MADRE TERESA DI CALCUTTA. LA DONNA PIÙ POTENTE DEL MONDO

A chi come noi è toccata la sorte di vivere la conclusione di un secolo, può accadere di guardare con più attenzione agli aspetti negativi del Novecento, invece non dovremmo dimenticare che è stato anche il secolo di Gandhi, di Papa Giovanni, di Padre Pio, di Madre Teresa, di Giovanni Paolo II

La gente semplice non ha bisogno di dispute teologiche ma di un Vangelo incarnato e non ha aspettato le proclamazioni ufficiali  per invocare i miracoli di Padre Pio, per considerare già beata Madre Teresa di Calcutta  e per proclamare: “Santo Subito!” dopo la morte di Papa Wojtyla.

In proposito si narra che una signora un po’ sprovveduta chiese proprio a Madre Teresa.:” Ma l’hanno già fatta santa?” e lei, con l’umorismo che non le mancava, rispose :”Sarebbe meglio lasciarmi morire prima, per poi vedere quello che succede!”

Viviamo nell’era della istantanea a colori, della cinepresa e della video-camera. Padre Pio e Madre Teresa sono stati ripresi in tantissime pose e questo ha contribuito a renderci i loro volti familiari. Le loro immagini sono entrate nelle nostre case come quelle di parenti o carissimi amici.

Madre Teresa ci sorride come una vecchia zia. Sembra proprio una delle nostre donne del popolo dei tempi passati , abituate ad una vita di stenti, capaci di grandi fatiche e resistenza.

Madre Teresa colla sua statura molto piccola, il corpo incurvato, il  viso grinzoso è la negazione dei canoni della bellezza femminile, eppure il suo splendido sorriso la illumina e la rende bella.

E proprio al sorriso è dedicata una delle sue preghiere:

 

Signore glorioso,

che hai portato tanta gioia nella mia vita,

io Ti ringrazio con il sorriso

quando vedo la ricchezza delle Tue benedizioni.

I miei occhi sorridono

Quando vedo dar da mangiare ai bambini

Che soffrono la fame.

E si apre al sorriso la  mia bocca

Quando vedo la gente rispondere

Alla Tua chiamata.

O Signore,

apri la mia bocca e riempila di sorriso.

E noi conosceremo la Tua vera essenza

E rideremo cantando le Tue lodi.

Grazie

 per questo fantastico riso gioioso,

Signore

 

Teresa di Calcutta nasce con il nome di Agnese Bojaxhiu (Boiagiu) il 27 Agosto 1910 a Skopje in Macedonia da genitori albanesi cattolici. Ha una sorella e un fratello più grandi, Agata e Lazzaro. Il padre, Nicola, è un ricco commerciante molto generoso con i poveri. Crede nell’istruzione e fa studiare i suoi figli.

Fervente patriota, viene avvelenato dai suoi avversari politici e muore quando Agnese ha nove anni.

La madre, Drane, dopo la morte del marito affronta con coraggio ed energia le responsabilità verso i figli e continua ad aprire la sua casa ai poveri e ad ospitarli alla sua mensa,  nonostante l’agiatezza non sia quella di prima.

Fervente cattolica coltiva in famiglia la consuetudine della preghiera in comune.

Nonostante la sua condizione di vedova, lascia il figlio libero di andare all’Estero e non ostacola la vocazione missionaria di Agnese, quando ha la certezza della sua autenticità.

Drane non rivedrà più Agnese, che lascia l’Albania il 13 Ottobre 1928 e Lazzaro che si trasferisce in Italia nel 1939.

Il terremoto che colpì la città di Skopje, nel 1964,distrusse la casa natale di Madre Teresa e, fra le altre, la tomba del padre, i cui resti furono tumulati in un ossario comune.

L’unica sua parente più prossima in vita è la figlia di Lazzaro che vive a Palermo.

Sembra talora che Iddio voglia fare il vuoto attorno alle persone che ha scelto per sostituire ai legami della terra e del sangue altri legami molto più fecondi.

