L’ON. RAGUSA: SUI PROBLEMI DELLA SCUOLA CHIEDO VENGA FATTA LUCE

Le conseguenze portate dai pesantissimi tagli fatti dal governo nel settore dell’istruzione, potevano essere sicuramente arginati in modo più tempestivo ed efficace dalla Regione Sicilia. Ad oggi ne risulta soltanto uno spreco di risorse e pochissimo sostegno alla categoria degli insegnanti, che vengono retribuiti con compensi appena discreti.

L’on. Orazio Ragusa chiede senza mezzi termini che l’assessore regionale all’istruzione dia spiegazioni che motivino disservizi che vanno dall’attivazione tardiva dei corsi, al mancato pagamento di compensi ai docenti relativi a corsi dell’anno scorso, ai bassi stipendi degli insegnanti.

“Aiutare gli insegnanti e il personale scolastico che, per effetto dei tagli imposti dal Governo nazionale, hanno perso il lavoro è un dovere anche per la Regione Sicilia. Così come hanno fatto altre regioni (es. Lombardia), grazie ai progetti Por, anche in Sicilia si è riusciti a creare un ammortizzatore sociale che, solo in piccolissima parte, ha arginato i devastanti effetti dei tagli nazionali sull’istruzione. Purtroppo devo costatare che in Sicilia, a differenza di altre regioni, ancora una volta, abbiamo vanificato gli effetti di quello che poteva essere definito un buon intervento.”

“L’attivazione tardiva dei corsi – ha sottolineato Ragusa – rischia di trasformare questo strumento nell’ennesima occasione per sperperare denaro pubblico. Siamo ad aprile, tra due mesi come è noto a tutti, le scuole chiuderanno, e solo da pochi giorni è stato dato l’avvio a questi progetti. Ciò significa che          questi insegnanti nella  migliore delle ipotesi cominceranno a operare nelle scuole a metà mese, con grave danno per gli stessi che, naturalmente sono rimasti senza alcuna retribuzione fino ad ora e, soprattutto per i numerosissimi alunni che, in questo modo, si vedono penalizzati nel servizio di assistenza offerto da questi docenti precari.

Giungono, inoltre, diverse segnalazioni da parte di docenti che, completati i corsi dell’anno precedente, iniziati con un ritardo che definire indecente è un complimento per l’amministrazione regionale, non hanno percepito il saldo dei compensi, nonostante le scuole dicano di aver inviato il materiale necessario per la rendicontazione.

Pur facendo parte della maggioranza che appoggia questo governo devo segnalare il fallimento dell’obiettivo di garantire, attraverso questi progetti, il successo scolastico degli alunni disabili e/o a rischio di emarginazione sociale, per assoluta leggerezza nella gestione regionale di questo strumento. L’attivazione dei corsi in prossimità della chiusura dell’anno scolastico ne è l’esempio più evidente.

I lavoratori impegnati in questi progetti, che in molti casi sono docenti in possesso di laurea e di una o più specializzazioni, hanno sottoscritto un contratto co.co.pro. di 300 ore, con un compenso netto di poco superiore a dieci, dodici euro per ora. Faccio solo notare che si tratta di personale altamente qualificato, pagato molto meno degli uscieri che prestano servizio alle dipendenze della Regione Sicilia.

Nonostante tutto questo, l’assessorato all’istruzione evidentemente ritiene tollerabile, trattare questi professionisti in questo modo, determinando in molti casi umiliazioni e rabbia.

Con quale “faccia” si potrà poi annunciare che in Sicilia favoriamo la meritocrazia. Paghiamo regolarmente lauti stipendi ai numerosissimi dipendenti regionali e poi, quando si tratta di remunerare i lavoratori della conoscenza, non riusciamo a rispettare gli impegni.

Anche per non diventare complice di questo sistema che colpisce i più deboli, chiedo che venga fatta luce su questa vicenda, che siano individuati i responsabili, che l’assessore competente si presenti in aula a spiegare le motivazioni di tali disservizi e che, una volta per tutte, chi ha sbagliato paghi.

E’ necessario sanzionare pesantemente chi si è reso responsabile della negazione di questi diritti essenziali, pensando ancora che la gestione della “Res pubblica” sia un fatto di poca importanza, umiliando chi ha studiato e chi ha sudato sui libri per poter “insegnare” nelle nostre scuole.

Saremo credibili se non guarderemo in faccia nessuno, fosse anche l’assessore regionale all’istruzione.”

 

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