Meno matrimoni da quarant’anni ad oggi e convivenze triplicate nell’ultimo ventennio.  I dati dal rapporto annuale Istat 2022

La ripresa del 2021 non compensa il crollo del 2020 quando sono sono stati celebrati 96.841 matrimoni, il 47,4 per cento in meno rispetto al 2019. Dato che ritrae la tendenza alla diminuzione ed al ritardo della nuzialità in atto da oltre quarant’anni. Diminuzione e ritardi nel contrarre le nozze: nel 2011 l’età media al primo matrimonio era 32,6 anni per gli uomini e 30,1 per le donne mentre nel 2019, ultimo anno non toccato dalla pandemia, era pari rispettivamente a 33,9 e 31,7 anni. Pandemia che ha prodotto un’accentuazione del rinvio delle prime nozze. Così l’indagine Istat 2022 “fotografa” lo stato dei matrimoni in Italia con il 2020 che registra, per i primi matrimoni, un’età di 34,1 anni per gli uomini e per le donne di 32,0 anni.

La diminuzione dei primi matrimoni è speculare alla progressiva diffusione delle libere unioni.

Le convivenze more uxorio sono triplicate nel ventennio che và dal 2000-2001 al 2020-2021 con numeri che passano da circa 440 mila ad 1 milione e 450 mila – viene spiegato nel Rapporto Istat 2022 – l’incremento dipende prevalentemente proprio dalla crescita delle libere unioni di celibi e nubili. La protratta permanenza dei giovani nella famiglia di origine ha, come è noto, un effetto diretto sul rinvio delle prime nozze. La posticipazione si amplia nei periodi di congiuntura economica sfavorevole, spingendo i giovani a ritardare ulteriormente, rispetto alle generazioni precedenti, le tappe dei percorsi verso la vita adulta, tra cui quella della formazione di una famiglia. Inoltre, anche la diffusione delle convivenze prematrimoniali ha un effetto considerevole sulla posticipazione del primo matrimonio.

Nel 2021 le nozze, dimezzatesi nel 2020 per effetto della pandemia, sono risalite a 179.152, pur con una percentuale del 2,7 per cento in meno rispetto al 2019 e 12,5 per cento in meno rispetto al 2011.

Sono in particolare i primi matrimoni religiosi ad aver subito la contrazione più forte dal 2011 al 2019 (29,9 per cento in meno), con un’incidenza sui primi matrimoni che è diminuita dal 70,1 per cento al 58,4 per cento. Nel 2020 tale quota è scesa al 38,9 per cento, tornando però nel 2021 prossima ai livelli pre-pandemici (56,6%). Nell’ultimo decennio si è assistito ad un incremento continuo del ricorso al solo rito civile per la celebrazione delle prime nozze: dal 29,9 per cento del totale dei primi matrimoni del 2011 al 43,4 per cento del 2021, per un totale di 61.231 nozze. I dati del 2021 confermano che i matrimoni di sposi entrambi stranieri sono quelli che hanno registrato il calo maggiore a seguito della pandemia: sono appena 6.117 (il 38,9 per cento in meno rispetto al 2019). Anche i matrimoni di italiani con stranieri restano di gran lunga al di sotto dei livelli pre-pandemici, seppur con incidenza minore rispetto a quelli di sposi entrambi stranieri. In lieve aumento rispetto al 2019 sono, invece, le nozze di entrambi italiani (+3,2 per cento).

C’è la tendenza anche all’aumento dell’instabilità coniugale.

I divorzi sono stati in costante aumento. Dal 2015 il numero di divorzi ha subito una forte impennata a seguito dell’entrata in vigore di due leggi che hanno sempli­ficato e velocizzato le procedure consensuali senza rivolgersi ai tribunali (DL 132/2014) e ridotto l’intervallo tra separazione e divorzio che fissa il termine a dodici mesi per le separazioni giudiziali e sei mesi per quelle consensuali.

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