LOMBROSO E LE FOTO SEGNALETICHE

Conobbi quello che sarebbe diventato l’onorevole Riccardo Minardo ora sono forse quindici anni o diciotto anni. Il luogo era Marina di Modica, in quella piscina trasformata in auditorium/teatro a forma di conchiglia.

Il geometra era allora assessore al Comune di Modica, non ricordo con quale delega, e dovette intervenire ad apertura di una manifestazione culturale, forse la presentazione di un libro o il classico reading di poesie. Certo è che il buon Minardo iniziò un discorso che forse voleva essere colto e di livello, ma, come si dice in dialetto, si “incartò”, suscitando anche una certa ilarità tra il numeroso pubblico. Ne venne fuori grazie all’intervento di altri, forse il sindaco dell’epoca, che lo trasse d’impaccio appellandosi alla necessità di fare presto.

La sua poi folgorante carriera politica non l’ho mai seguita con passione (ma questo vale per tutti i parlamentari iblei, nessuno dei quali, fatto salvo mio errore, è mai assurto alla grande politica nazionale). Quello che di Riccardo Minardo mi ha però sempre fortemente impressionato, è stata la incredibile volontà e capacità, mista ovviamente a indubbie qualità umane, di essere sempre con la gente, tra la gente.

C’è forse qualcuno tra i cittadini di questa provincia che riesce a ricordare la inaugurazione di una fiera, di una mostra, di un nuovo negozio o di una manifestazione ludico-sportivo senza in prima fila l’onorevole modicano? Esiste una foto con nastro e fiocco, forbice e vassoio senza anche il sempre sorridente Minardo?

Io sono convinto della totale innocenza del deputato modicano. In ogni caso lo spero, prima per lui e la sua famiglia, poi per il suo partito, e infine per la collettività iblea tutta. Ma in questa occasione non voglio (e comunque non potrei, per manifesta incapacità) occuparmi della vicenda giudiziaria, non mi interessa. Al contrario, c’è un aspetto della vicenda che vorrei sottolineare, non foss’altro che per ammorbidire il clima, ridurre la tensione oggi manifesta in tutta la nostra provincia, insomma, citando un grande, un po’ per celia e un po’ per non morire.

Vorrei infatti suggerire una più attenta visione della fotografia “segnaletica” che le forze dell’ordine hanno diffuso all’indomani dell’arresto – sotto forma di fermo domiciliare – del parlamentare regionale già senatore. In quella immagine a stento si riconosce il deputato all’ARS: senza gli occhiali, con uno sguardo che non è il suo, con un ovale del volto che non sembra assolutamente quello che siamo abituati a vedere, direi quotidianamente, sui giornali e nei tg delle televisioni locali. Adesso io mi chiedo tre cose. La prima: polizia e carabinieri hanno particolari macchine fotografiche che travisano seppur involontariamente i volti dei fermati? Si tratta di ottiche particolari, di lenti modificate, di pellicole/sensori diversi da quelli in commercio?

La seconda: era proprio necessario scattare quella foto segnaletica ad un personaggio pubblico che di foto, anche solo sulla rete, ne ha a migliaia e tutte certamente utilizzabili e comunque “migliori” della segnaletica (credo proprio che fosse necessario, poiché immagino che precise norme e regole facciano obbligo alle forze dell’ordine di fotografare il fermato)?

La terza: non è forse ipotizzabile che non sia la macchina – analogica o digitale – delle forze dell’ordine ad essere diversa, quanto il fatto che la persona arrestata/fermata (ed a maggiore ragione se persona/personaggio, in questo caso politico, ma anche sportivo o dello spettacolo e della cultura) davanti quell’obiettivo involontariamente quanto inevitabilmente modifica la sua espressione, i pensieri certamente nefasti offuscano la sua mente e rendono acido lo sguardo. Fanno eccezione i delinquenti recidivi, quelli con collezioni di foto segnaletiche. Loro hanno una espressione ormai “studiata”, di sfida, di sarcasmo, di totale controllo e sicurezza. Ma la loro anima è già perduta.

 

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