L’INVIDIA

“Nessuno è tranquillo come un califfo” o almeno questo è il pensiero piu diffuso nell’immaginario collettivo, ma tutte le persone che occupano una posizione di potere,vengono continuamente minacciati, attaccati e si devono difendere.La gran parte degli imperatori romani sono stati uccisi per invidia.

Ad esempio possiamo pensare al caso di due grandi dittatori:Hitler e Stalin, hanno conservato il potere per molto tempo probabilmente perche eliminavano ogni potenziale oppositore.

Le diverse definizioni dell’invidia riportano genericamente ad un sentimento o stato d’animo contrario, astioso, risentito, che si prova per un bene o una qualità altrui che si vorrebbero fossero proprie.
Quasi sempre l’invidia si accompagna a rancore e avversione per la persona che possiede il bene o la qualità.
Più in generale si identifica come invidia anche il senso di orgoglio che porta a non sopportare chi abbia capacità e doti uguali o superiori, chi abbia maggiori capacità nella sua arte o attività lavorativa.
L’invidia è stata oggetto di studio e di discussione fin dai tempi più antichi, tanto da coinvolgere non solo letterati ma anche e piuttosto filosofi che hanno dissertato a lungo sulle origini e sulle caratteristiche di quello che, in definitiva, viene catalogato come un vizio.
In termini scientifici se ne sono occupati e continuano a farlo psicologi, sociologi, psicoanalisti e anche medici. Questi ultimi ne hanno studiato gli aspetti spesso incontrollabili del disturbo che partendo dal semplice astio possono degenerare anche in avversione violenta.
L’invidia, al giorno d’oggi, è un sentimento assai diffuso e senza dubbio determina complicanze nei rapporti sociali, soprattutto nell’ambito lavorativo.
Spesso degenera in un risentimento tale da desiderare il male della persona invidiata e in questo si innescano, secondo la tradizione popolare, rapporti con la superstizione e il malocchio.
Assai poco analizzata una concezione dell’invidia che si discosta da quella tradizionalmente considerata. E’ un aspetto addirittura considerato da un grande filosofo tedesco, Schopenhauer, che, a mio/nostro parere, stabiliva una importante differenza, in quanto “ è naturale che l’uomo provi il sentimento dell’invidia, ma se invidiare è dell’uomo, compiacersi del male altrui è invece del diavolo.
Senza entrare in ambito filosofico, ci sembra di grande importanza considerare questi due aspetti, una invidia benevola può anche non essere considerata un vizio, anzi può portare attraverso l’emulazione a effetti positivi. E’ l’invidia di chi ammira con sincerità, di vorrebbe avere un bene o possedere certe qualità, senza che questi vengano meno o non siano proficui a chi li possiede.
Una invidia di questo tipo non può essere considerata negativamente, anzi apporta benefici sulla vita di relazione e sui rapporti sociali.
Ben diversi sono i sentimenti che arrivano a desiderare non tanto i beni o le qualità agognati, quanto piuttosto l’impedimento o l’impossibilità di chi li possiede a poterli godere.

 

 

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