“Meno docce per tutti!” Ridurremo così i consumi e salveremo il Mondo?

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola – “Houston! … qui Ragusa.”
Dalla crisi del gas alla crisi d’ansia è un attimo. La soluzione del Governo: abbassare i termosifoni e fare docce più brevi. Riguardo alle docce, in molti storicamente si sono portati avanti. Da anni. Ne conosco. Un mio cugino di terzo grado, ad esempio.


Perdonate l’ironia. In verità capisco ed approvo il piano del Governo. Tuttavia, sono uno psicologo ribollito. Ed è la dinamica della comunicazione (e di questo problem solving) a ispirare le mie sciocche battute.
È come se la politica volesse risolvere le cose chiedendo sempre sacrifici solo ai cittadini. Non previene. Non programma. Non scongiura.


Il Piano del ministero della Transizione Ecologica contiene le linee guida del governo in vista dell’inverno. Un insieme di misure fortissimamente volute dai politici, che ha l’obiettivo di ridimensionare drasticamente la dipendenza dal gas russo così pervicacemente voluta (e mantenuta e accettata) dagli stessi politici negli ultimi decenni.
Fa capolino anche un momentaneo ritorno al carbone. Il vintage della Riesumazione Ecologica. Mia nonna approverebbe. Forse.

Oramai i riscaldamenti saranno accesi, mediamente in Italia, per un massimo di cinque ore giornaliere dall’8 dicembre (non un nanosecondo prima) al 7 marzo (non un alito dopo). Per molto meno, ai miei tempi, al liceo snocciolavamo in scioltezza scioperi e manifestazioni e assemblee ad libitum.
Oltre alla durata, il piano del ministero prevede una riduzione di un grado per il riscaldamento degli edifici: da 20 a 19 per abitazioni ed edifici pubblici. Un grado cruciale. Per le sorti del Mondo.
E forse è solo l’inizio. Dicono alcuni. Insomma, verremo ibernati gradualmente in una manovra d’avvicinamento lenta e inesorabile (come un corso esperienziale di preparazione on line) al viaggio intergalattico che ci porterà su Marte nel 2067. Pianeta notoriamente gassoso.
Per tutti gli altri, il rispetto delle misure sarà affidato, più che che a un sistema di controlli a tappeto, alla responsabilità dei cittadini. Quindi, in Italia, siamo praticamente fottuti.

Il must, la mission nella vision: aumentare la produzione di energia elettrica rinnovabile e di gas rinnovabili (biometano e idrogeno). Lo diciamo da decenni. Fa sempre bene ripeterlo. È un mantra un po’ prezzemolo. Ci sta. Suona bene.
Le campagne di sensibilizzazione dispensano chirurgici consigli, per come li ho capiti io. Abbassare la temperatura dell’acqua in casa e ridurre la durata della doccia, non riempire la vasca e verificarne costantemente col termometro-covid la temperatura media, abbassare il fuoco dopo l’ebollizione dell’acqua in cucina, non scuocere la pasta, avviare lavatrice e lavastoviglie solo se non sono vuote e staccare le spine elettriche quando gli elettrodomestici riposano.

Il governo consiglia anche, ma solo a chi se lo può permettere, di sostituire gli elettrodomestici e i climatizzatori ad alto consumo con apparecchi più efficienti, di installare moderne pompe di calore elettriche al posto delle claudicanti e obsolete caldaie a gas e pannelli solari termici per produrre acqua calda. Chi lo farà avrà come incentivo in regalo un bagnoschiuma ai frutti di bosco. Ma da usare con parsimonia, ovviamente. Diciamo pure che la motivazione psicologica verso la svolta green non gode da anni di incentivi decisivi. Si può dire?


L’insieme di queste misure comportamentali, secondo le stime del governo, potrebbe portare il risparmio totale di gas a 8,2 miliardi di metri cubi. Una parte non trascurabile grazie ai sacrifici di mio cugino. Che non si è mai lavato in vita sua. E oggi, può dire a gran voce che aveva ragione lui: “Vedi? L’ho sempre fatto per salvare il Mondo!”. 

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