La storia di Teresa somiglia a quella di Abramo: nuova patria, un nuovo popolo di appartenenza, una nuova lingua, tanti figli, milioni  di figli in tutto il mondo.

 

Nell’Agosto del 1928 la diciottenne Agnese decide di abbracciare la vita religiosa.

La richiesta di essere accolta nell’Ordine Missionario delle Suore di Loreto viene accettata e nel Settembre dello stesso anno parte per Dublino.

Si imbarca per l’India il 1 Dicembre.

Prende i voti temporanei il 24 Maggio del 1931. Il suo primo incarico è quello di infermiera in un piccolo centro missionario vicino a Calcutta.

Dopo i voti perpetui la Madre Superiora le affida l’incarico di insegnante e direttrice del Collegio di St Mary, un collegio per fanciulle benestanti, circondato da alte mura che impediscono non solo il contatto, ma anche la percezione visiva della miseria circostante. Ma sua madre le scrive:

“ Mia cara figliola, non dimenticare che sei andata laggiù per i poveri. Ti ricordi della nostra Filja? E’ piena di piaghe ,ma quello

che la tormenta maggiormente è il sapere di essere sola al mondo: Noi facciamo quello che possiamo per aiutarla .In effetti il peggio non sono le piaghe, ma il fatto che è stata dimenticata dai suoi…”

Teresa si sente personalmente interpellata dall’invocazione di Cristo sulla croce: ”Ho sete”.

Se la prima vocazione era maturata con la guida di un padre gesuita, anche la seconda deve molto alla direzione spirituale di un gesuita, il Belga Padre Van Exem che le consiglia cautela, pazienza e molta preghiera.

Il Vescovo di Calcutta Mons. Perier le impone un anno di attesa, dopo il quale le dà il permesso di comunicare il suo progetto alla Madre Generale delle Suore di Loreto, la cui risposta è incoraggiante:

Teresa può chiedere a Roma il permesso di rimanere consacrata, pur lasciando il convento e vivendo da sola.

La risposta positiva di Roma le viene consegnata dal padre Van Exem la prima domenica di Agosto del 1948.

Il 18 Agosto è la data di nascita dell’abito che oggi si può vedere indossato dalle missionarie della carità in tutte le città del mondo.

Teresa vuole l’abito indossato dalle donne indiane, avendo cura di sceglierne la versione più umile e dimessa. Preferisce l’orlo azzurro a quello rosso in onore della Vergine Maria.

A Calcutta incomincia la sua missione nel misero quartiere di Moti Jheel, proprio quello chi si estende oltre il muro del giardino della scuola che aveva diretto.

Crea dal nulla una scuola per i bambini, usando la terra come lavagna.

A Marzo si presenta la prima postulante: un ex allieva a cui ben presto se ne aggiungono altre tre.  Nell’Ottobre del 1950 sono dodici.

 Proprio il 7 di quel mese Suor Teresa diviene Madre Teresa di Calcutta, fondatrice della Congregazione delle Missionarie della Carità.

E’ significativo che il progetto di Teresa e la nuova Congregazione abbiano avuto un’attenzione particolare dai Pontefici.

Da Pio XII che concede alla giovane suora l’esclaustrazione difficilissima da ottenere, a Paolo VI che nel 1965 riconosce la Congregazione come Istituto di Diritto Pontificio e concede a Madre Teresa la cittadinanza vaticana, a Giovanni Paolo II, che visita il 4 Febbraio 1986,durante il suo viaggio in India, la casa per i moribondi abbandonati, la Nirmal Hriday, facendo esclamare a Madre Teresa:

“E’ stato il giorno più bello della mia vita!”

 Inoltre Giovanni Paolo II°, che vediamo più volte ritratto in compagnia di Madre Teresa ,è un suo grande estimatore ed amico.

 Le donerà una casa di accoglienza dentro le mura vaticane il 21 Maggio 1988.

Rigorosa è la preparazione delle giovani che decidono di entrare nella congregazione.

