L’INFINITAMENTE PICCOLO

Un anno con Papa Francesco. Un anno di riscoperta della verità antica e sempre nuova: le cose semplici sono le più belle.

Ci ha conquistato tutti, credenti e non credenti, già dal suo affacciarsi per la prima volta dopo l’elezione a Piazza San Pietro, grazie al gesto più semplice e, per questo, meno atteso:  porgere il saluto “Buona sera”. Abbiamo subito intuito il messaggio profondo espresso da quell’esordio, messaggio che è poi divenuto il leitmotiv  del suo stile: é la normalità quotidiana la dimensione che va illuminata e resa ricca di senso lasciandovi irrompere dentro l’amore di Cristo. Mentre la vita in questa nostra epoca scorre lontanissima dall’umiltà, fra superbia, arroganza, spavalderia e arrivismo, ci siamo entusiasmati per questo nuovo corso della Chiesa, per un Papa che calza le sue scarpe consuete, che porta un crocifisso in ferro, che non abita nel palazzo pontificio, che spesso pranza insieme al personale di servizio. Più è altro da ciò che tutti cercano, denaro, carriera, potere, più ci affascina, perché svela a noi stessi ciò di cui abbiamo, in realtà, maggiore bisogno: sentirci accolti e amati come amici, senza barriere e senza distanze. Forse di tanti discorsi ufficiali, interessanti teologicamente, che negli anni i Papi hanno pronunciato, quello che tutti ricordiamo e che abbiamo nel cuore è il discorso “della luna” di Giovanni XXIII: “Si direbbe che anche la luna stasera si sia affrettata per essere presente”, ed era il giorno dell’apertura del Concilio. E continuava:”Tornando a casa stasera fate una carezza ai vostri bambini e dite -Questa è la carezza del Papa-“.

Papa Francesco sa bene che prima di ogni sottigliezza teologica, la verità da annunciare a un’umanità smarrita  come quella contemporanea è che Dio è carità e misericordia. Come Francesco di Assisi, l’infinatamente piccolo, sa che l’umiltà, lungi dall’essere una diminutio, è il punto di partenza per aprirsi alla dimensione della libertà di incontrare l’altro senza giudicarlo, senza incasellarlo nelle gerarchie del prestigio sociale.

Anche sotto un altro aspetto, che potrebbe sembrare marginale, il Papa ci ha stupito: in un tempo in cui il frastuono ci avvolge in ogni attimo delle nostre convulse giornate, chiede e riesce a ottenere da piazze gremite il silenzio per pregare. Quel silenzio nel quale dovremmo imparare a cercare noi stessi, le nostre vere e più profonde esigenze, oltre i messaggi di false felicità in cui ci lasciamo irretire dalla società di massa.

Oggi si riattualizza quanto leggiamo nel Vangelo di Marco, 6,34: Cristo “ vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose“. Anche noi da un anno abbiamo trovato un Pastore che si muove a compassione per noi e ci insegna molte cose.

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