È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
MARE MONSTRUM, IL “MARE ILLEGALE”
26 Giu 2014 05:03
Il mare ‘Nostrum’, orgoglio dei Romani, scenario di una Storia millenaria, dalle coste, dalle isole e dai fondali di incomparabile bellezza … ridotto a discarica di rifiuti e liquami, a bottino da saccheggiare; trasformato dal “progresso” e dalla “civiltà” in mare ‘Monstrum’.
Ecco cos’è il Mediterraneo oggi.
Il dossier «Mare Monstrum 2014», presentato da Legambiente, scatta una foto (sarebbe il caso di dire “segnaletica”) sui reati arrecati ai danni delle coste e del mare nel corso del 2013 in Italia. Si sono registrate quasi 15 mila infrazioni (una media scioccante di circa 40 al giorno).
Circa il 42% di esse riguarda illeciti legati alla pesca di frodo che continua a danneggiare e depauperare della sua biodiversità il Mediterraneo (ormai forse irrimediabilmente); ciò, oltre a provocare inestimabili danni ambientali, provocherà inevitabilmente incalcolabili danni economici.
«La Sicilia si conferma al primo posto, con addirittura un aumento delle infrazioni accertate passate dalle 1045 del 2012 alle 1190 del 2013». Inoltre, «Il 19% dei reati è stato registrato nel campo della violazione del codice della navigazione e il 16,6% nel ciclo del cemento».
«Particolarmente rilevanti sono i sequestri, le denunce e gli arresti nel settore depurativo «il 22% dei reati riguarda lo scarico abusivo in mare per colpa di mala depurazione e scarichi fognari e per lo sversamento di idrocarburi».
«Le operazioni più significative che hanno riguardato depuratori, condotte fognarie o scarichi domestici (…) si sono concentrati soprattutto in Sicilia (provincia di Messina, Ragusa e Siracusa), Calabria e Lazio. In tutti i casi i malfunzionamenti e le irregolarità negli impianti di depurazione portavano al riversamento in mare di liquami inquinanti». A tal riguardo è da sottolineare che l’illegalità è in stretto rapporto con i problemi strutturali di cui soffrono i depuratori e le fogne in Italia (Rapporto Blue Book 2014). Soltanto il 78,5% della popolazione italiana è coperto da un servizio di depurazione delle acque reflue « al nord la copertura raggiunge l’85%, al centro si attesta all’81% , mentre al sud arriva solo al 69%». Infatti sono innumerevoli le procedure di infrazione e le sentenze dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia scaturite da verifiche ad esito negativo sulla conformità del sistema fognario e di trattamento scarichi : “La Commissione ritiene che l’Italia sia venuta meno agli obblighi incombenti (…) della Direttiva 91/271/CEE”. L’ultima «sentenza di condanna è stata emessa solo lo scorso 10 aprile e riguarda decine di agglomerati, dalla Sicilia alla Lombardia, con più di 10mila Abitanti Equivalenti che scaricano in aree sensibili». Oltre agli incalcolabili danni ambientali e sanitari, i mancati interventi richiesti porteranno a sanzioni per ogni giorno di ritardo e al blocco dei fondi strutturali, se l’Italia non dovesse “rendere conformi depuratori e condotte, attraverso l’utilizzo delle risorse già disponibili e lo stanziamento di nuove”. Purtroppo però la situazione è stagnante: ad esempio «in Sicilia, dove 1 miliardo e 161 milioni di euro messi a disposizione dal Fondo di Sviluppo e Coesione per realizzare fogne e depuratori rischia di andare perso. Finora le risorse utilizzate ammontano ad appena 65 milioni, che stanno per essere assegnate con decreti della Regione, mentre il termine per l’utilizzo, già prorogato al 30 giugno 2014, sta per scadere nuovamente. L’area più critica è quella del catanese, dove solo il 13% della popolazione residente è servita da fognatura e depurazione. Il numero di progetti cantierabili è di appena 14 su 94, un numero che non potrà evitarci le multe per l’infrazione UE e soprattutto l’inquinamento causato dallo sversamento di acque ancora non depurate».
In concomitanza con la partenza di Golette Verde, che lungo il suo viaggio tasterà la salute del mare in varie località italiane, Legambiente ha assegnato 5 bandiere nere a “progetti, opere o iniziative che, a vario titolo, si configurano come veri e propri nemici della salute e della qualità dell’ecosistema marino”:
– A Mose e Grandi Navi per ‘L’attacco alla laguna di Venezia’;
– Alla Costa Crociere per ‘Il danno ambientale della Costa Concordia’;
– Alla Provincia di Salerno per ‘Il Grande Progetto per arginare l’erosione del litorale’;
– Al Porto di Molfetta
– ed Al Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi per ‘Il sostegno al rilancio delle estrazioni petrolifere nel mare italiano’ con la seguente motivazione: «Nelle ultime settimane il ministro Guidi è tornata più volte sulla necessità di puntare sui giacimenti di petrolio nazionale e di sbloccare le attività estrattive, tra cui le numerose richieste off-shore che oggi attendono di andare avanti. Prima ancora che le gravi conseguenze ambientali che un’attività di questo tipo in caso di incidente può causare nel bacino del Mediterraneo, è lo stesso ministero, con i dati che pubblica annualmente sulle riserve certe di petrolio, a smentire l’efficacia di questa strategia. Le quantità stimate sotto il mare italiano sono di appena 10 milioni di tonnellate e, stando ai consumi attuali, si esaurirebbero in soli due mesi. Continuare a rilanciare l’estrazione di idrocarburi nel mare Adriatico, nello Ionio, nel Canale di Sicilia e, più in generale, nel Mediterraneo, è solo il risultato di una strategia insensata che non garantisce nessun futuro energetico per il nostro Paese. Già oggi le aree interessate dalle attività petrolifere occupano oltre 20mila kmq di mare, un’area grande come la Sardegna con 2 nuove piattaforme in corso di approvazione, grazie alle numerose norme pro-trivelle approvate di recente (a partire dall’articolo 35 del decreto sviluppo del giugno 2012 che ha tolto i vincoli connessi con la distanza dalla linea di costa e dalle aree protette per le attività in corso): Ombrina Mare della Medoil Gas, a largo della costa teatina in Abruzzo e la piattaforma Vega B di Edison di fronte la costa ragusana in Sicilia».
(Fonte: MARE MONSTRUM 2014; I numeri dell’aggressione continua al mare e alle coste italiane. 20 giugno 2014 )
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