Un significato particolare acquista il voto di povertà che non è semplicemente la rinuncia a possedere individualmente ma è la scelta di vivere con i poveri e come i poveri.

Una scelta radicata  profondamente nel Vangelo.

Dice, infatti, Madre Teresa alle sue figlie :

Nei poveri vi prendete cura di Cristo. Lavate le Sue ferite, ripulite le sue piaghe, fasciate le sue membra. Sappiate guardare al di là delle apparenze, ascoltate le parole pronunciate da Gesù:

Quel che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me.

Quando servite i poveri, servite nostro Signore Gesù Cristo”

 

Madre Teresa non pretende di eliminare il fenomeno della povertà.

Vuole, invece, che i poveri ricevano il dono dell’Amore, quel  dono che la società del profitto e dei consumi offre solo temporaneamente e non gratuitamente a chi ha i requisiti della bellezza, dello charme, del successo.

 

Nella biografia di Madre Teresa si possono distinguere, a partire dalla seconda vocazione, tre periodi :

gli anni eroici sono i primi, quando la Madre è sorretta soprattutto dalla Fede;

gli anni operosi  sono quelli che vedono la continua espansione e la nascita del primo ramo maschile;

gli anni della gloria sono quelli che vedono moltiplicarsi i riconoscimenti a Madre Teresa da ogni parte del mondo, tra cui il premio Nobel per la pace nel 1979.

Dieci anni dopo Madre Teresa viene proclamata Donna dell’anno.

La Russia di Gorbaciov e poi la Cina aprono le porte alle missionarie della Carità.

La crisi dei regimi comunisti nell’Europa Orientale, alla fine degli anni Ottanta, permette l’ingresso di Madre Teresa in Romania e nella sua amata Albania, dove finalmente può pregare sulla tomba della mamma e della sorella a cui il duro regime di Hoxha non aveva voluto concedere il permesso di raggiungerla in India.

Madre Teresa, eletta nel 1990 superiora generale vita natural durante, così risponde a chi le chiede i suoi progetti per il futuro:

“Vivo giorno dopo giorno, Ieri è passato ,domani non è ancora venuto. Mi resta soltanto oggi per amare Gesù.”

E così risponde a chi le chiede cosa accadrà dopo di lei:

“Non sarà un problema. Dio saprà trovare una persona più umile, più obbediente, più fedele ,più piccola, con una fede più profonda e, attraverso questa persona ,compirà opere più grandi”.

Nel Marzo del 1997, la sua salute malferma non  le consente  di continuare ad essere superiora generale e il capitolo generale elegge Suor Nirmala Joshi, indiana, allora sessantatreenne.

Una studiosa della spiritualità di Madre Teresa, Gloria Germani, così commenta i suoi funerali:

 “Il 13 Settembre 1997,il Primo Ministro indiano conferisce l’onore dei funerali di stato alla piccola suora cattolica di origine albanese, onore che era stato tributato in precedenza al Mahatma Ghandi e al padre politico dell’India Moderna, Nehru.

Questo atto ha un significato che va oltre quello troppo facilmente attribuibile ,di propaganda nazionalistica multimediale.

E’ indicativo di una identità spirituale che l’India, sia pure con i suoi enormi e molteplici problemi, è consapevole di incarnare.

Un’identità che  riconosce in Madre Teresa – non il più alto esponente di una comunità, quella cattolica, che in India rappresenta soltanto una sparuta minoranza, non superiore al due per cento della sua enorme popolazione – quanto e soprattutto una delle grandi anime, mahatman, nate dalla madre India, quelle che hanno saputo tradurre con la propria vita le verità così semplici, ma così vertiginosamente difficili da raggiungere, che sono alla base dell’unione fra l’umano e il divino.”

Madre Teresa, più semplicemente, aveva dato di se stessa questa definizione:

“Di sangue e di origine sono albanese. Di cittadinanza sono indiana. Sono una religiosa cattolica.

Per vocazione appartengo al mondo intero. Ma il mio cuore appartiene al cuore di Gesù.”

 

 

 

Laura Barone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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