MANUALE DELLA SINISTRA

Il panorama è suggestivo: molti personaggi della politica attuale sentono il bisogno di far sapere la loro precisa idea di come debba essere, di cosa debba fare e di cosa non debba fare la sinistra.

Che questo sia un motivo ricorrente soprattutto fra quelli che a sinistra non sono stati mai è una delle chicche della stagione in cui viviamo.

E’ tutto un susseguirsi di indicazioni, dettami, norme, consigli che hanno come fine dichiarato quello di rendere il panorama politico più chiaro, ordinato. Come a dire che se la sinistra si conforma alle aspettative degli uomini della destra, allora sicuramente le cose andranno meglio, e il paese ne beneficerà.

Un dubbio assale: se tanti si sentono in diritto e in grado di sentenziare sulla vera sinistra, non sarà perché la stessa sinistra ha smarrito da tempo il senso della sua identità? Cosa può autorizzare questa continua efflorescenza di discorsi sulla sua natura e sulle sue competenze se non il buco che da tempo si è generato nel cuore dei suoi fondamenti, della sua visione del mondo e dell’uomo?

Naturalmente non pensiamo che esista un’unica cosa che si chiama “sinistra”. Esistono molte sinistre. Tuttavia, quando è spesa, la parola continua ad avere un certo appeal, non solo presso quelli che ancora ci si identificano, ma anche presso quelli che l’hanno sempre combattuta.

La tristezza dilaga se si pensa che da tempo qualcuno conta sul fatto di poter apostrofare chiunque col termine “comunista” per generare un vissuto di vergogna o, in alternativa, di assoluta estraneità in chi è apostrofato. Tempi lontani quelli in cui tanta gente, tanta brava gente si diceva fiera di esserlo, comunista!

Oppure, prendete la parola “marxista” e declinatela in modo da farla coincidere quasi con “superato”, “anacronistico”. Che strano: negli Stati Uniti si studia e si approfondisce il pensiero marxiano molto più oggi di quanto si facesse nei lontani anni ’70…

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