MAURIZIO BUGGEA SULLA SICUREZZA DELLE ATTIVITA’ SUBACQUEE

Due giorni fa il mare ha restituito il corpo di Bruno Bufardeci, il sub ragusano scomparso il 25 dicembre durante una delle sue abituali immersioni. Nel 2012 però questa triste sorte è toccata anche ad altre persone: lo scorso anno infatti ben tre subacquei in apnea e cinque con autorespiratori sono deceduti, un problema  che secondo Maurizio Buggea, insegnante di tecnica d’immersione, ha a che vedere soprattutto con la sicurezza.

Se d’incidenti si tratta senza dubbio nel pensiero di chi si immerge non  esiste l’ intenzionalità, anzi,  ma la prevedibilità si conosce. Sottovalutare dunque la sicurezza dovuta ed insegnata da tutte le didattiche  sulla pericolosità di un’immersione (specie in apnea profonda e senza un compagno in acqua ad assisterti) porta al dramma.

“Ho molto riflettuto – ha affermato Buggea –  prima di esprimere il mio pensiero su questo  tragico evento accaduto anche in Provincia di Ragusa. Ho cercato le varie norme che regolano queste discipline e ho notato un’assenza di legislazione nazionale, ferma nelle aule parlamentari.  Esistono però delle ordinanze della Capitanerie di Porto che regolano giustamente le attività subacquee con autorespiratore, mentre sono carenti quelle sulla sicurezza della persona che pratica attività in apnea. Sarebbe auspicabile rivederle.”

Spiega l’esperto che chi pratica la pesca sub, va sempre da solo in apnea (trattenendo volontariamente il respiro ) ed è possibile incorrere nella sincope, specialmente in risalita  a causa della caduta della pressione parziale dell’ossigeno: sarebbe dunque utile che in questa disciplina fosse obbligatoria la presenza di un  compagno in acqua ed in superficie perché in caso di problemi possa prestare soccorso.

I quattro subacquei con autorespiratore ad aria deceduti contemporaneamente in una grotta a Palinuro, ad esempio, sicuramente non avevano l’ esperienza adatta per questo tipo di immersione ed il quinto deceduto a 50 metri nei pressi di un relitto navale presso Civitavecchia era assieme al  gruppo, ma si separò da esso  (forse a causa di una narcosi d’ azoto) e si perse.

Si pone quindi il problema della sicurezza:  tanti sono i fattori di prevenzione da valutare e che devono essere messi in atto i quali magari possono essere acquisiti durante i corsi sportivi, ma che poi vengono sottovalutati:  visita medica annuale, attrezzatura efficiente, capacità individuale e del momento ad effettuare l’ immersione, disciplina del compagno di coppia, rispetto pedissequo delle regole di decompressione.

“Da un indagine interna alla UISP Nazionale – conclude Maurizio Buggea – a livello di denunce assicurative  tra le attività sportive svolte, la subacquea non ha eventi  a differenza del motociclismo, ciclismo, calcio. E’ una disciplina sicura, non è da criminalizzare: visitare il mondo sommerso ci pone  a contatto diretto  con la natura selvaggia, ma occorre tanta prudenza.”

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it