MARE IBLEO: DA FAVOLA BLU AD INCUBO NERO?

Legambiente Ragusa interviene decisamente nel processo autorizzativo delle richieste di perforazione nel mare ibleo.

Infatti con una nota tecnica articolata e motivata, inviata al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Alla Regione Siciliana Dipartimento Regionale del Territorio e dell’Ambiente Servizio I – VIA e VAS ed alla Società Transunion Petroleum s.r.l., Legambiente circolo “Il Carrubo” di Ragusa ha presentato le osservazioni nel procedimento di VIA relativo alla richiesta di permesso di ricerca di presentato dalla Transunion Petroleum Italia in merito ad acquisizioni sismiche con air-gun al largo delle coste tra Scoglitti e Donnalucata in provincia di Ragusa.

Varie sono le critiche ed i dubbi da parte di Legambiente riguardo al documento di richiesta presentato dalla società petrolifera; ne sintetizziamo alcuni:

L’area di istanza

Uno dei lati della linea spezzata che individua l’area di ricerca, il lato nord orientale, si trova ad una distanza inferiore alle cinque miglia nautiche dalla costa. Questo collide con la legislazione nazionale che impone, per permessi di ricerca di idrocarburi a mare, una distanza limite di dodici miglia dal perimetro esterno delle aree costiere ed una distanza limite di cinque miglia dalle linee di base delle acque territoriali lungo l’intero perimetro costiero nazionale, per cui l’area rientrerebbe in buona parte all’interno della fascia di protezione delle dodici miglia.

L’inquadramento Sismico

Secondo Legambiente nello studio SIA presentato dalla Società viene fortemente sottovalutato il rischio sismico! Infatti l’area interessata dall’istanza del permesso di ricerca risulta in prossimità di un nodo sismogenetico, cioè di un’area capace di generare terremoti, nel caso specifico aventi Magnitudo maggiore o uguale a 6.

Nelle sue previsioni la società avrebbe utilizzato metodologie e codici di calcolo che hanno oltre 20 anni e quindi non tengono in conto dei grandi progressi fatti dalla Sismologia. Inoltre la Società ha reperito soltanto dati certi relativi agli ultimi trent’anni, un periodo di tempo praticamente insignificante per poter effettuare una qualsiasi valutazione.

L’interferenze degli airgun con la fauna acquatica

L’esposizione al rumore può produrre un’ampia gamma di effetti sugli organismi acquatici in generale e sui mammiferi marini in particolare. Numerosi studi hanno messo ben in evidenza l’impatto comportamentale che l’airgun può esercitare sui mammiferi marini. Uno studio condotto nei pressi della dorsale medio Atlantica ha dimostrato come i suoni irradiati dagli airgun, udibili a più di 3000 miglia dalla sorgente, inducano le balene a modificare il loro comportamento. Tali modifiche sono state rilevate anche nella stenella striata e nel delfino comune. Si ricorda che nell’area antistante le coste ragusane vive una comunità stanziale di delfino comune.

Altri studi segnalano danni fisiologici alla fauna ittica esposta agli airgun: pesci, uova, larve; o evienziano atteggiamenti di allarme o di fuga come nel caso delle tartarughe marine. Si fa notare che nell’area vi è la presenza di tartarughe della specie Chelonia mydas e Dermochelys coriacea, mentre la tartaruga Caretta caretta risulta essere regolare e sporadicamente nidificante

Nelle integrazioni presentate, a pag 21, la Società dichiara che in generale non sono documentati avvistamenti di cetacei nell’area oggetto di studio. Ciò contraddice quanto affermato dal Ministero dell’Ambiente secondo il quale il Canale di Sicilia costituisce un passaggio quasi unico tra il Mediterraneo Occidentale e quello Orientale di una vasta quantità di specie di cetacei e per tutte le tartarughe. Nella realtà la presenza di cetacei nella zona è dimostrata dai numerosi spiaggiamenti di varie specie avvenuti lungo le coste dell’area iblea.

Le misure di mitigazione

La Società ritiene adeguato predisporre una zona di sicurezza avente un raggio di 500 metri: un’area insufficiente se si tiene conto che l’ISPRA ricorda che gli air gun e l’esplorazione geosismica sono considerati la dinamite del nuovo millennio”.

Le aree di pesca interessate

Nello studio SIA presentato dalla società si dichiara che l’area oggetto di permesso di ricerca inclusa nell’offshore ragusano, appartiene ad una zona che non risulta interessata da un’attività di pesca particolarmente attiva (da pag 118 del SIA). Contrariamente a quando dichiarato dalla Società, la zona risulta interessata da una pesca particolarmente attiva e l’area di istanza rientra addirittura in una zona di pesca costiera.

La Società afferma inoltre che questa tecnica di prospezione ha scarsi effetti sulle attività di pesca (diminuzione del pescato). Vari studi hanno dimostrato invece una diminuzione nella cattura di pesci, anche dopo giorni dal termine delle operazioni, oltre che una diminuita disponibilità di uova, probabilmente causata dalla prolungata esposizione di specie ittiche a suoni a bassa frequenza. Il Norvegian Institute of Marine Research ha dimostrato una diminuzione di catture del 50 % intorno ad una sorgente sonora che utilizzava air gun.

A ciò va aggiunto Il “Rapporto annuale sulla pesca e sull’acquacoltura in Sicilia – anno 2011” della Regione Sicilia che evidenzia come: “L’attività di prospezione con l’utilizzazione del sistema Air Gun ha un impatto ambientale accertato con ripercussioni sull’attività di pesca,…”

La Società, infine, non ha valutato quali siano gli impatti sull’attività di pesca in prossimità dell’area del permesso di ricerca non fornendo alcuna cifra in termini economici, e non ha neanche quantificato l’eventuale perdita economica per l’attività di pesca se queste attività saranno svolte.

Insomma, ci sono soddisfacenti motivazioni per dire: SE LE ATTIVITA’ DI RICERCA, PERFORAZIONE ED ESTRAZIONE SARANNO FATTE CON LA STESSA PERIZIA DEL DOCUMENTO PRESENTATO DALLA SOCIETA’ NELL’AMBITO DELLA V.I.A., IL MARE DI MONTALBANO RISCHIA DI ESSERE SOMMERSO DI PETROLIO!

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