MANGIO… PER DIMENTICARE!!!

L’estate è alle porte: in tv, sulle riviste femminili e sui programmi televisivi mandati in onda, non si fa che parlare della, tanto attesa, prova costume e della perfetta forma fisica. Ricordiamoci che sono messaggi assolutamente errati: non esiste una perfetta forma fisica, o meglio, non esiste uno standard  fisico uguale per tutti. Ma noi che rapporto abbiamo con il cibo? Questo, è quello che ognuno di noi dovrebbe chiedersi. Spesso utilizziamo il cibo come anestetico per combattere i nostri malesseri emozionali. Quando siamo arrabbiate, ci sentiamo prive d’amore, tristi, sperdute e schiacciate dalla routine quotidiana e dalla noia. E allora? Eccoci ad assaltare senza alcun freno il frigorifero di casa. Il cibo ha sempre avuto un forte valore simbolico, mangiare è un atto fisiologico, ma anche un rito sociale che afferma o sfida le relazioni interpersonali, un mezzo che canalizza i messaggi emotivi. A tutti gli effetti il cibo viene considerato un grande e validissimo “tappabuchi”, una risorsa primaria che viene usata per colmare vuoti e incertezze. La persona insoddisfatta, uomo o donna che sia, mangia in modo compulsivo cercando di allontanare da sé la realtà. Ci sono periodi della nostra vita che usiamo il cibo come strumento consolatorio; la maggior parte del nostro tempo è fatta di eventi giornalieri banali che fanno crescere la tentazione di cercare nel cibo il nostro “compagno di disavventure”. In una vita priva di significato e di obiettivi, il cibo diventa il più potente anestetico, una droga lecita che soddisfa qualsiasi esigenza. In poche parole chi è in sovrappeso tende a relazionarsi con il mondo esterno essendo perennemente condizionata dal cibo. La chiave per mantenere il controllo? A tutti, o quasi, è capitato di iniziare una dieta, ma di interromperla dopo pochi giorni, ciò accade perché la dieta non deve assolutamente basarsi su una riduzione drastica della quantità di cibo, senza prendere in considerazione l’aspetto psicologico del problema. Anche perché, molto spesso, l’aumento di peso è dovuto ad una filosofia di vita errata, piuttosto che ad una cattiva alimentazione. Il problema deve essere risolto alla radice. La cosa importante è seguire una dieta, senza sbandierarlo ai quattro venti e soprattutto, senza essere costretti a dimostrare niente a nessuno, è necessario avere una forte motivazione e un forte desiderio a migliorarsi. Altro aspetto importante è saper bilanciare i sentimenti ed esprimere senza timore e inibizioni le emozioni represse: rabbia, rancore e tristezza. Abbuffarsi o fare scelte alimentari sbagliate o inadeguate riguarda non solo la nostra salute, ma anche la nostra vita interiore. Mangiare non è gratificante solo a livello fisico, ma lo è anche a livello psicologico: il cibo procura delle emozioni.

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