MARIA E SALVATORE IL SOGNO CHE SI AVVERA

 C’era una volta una piccola donna, sì, non la si poteva definire una bambina perchè della sua infanzia fu privata da subito. Quando nacque suo padre abbandonò sua madre. Non voleva un’altra figlia, ce n’era già uno, il lavoro poi, neanche  a  parlarne e a quella donna che l’aveva sposato per costrizione non voleva più starle vicino. Andò via, sparì, senza dare spiegazioni, facendo perdere le sue tracce e Maria, così si chiamava quella bimba, crebbe velocemente e divenne la donna di casa. Si occupò di sua madre che nel frattempo non aveva retto a tutta quella responsabilità, non seppe mai cosa significasse giocare, avere una bambola.. i suoi giochi erano solo nella sua mente quando sognava qualcosa che nemmeno lei conosceva, qualcosa che non sapeva nemmeno che esistesse. Le sue giornate erano divise tra il lavare i panni al fiume con l’acqua gelida che le spaccava le mani e cucire abiti alle signore “perbene” che con la puzza sotto il naso e il viso arcigno dimenticavano che fosse solo una piccola donna.

Maria con la sua pelle bianca e quegli occhi grandi…gli occhi forti e fieri e al contempo tristi e stanchi…. Maria, piccola e fragile come un fringuello a cui le briciole non riempiono mai lo stomaco, ma forte e salda come una roccia.

C’era solo una persona in grado di farle sopportare quella fatica, quella vita troppo piena di responsabilità per una bambina. Giovanni, suo fratello. Lui le voleva un bene immenso, lui era il padre che Maria non aveva avuto, era l’unico da cui riceveva carezze, approvazione, comprensione, sorrisi. Il loro legame era davvero speciale così tanto che la sofferenza fu immane per entrambi quando Giovanni, senza lavoro, disperato, decise di partire alla volta dell’altro mondo, dell’Australia, lasciando la sua casa, la sua Maria.

Impaurito, avendo appena vent’anni, prese quella nave e percorso l’intero continente arrivo a Melbourne e lì iniziò una nuova vita tutt’altro che facile e tutt’altro che felice.

Nel frattempo, in un lembo sperduto della Sicilia orientale, Maria continuava la sua routine di fatica e lavoro, di accudimento di sua madre, di mani sporche per le troppe pulizie, di calli ai piedi per il troppo camminare, di occhi solcati dalle occhiaie per il troppo cucire…ma fu proprio il cucito a regalarle qualcosa di meraviglioso.

Maria aveva un’amica, Michela, che lavorava con lei dalla sarta. Spesso si davano appuntamento per andare insieme e un giorno, uno di quei giorni in cui decisero di percorrere assieme la strada che le avrebbe portate al lavoro, Maria conobbe il fratello di Michela, Salvatore.

Erano solo due ragazzini, ma erano entrambi segnati dalla vita, da un percorso difficile. Le loro anime non erano quelle di chi ha vissuto un’infanzia facile, anzi. La guerra prima, la povertà, il duro lavoro… eppure nei loro occhi splendette la luce quando incontrarono i loro sguardi e suppur incapaci, fino a quel momento, di sapere cosa significasse un sogno, un desiderio, in quel momento, in quello sguardo lo capirono….

 

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