MADRE TERESA DI CALCUTTA

Ricordare in questo periodo confuso e bellicoso  una donna che speso la sua vita “per i poveri più poveri” è profondamente significativo.

Non si pretende che si emulano i suoi gesti, le sue parole, i suoi fatti, basta prendere coscienza della  umanità, della dignità, dell’altro ed imparare a conoscere se stessi in modo tale da indirizzare e guidare non solo i più deboli, ma rompere la corazza dell’indifferenza e dell’egoismo.

I suoi sono insegnamenti chiari, sereni, illuminati perché Lei era stata  “prescelta da Dio” . RicordiamoLa, non come ulteriore strumento mieloso,  ma per il coraggio e la forza in modo che  possa guidarci nel bene  dall’ Alto Dei Cieli, ci deve incoraggiare a credere nella vita ed a superare con fierezza ogni difficoltà propria ed altrui.

“ Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù”.Di conformazione minuta, ma di fede salda quanto la roccia, a Madre Teresa di Calcutta fu affidata la missione di proclamare l’amore assetato di Gesù per l’umanità, specialmente per i più poveri tra i poveri. “Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”. Era un’anima piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui e con un solo, ardente desiderio: “saziare la Sua sete di amore e per le anime”.

Madre Teresa di Calcutta (nome di battesimo Agnese Gonxha), figlia di un droghiere albanese, è nata nel 1910 nella cittadina macedone di Skopje. Entrata nel 1928 nella congregazione delle Suore di Loreto (irlandesi), venne inviata a Dajeeling, in India.

Nel 1948, dopo alcuni anni di insegnamento alla Saint Mary High School di Calcutta, un collegio per ragazze cattoliche, le giunge l’autorizzazione da Roma, con la firma di papa Pio XII, a lasciare il convento.

A trentasette anni, Suor Teresa indossa per la prima volta un “sari” (veste tradizionale delle donne indiane) bianco di un cotonato grezzo, ornato con un bordino azzurro, i colori della Vergine Maria. Va in giro chiedendo cibo e medicine, mendicando per curare e sfamare i suoi poveri.

Dopo tre giorni apre una scuola, all’aria aperta, sotto un albero.

La sua abitazione è una baracca sterrata e lì porta quelli che non sono accolti negli ospedali. Nel febbraio 1949 Michele Gomez, funzionario dell’amministrazione statale, mette a disposizione di suor Teresa un locale all’ultimo piano di una casa di Creek Lane e lì giunge la prima consorella. Nell’autunno del 1950, Papa Pio XII autorizza ufficialmente la nuova istituzione, denominata “Congregazione delle Missionarie della Carità”.

Durante l’inverno del 1952, un giorno in cui va cercando poveri, trova una donna che agonizza per la strada, troppo debole per lottare contro i topi che le rodono le dita dei piedi. La porta all’ospedale più vicino, dove, dopo molte difficoltà, la moribonda viene accettata. A Suor Teresa viene allora l’idea di chiedere all’amministrazione comunale l’attribuzione di un locale per accogliervi gli agonizzanti abbandonati.

Oltre alla vita che si spegne la fondatrice guarda anche alla vita nascente con l’apertura della Casa dei bambini, Shishu bhavan, dove accoglie i bambini abbandonati, trovati spesso nei bidoni della spazzatura.

Molti progetti della Madre si vanno realizzando ma manca forse quello più ambizioso: togliere i lebbrosi, i suoi figli prediletti come li definisce, dagli slum. Va ogni giorno a trovarli e curarli nelle loro misere baracche ma spera di costruire per loro una città. Sa già che la costruirà sul terreno di Asansol donatole dal governo, che dovranno abitarci 400 famiglie di lebbrosi e che la chiamerà “Città della Pace”, Chantinabal ma le manca il danaro. Grazie ad aiuti e premi, il villaggio della pace viene. All’interno della città ci sono i negozi, i giardini, l’ufficio postale e le scuole.

Ormai il nome di Madre Teresa varca i confini dell’India e cosi la congregazione viene aperta a Cocorote, in Venezuela, la prima casa delle Missionarie della Carità. E’ il luglio del 1965.

Nel 1979 riceve il Premio Balzan e il Premio Nobel per la pace. Seguiranno molti altri attestati di stima e riconoscenza. Nel 1989 viene proclamata donna dell’anno.

Il profumo della carità di Madre Teresa ha raggiunto ormai i cinque continenti dove sono presenti più di 4000 dei suoi religiosi e religiose: in India le case sono 150, in altri paesi dell’Asia 30, in Oceania 10, in Europa 45, nelle Americhe 52 e in Africa 30.

Dopo aver speso la sua vita per i “poveri più poveri”, Madre Teresa muore a Calcutta il 5 settembre 1997.

Il 19 ottobre 2003 Giovanni Paolo II la proclama “beata”.

Concludo con una sua poesia che è un Inno alla vita.

La vita è un’opportunità, coglila.

La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è un sogno, fanne una realtà.

La vita è una sfida, affrontala.

La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è una ricchezza, conservala.

La vita è amore, godine.

La vita è un mistero, scoprilo.

La vita è una promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.

La vita è un inno, cantalo.

La vita è una lotta, vivila.

La vita è una gioia, gustala.

La vita è una croce, abbracciala.

La vita è un’avventura, rischiala.

La vita è pace, costruiscila.

La vita è felicità, meritala.

La vita è vita, difendila.

-“Maria Teresa di Calcutta”

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