2020 (era 7,1%). Bene il dato ibleo.


Rispetto al 2019, la quota di persone in formazione migliora in tutte le ripartizioni, con incrementi maggiori al Centro (+2,3 punti percentuali, 11,1%) e nel Mezzogiorno (+2 punti percentuali, 7,8%). Al Nord-ovest il 10,5% delle persone tra 25-64 anni ha fatto formazione nel 2021, nel Nord-est l’11,5%. Tra le province che hanno visto aumentare di molto la partecipazione alla formazione nel 2021, rispetto al 2019, ci sono Vibo Valentia (+5 p.p.), Enna (+4,9 p.p.), Brindisi (+4,6 p.p.), Cagliari (+4,3 p.p.) e Ragusa (+4,1 pre pandemia).

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