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L’ISOLA PLURALE E IL CANTO MALINCONICO DELLA SICILIA NELL’ANIMA DI “BARBERIA”
14 Gen 2017 11:21
“Barberia” (barba, capiddi e mandolinu) di Gianni Clementi è uno straordinario viaggio nel tempo in un immaginario collettivo, dove Massimo Venturiello, protagonista unico della scena teatrale, è la nostra guida.
Con mano dolce, accompagnato dalle note della “Compagnia popolare Favarese”, cinque musicisti di barba, capelli e mandolino, ci conduce nel mondo magico del salone del barbiere siciliano.
Uomo tuttofare: infermiere, dentista, veterinario, consigliere di famiglia, paraninfo, depositario di confidenze piccanti.
Questo “varveri”, ragazzo quindicenne è costretto a fuggire da New York, lasciando padre e madre nella Little Italy, per aver assistito, nel salone dove lavorava, a un omicidio mafioso.
Torna a Ribera, in Sicilia, e va a tagliare capelli e a radere barbe nel salone dello zio Saro che passando a migliore vita gli lascia un patrimonio che non è solo la barberia ma un mondo di saperi che fa del barbiere riferimento per tutte le necessità della vita.
E qui dialoghi e tagli, rasature e cantate, maldicenze e sfottò che ci riportano bambini in quegli ambienti profumati di brillantina e dopobarba, o maleodoranti della calce delle sputacchiere, di calandarietti profumati attaccati con un filo di raso e in ogni pagina le “minne” delle attrici che i nostri padri, lontani dalla nostra vista, conservavano nel taschino della giacca.
Un caleidoscopio di odori, di visioni, di colori e di melodie che ci richiama alle”Cere perse”- l’isola plurale, di Gesualdo Bufalino e alle cantate di Rosa Balestrieri. Voci malinconiche di una Sicilia disperata ma ricchissima nella sua anima, nella sua voglia di essere e nella sua speranza di un domani diverso.
“Barberia” non è solo il significato di un’esistenza ma ci dona uno spaccato di vita vissuta che i tempi moderni, così come tante altre visioni e sogni, hanno sepolto nel flusso della nostra imperante solitudine e noia.
Con uno straordinario Massimo Venturiello i cinque musicisti di barba, capelli e mandolino: Domenico Pontillo, Peppe Calabrese, Maurizio Piscopo, Mimmo Pontillo, Raffaele Pullara e Mario Vasile, uno dopo l’altro accomodati sulla sedia del salone per ricevere dal mattatore armato di rasoio il racconto perfetto di un’epica tutta siciliana.
“Barberia” ha una sua genesi artistica. Nasce da un libro-cd dal titolo “Musica dai saloni” curato da Maurizio Piscopo e Gaetano Pennino per la parte letteraria e da Giuseppe Calabrese e Mimmo Pontillo quella musicale. Il libro alla sua seconda edizione è stato definito dalla critica la Bibbia dei poveri per le storie, le curiosità, le foto di Melo Minnella e Giuseppe Leone e per le musiche del cd sono state riproposte in questo spettacolo.
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