L’ITALIETTA DELLE PARROCCHIE

C’è stato un tempo in cui in questo paese si fronteggiavano due formidabili agenzie culturali: la parrocchia e il circolo del partito comunista.

Noi pensiamo che lo strapotere della prima – come macchina oleata di produzione delle coscienze in serie – abbia reso impossibile alla seconda che l’Italia diventasse un paese socialista (come si sarebbe detto una volta), ma la sua forza ha probabilmente, e in modo del tutto paradossale, contribuito a fare del PCI il più forte partito comunista dell’area occidentale.

Ovviamente, ci guardiamo bene dal fare di questo un punto di merito. Ognuna delle due agenzie ha lavorato incessantemente, direi quasi fianco a fianco, in una logica della bivalenza ideologica frullata dentro a quella immortalata da Guareschi con le sue icone Peppone e Don Camillo: il centro, come sintesi e come uccisione delle differenze, come superamento mirabile di ogni contrapposizione e dunque come notte in cui tutte le vacche sono nere (come avrebbe detto il buon vecchio Hegel).

Sappiamo tutti che fine abbia fatto il circolo del partito comunista e dunque ci troviamo a confrontarci con i vincenti. Per capire a cosa del passato dobbiamo il nostro presente e, inoltre, quanto e come quell’agenzia stia ancora producendo serialità.

A chiunque verrebbe in mente di osservare che il ruolo della parrocchia è oggi decisamente ridotto rispetto a 50 o 60 anni fa: la crescita dell’acculturazione, i processi formidabili dell’immigrazione, la rete e molto altro hanno generato progressivamente un contesto più plurimo, meno monolitico. In altre parole, la cultura cattolica è oggi, in questo cattolicissimo paese, come assediata da altro, con cui inevitabilmente deve confrontarsi. Ma non più nell’assetto trincerale con cui si confrontava/contrapponeva alla cultura comunista, che – nella declinazione italica – era probabilmente una sua variante (di nuovo Guareschi).

Ciò che agisce, in questa società ossessionata dalla necessità di stringersi in mezzo – al centro, appunto – è un cattolicesimo post- moderno, che allunga la sua militanza nei territori nobili della socialità ma che conduce le sue vere battaglie nel retrobottega dei temi caldi dell’etica, del sesso e della politica. Con esiti indubbiamente efficaci.

Il risultato probabilmente non cambia, se è vero che mentre la cattolica Francia legifera il matrimonio gay, e la cattolicissima Spagna legifera una piena laica procreazione assistita, la ipercattolica Italia si accende se Corrado Guzzanti fa il verso a un monsignore, dimenticandosi del fatto che un suo premio nobel ha scritto, decenni or sono, il Mistero Buffo.

Che questo sia un paese a sovranità limitata si dice da sempre. Oggi che è difficile trovare paesi europei che non lo siano – le istituzioni democratiche schiacciate dalla microfisica del potere della finanza – possiamo fregiarci di questo dubbio primato: doppia tirannia, doppia fatica.

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